Gaetano Barbarotto presenta “un mare di plastica”: la forza dei colori diventano la voce Green di Cefalù per Earth Day 2023

L’Amministrazione municipale di Cefalù, il prezioso borgo siciliano sulla scogliera fra Tirreno e Madonie, ha trovato in Gaetano Barbarotto l’Artista con cui celebrare l’Earth Day 2023. Giornata d’importanza mondiale, che prese avvio mezzo secolo fa grazie all’Unesco e coinvolge oggi quasi 200 nazioni all’insegna del rispetto di ogni biodiversità, contro lo spreco delle risorse e il depauperamento del pianeta. Gaetano Barbarotto, in arte Gaba, lavora da tempo con una particolare attenzione all’ambiente: ha presentato opere sull’inquinamento delle acque e sul circolo vizioso dell’incendio boschivo. Questi dipinti, assieme alle nuove opere sul materiale riciclato, riempiranno di colore, di bellezza ma anche di veemente denuncia sociale l’Ottagono di Santa Caterina con la mostra “Un mare di plastica”.
L’evento vedrà la presenza dell’Artista con la prima esposizione pubblica di 16 nuove opere create per questa importante occasione dal respiro internazionale; i lavori (bassorilievi, dipinti, sculture) sono interamente realizzate con materiale di riciclo (plastica, cartone, legno e metalli). A questa nuova produzione si aggiungono altre 4 opere pittoriche catalogate, provenienti dalla mostra Inquinamenti e una, a sua volta catalogata, che fu realizzata per la mostra sugli incendi boschivi allestita nel 2022 alla RealCasina di caccia dei Borboni alla Ficuzza.

“Un mare di plastica” va oltre il concetto di un’arte contemporanea mirata al collezionismo o alla musealizzazione, perché cerca di farsi messaggio e comunicazione incisiva di contenuti. La produzione artistica di Gaetano Barbarotto ha, infatti, questa peculiarità: è al contempo bella nel senso più classico di equilibrio compositivo e padronanza del colore, ma anche molto diretta per raccontare attraverso le immagini quanto la scienza quotidianamente ci spiega e il senso comune intuisce. Per questi motivi l’amministrazione Comunale di Cefalù ha identificato nella mostra di Gaetano Barbarotto il mezzo più efficace per avvicinare – attraverso l’arte – ogni cittadino alla consapevolezza della fragilità dell’ecosistema Terra.

E’ l’Assessore all’ambiente, mare e pesca del Comune di Cefalù, Architetto Francesca Mancinelli, che spiegala perfetta sintonia tra il messaggio di Earth Day, la volontà dell’Amministrazione e il significato più profondo delle opere del Maestro palermitano: “La promozione della sostenibilità ambientale, la cura del territorio e la tutela degli animali costituiscono gli elementi fondamentali di una buona amministrazione, attenta all’ambiente e al futuro delle nuove generazioni, e rappresentano inoltre il risultato del quotidiano impegno per la comunità, finalizzato anche alla promozione di proficue sinergie e collaborazioni con le scuole e le varie associazioni, esempio di cittadinanza attiva e responsabile.
In questa direzione nasce Earth Day Cefalù dieci anni fa, e in questa prospettiva mi sono attivata in tutti questi anni, credendo fortemente nel valore individuale di ogni essere umano nella lotta alla salvaguardia della nostra unica Casa: la Terra. Earth Day Cefalù è la dimostrazione pratica di come si può fare rete, anche con diverse realtà territoriali, per costruire insieme un nuovo modo di fare marketing turistico, un nuovo modello di sviluppo e di promozione della città a partire non solo dalla Cultura, dalla Storia, dall’Arte e dal Cibo, ma anche dalla Natura e dallo Sport.
Earth Day Cefalù dunque si svolge in un lungo week end interamente dedicato alla Terra, dove Sport, Arte, Cultura e Natura sono i protagonisti.

