Don Dariu Paparuni, u gnu Cicciu Napulìeddru e u su Ggiuvanni Nuci. Perché e percome degli appellativi preposti ai nomi propri di persona

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16 Commenti

  1. rita ciolino ha detto:

    bellissimo!!!!!!!!mi piacerebbe che continuaste,visto che sono una sessantenne che vive lontano. ma porto nel cuore un gran ricordo del mio paese natio…..

  2. rosario cusimano ha detto:

    meraviglioso come al solito! grandissimo Prof.

  3. Rosanna Di Garbo ha detto:

    Grande Massimo! Mi piacerebbe conoscere anche l’origine dei soprannomi…..

  4. Di Bella Lucio ha detto:

    Grande, fa bene rinfrescare i detti e fatti di un tempo del nostro amato paese

  5. Rosario Polisi ha detto:

    E’ un vero piacere leggere Castelbuono-Storie.

  6. Curatolo ha detto:

    Complimenti per la crono storia e sulla vetriera u stazzuni e la cartiera ci sono documentazioni in merito? complimenti per il lavoro svolto

  7. marco ha detto:

    Complimenti per la foto du zzu Cicchu Raimondo u curàtul’i bbacchetta

  8. Bastiano ha detto:

    Un grande u baruni Guerrieri e anche tu Massimo. Complimenti.

  9. enzo allegra ha detto:

    grazie e ancora grazie, anche se non ti conosco personalmente , caro massimo, spero di poter leggere ancora tante storie di vita vissuta come queste

  10. Elisa ha detto:

    Ciao tutti! Vedo facce conosciute qui..bravi bel sito!..:-)…Queste storie mi fanno pensare a quando vendendo in villeggiatura a Castelbuono alcuni chiedevano: a cu appartieni? per sapere da quale famiglia venissi…mi piacerebbe vedere la traduzione magari in parentesi accanto al testo in siciliano perche’ putroppo a volte e’ difficile decifrare il significato…grazie un abbraccio affettuoso…

  11. Gino Collesano ha detto:

    Ciao Massimo sei insuperabile. Complimenti!!!!! Ti ringrazio ho fatto un bagno rilassante nel passato e dai commenti non credo che sia il solo. E’ stupefacente come quanto da te rievocato suscita, almeno in me, tanto piacere. Sarà così interessante quando il nostro presente diventerà passato per le generazioni future?

  12. Sandro Morici ha detto:

    Come al solito il “pezzo” del Prof. Massimo è magistrale e ci coinvolge in tanti momenti singolari della storia del nostro Paese. In particolare la rievocazione della figura “du zzu Piddru”, come uomo autorevole ed abile affabulatore, mi riguarda personalmente. Infatti, quando la discussione con i miei migliori amici romani si fa impegnativa ed io richiedo attenzione, li ammonisco con un rigoroso e aspro: …Signori, questo ve lo dice “u zzu Piddru, u castettrabbunisi” …e loro, divertiti, si ricompongono e mi prendono la mano per baciarla!

  13. Paolo Cicero ha detto:

    Anche se detto da me potrebbe sembrare -visti i legami ormai quarantennali che(ahinoi)ci legano- “Cicero pro domo sua”, anche stavolta Massimo è istruttivo, godibile,festoso, preciso e sapiente. E poi -cosa che non guasta (credetemi sulla parola)- la lettura è pacata, scevra dal caratteristico “nirvuso” che non di rado arricchisce le nostre dialettiche verbali, soprattutto in un particolare periodo dell’anno.
    Bravo Massimo!

  14. qualunquemente ha detto:

    Grande abilità nel fare satira usando un argomento leggero e piacevole!!!
    Si vede la mano du “zzu Piddru”!

  15. Nicolo Piro ha detto:

    . . . . .fosse Gginuzzu, il giovanissimo comunista Luigi Carollo, al quale riconoscevano grandi capacità per guidare il paese ma anche per dare il giusto impulso alla crescita della causa socialista, non ancora affidata alle provvide mani di Craxi e dei suoi. La sinistra vinse quella tornata elettorale, il trentunenne Gino Carollo fu eletto sindaco e fu un buon sindaco, prima di cadere, nel secondo mandato, in una penosa imboscata tesagli dagli avversari politici. Il consiglio comunale nel corso del quale fu votata la sfiducia al sindaco Gino Carollo rimase memorabile. All’inizio della consiliatura la sinistra aveva 24 seggi e l’opposizione 6. In quel tempo, della lista vincente risultavano eletti tutti e ventiquattro i componenti per cui non era possibile la surroga. Il consigliere Lo Re, che nel frattempo si era trasferito in Francia per lavoro, tornò per quel voto decisivo e u gnu bboss, costretto da infame malattia su una siggessa, antenata della sedia a rotelle, fu trasportato a braccia fino all’aula consiliare, dove fu protagonista dell’ennesima battaglia. La sfiducia non passò grazie . . .

    Ricordo bene che sull’ imboscata tesa dagli avversari esistettero ben altre versioni, alcune delle quali moralmente basse da non richiamare per semplici ragioni di carità cristiana. Mi rendo conto della “sensibilità” del cronista nel ricordare le “gesta politiche” di Gginuzzu, trascurando artatamente quelle “morali” che nella vita vissuta ancora oggi dovrebbero assumere un ruolo preminente. L’ ho scritto in un commento postato ieri sera, essendo nella certezza che il responsabile del blog non l’ abbia censurato. E, dato che continuare a parlare e scrivere di “morale” deve continuare ad essere cosa santa e giusta, mi auguro che chiunque, dopo l’ abbuffata ciceriana, possa essere la sindac(hess)a o il sindaco di Castelbuono, proceda al ripristino di un salutare status quo ante in tema di intitolazioni ed esposizioni di effiggi negli spazi della casa comune, in ragione del fatto che di moralità se n’ è vista ben poco nei comportamenti pubblici e privati di certi astri politici locali, tali da essere consegnati come esempi di moralità alle generazioni future. Insomma dell’ operazione se ne faccia una questione di serietà e di coerenza allo scopo di evitare equivoci spiacevoli e garantire agli assenti una pace eterna in tutta serenità.

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