“Facciamo fallire l’Abbazia Sant’Anastasia”, le intercettazioni shock fra Saguto e Scimeca

Articolo tratto da MadoniePress.it a firma di Michele Ferraro

Dopo averlo coperto di debiti il giudice e l’amministrazione giudiziario studiano un truffa per evitare responsabilità civili

Suscita rabbia e segno in tutto il comprensorio madonita l’ultimo capitolo dello scandalo che da settimane travolge l’ex presidente della sezione “misure di prevenzione” del Tribunale di Palermo, Silvana Saguto. Un articolo a firma di Alessandra Zaniti, pubblicato da Repubblica, riporta una intercettazione fra la Saguto ed il prefetto Francesca Cannizzo. E’ il 7 luglio e le due sono in cerca di un ristorante nei pressi di Cefalù: “Ce ne andiamo, come si chiama, aiutami, da quello tuo, al tuo feudo”. “Ah, si, Sant’Anastasia, a Castelbuono”.

Per “suo” feudo il prefetto Cannizzo intende il famoso Resort di Francesco Lena, bene che la Saguto aveva sequestrato nel 2011 e che, nonostante l’assoluzione definitiva in sede penale dell’imprenditore Lena, risulta ancora nella piena disponibilità dell’amministrazione giudiziaria, affidata ad Alessandro Scimeca.

“Un sequestro è per sempre” titolava un mese fa Livesicilia, raccontando appunto l’assurda storia dell’imprenditore Lena, messo sotto processo con l’accusa di essere un prestanome di Bernardo Provenzano. Lena viene assolto in via definitiva perché “il fatto non sussiste”. Ma evidentemente non c’è dialogo fra le diverse sezioni del Tribunale di Palermo, d’altro canto la legge non impone l’immediato dissequestro dei beni, così un imprenditore, giudicato innocente in 3 gradi di giudizio è costretto a stare con le mani in mano ed a sopportare le angheria di una giustizia ingiusta.

Per altro, come troppo spesso accade, dopo 4 anni di amministrazione giudiziaria, il Resort che produceva vini fra i migliori in Italia, come il Litra, si trovava adesso in grande sofferenza economica. Ma della restituzione al legittimo proprietario non se ne parla ed anzi Alessandro Scimeca e Silvana Saguto, pur di mantenere il controllo bel bene, parlano di operazioni tutt’altro che cristalline al fine di scongiurare eventuali responsabilità in sede civile. “Affidare ad una società di Sant’Anastasia la stessa attività dell’albergo” suggerisce il magistrato. “Una operazione per evitare la responsabilità da codice civile” dicono chiaramente i due con tono preoccupato. Ed è proprio la Saguto a definire l’operazione come “una truffetta”: una sorta di scissione di ramo d’azienda, destinata a far fallire la società di Lena, come candidamente ammesso dalla Saguto: “Quando si fa una scissione si conferisce un credito, si possono prendere debiti pari al valore dell’azienda. Se io conferisco Sant’Anastasia che vale 100, siccome la nuova impresa risponde solo fino al valore attribuito dei debiti, se io gli attribuisco il valore dell’azienda e gli attribuiscono anche i debiti, il valore dell’azienda non esiste praticamente e quindi non risponde più dei debiti e li lasciamo tutti alla società che faremo fallire”.

L’articolo continua su MadoniePress.it

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