In questo contesto si inserisce a pieno titolo la significativa mostra del Maestro Barbarotto nella prestigiosa sala espositiva del Municipio di Cefalù in piazza Duomo e chiamata Ottagono Santa Caterina Mare di Plastica’ è quello che ci aspetta tra qualche anno se non cambiamo rotta subito, prima chequesto folle processo di autodistruzione dell’umanità diventi irreversibile. Non possiamo più rinviare. Ciascuno di noi è chiamato a fare la sua parte, a dare il suo piccolo contributo per invertire la rotta. Adesso è il momento di agire e salvare il nostro Pianeta”.
La mostra “Un mare di plastica” sarà presentata sabato 22 aprile alle ore 19.00 in un vernissage; le opere esposte e l’estetica del Maestro saranno presentate dalla Professoressa Rosalba Gallà. Dalle sue parole bensì coglie il significato simbolico delle opere di Barbarotto, che vanno oltre la rappresentazione per diventare monito, riflessione, momento di profonda consapevolezza. “Alcune fra le opere esposte suggeriscono all’osservatore l’infinita bellezza dei coralli, con i loro ecosistemi ricchi e variegati, in cui è pienamente realizzata la possibilità di una vita simbiotica, di una coesistenza di specie diverse, animali e vegetali: i corallo diventa simbolo di un equilibrio naturale da preservare e proteggere da ogni forma di offesa ambientale. Le forme essenziali, il contrasto dei colori, in cui il rosso evoca lingue di fuoco, e in particolare uno dei materiali utilizzati, la plastica, inducono a riflettere su quanto i coralli siano a rischio e su come le dissennate scelte umane siano alla base della crisi del meraviglioso equilibrio tuttalpiù che mai oggi dovremmo guardare ai coralli come a un modello di coabitazione per tutti gli esseri chetino nella nostra grande e unica casa, la Terra. Così, nella Giornata mondiale della Terra, come in oggigiorno dell’anno, è necessario sottolineare l’impegno di tutti affinché le splendide barriere coralline convengano sostituite da orribili barriere di plastica”.

Infine sono i testi del critico d’arte e curatore, Massimiliano Reggiani, che spiegano come Gaetano Barbarotto abbia potuto trovare nella mostra un felice equilibrio tra forma, bellezza e significato: “Un mare di plastica” ha un timbro malinconico, quasi struggente nonostante la bellezza dei colori e la serenità delle forme che rappresentano l’essenza dell’arte di Barbarotto. Sono immagini che discendono dal vissuto dell’artista, dalle corse spensierate sulla battigia, dalle nuotate in apnea sul precipitare roccioso della Sicilia nelle profondità del Tirreno. Questo immaginario, che per il Maestro è identità e memoria, mantiene i colori degli abissi che avevano affascinato il pubblico davanti alle “Meraviglie del mare”. In questa personale, la voce di Barbarotto si fa espressionista, con una sensibilità introspettiva, capace di raccontare la sofferenza per qualcosa che – irrimediabilmente – sembra prossimo a scomparire. Ci sono tre profondi piani di lettura in “Un mare di plastica”: la lezione del riuso, perché ogni opera – che sia dipinto, bassorilievo scultura, prende corpo da un materiale di scarto sottraendolo all’abbandono, alla corsa selvaggia del rifiuto dalla discarica a quel poco d’incontaminato che resta della natura selvaggia. L’importanza della bellezza, come strumento della comunicazione perché attraverso il proprio fascino misterioso fatto di forme e colori, sembra poter ancora smuovere le coscienze verso il rispetto o almeno l’attenzione per una biodiversità che andiamo follemente distruggendo. La consapevolezza dell’enormità del danno che abbiamo arrecato all’ambiente e rimane il centro del messaggio annuale di Earth Day: noi crediamo divedere il mare o la bellezza del guizzo d’un pesce ma tutto è ormai falso. Noi osserviamo, respiriamo, mangiamo un mondo di microplastiche, di reagenti, di contaminanti, di depositi tossici. Osserviamo con gli occhi della mente rimanendo in realtà ciechi davanti il disastro compiuto. Se tutto appare ma è solo un ricordo, allora anche noi, apici della catena alimentare, superpredatori per cultura irrazionale, non saremo presto a nostra volta rifiuti in forma d’uomini? Sangue e idrocarburi, visceri e tossine, capaci di bellezza eppure insistentemente ignavi all’azione e traditori del futuro?”

Nota biografica dell’Artista:
Gaetano Barbarotto, in arte GABA è nato a Palermo nel 1957 e sin da piccolo ha manifestato passione per il disegno e la pittura, intraprendendone poi lo studio fino al diploma – conseguito nel 1978 – presso le Belle Arti di Palermo; negli stessi anni frequenta lo studio dell’artista Guido Quadrio (1938-2006), pittore molto attento sia allo studio della figura che alla politezza del tratto; da questa formazione di bottega il “giovane pittore” si perfeziona nello stile ed è subito chiamato per partecipare a diverse mostre e rassegne d’arte nella città di Palermo. Negli anni Ottanta Barbarotto si trasferisce a Milano e prosegue la propria affermazione artistica inserendosi nel mondo di Brera, dove conosce altri Maestri tra cui Giuseppe Migneco, Ernesto Treccani, Mario Bardi e Enzo Migneco in arte “Togo”. La frontalità dell’immagine e la pennellata sfuggente di Treccani, l’impostazione statuaria e senza essere eroica di Migneco e Bardi, la nostalgia e l’uso emozionale del colore di Togo cominciano a dialogare con la poetica e lo stile di Barbarotto; la profonda amicizia che lolega a Togo, docente di tecniche dell’incisione, gli svela i segreti della calcografia, tecnica molto adatta allasua innata capacità grafica. Impegnato fra partecipazioni a collettive e diverse rassegne personali, nel 1982 Barbarotto concorre al Premio Nazionale d’Arte Contemporanea dedicato al tema “Padre Kolbe e l’olocausto” un evento curato dal critico Albano Rossi; assieme a Barbarotto altri importanti artisti del momento: Bruno Caruso, Ernesto Treccani, Mario Tornello e Gianbecchina. L’Olocausto, nel suo dramma storico e nel valore universale di inaudita e insensata sofferenza, si impone con forza nell’atto creativo e Barbarotto si stacca dalla mera raffigurazione costruendo l’immagine “secondo le proprie impressioni, trasferendo sulla tela il sentimento che porta nell’anima” come scrisse il critico Giovanni Capuzzo. L’opera raffigurerà una “Stola rossa appesa ad un filo spinato” con un tale impatto simbolico da attirare l’attenzione del primate Glemp ed esser premiata dai critici di Varsavia. Nel 2019 torna a vivere stabilmente nella propria città natale, dove riprende frequenti contatti con molti amici artisti siciliani e compagni degli studi alle Belle Arti. Continua a partecipare a rassegne tra cui la “Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea Sacra e delle Religioni dell’Umanità – BIAS 2020” che accoglie tre sue opere alla Galleria del Loggiato di San Bartolomeo di Palermo; l’evento, presieduto dalla contessa Chiara Modica Donà dalle Rose, aveva per tema: “The time of the game, the game of the time”. Nell’estate 2021 presenta per la prima volta MERAVIGLIE DEL MARE: è a Palermo, nella Real Fonderia alla Cala, alla presenza del professor Tommaso Romano, dell’assessore alla cultura e professore all’Accademia Mario Zito e del maestro Enzo Togo. Altri dipinti di Gaetano Barbarotto sono stati esposti all’Arsenale di Venezia, sul Naviglio Grande di Milano, al Museo Beccadelli di Marineo, nella Biennale d’arte contemporanea di Ciminna, Palazzo Jung di Palermo, Museo Regionale Palazzo d’Aumale di Terrasini, Basilica Padre Kolbe di Milano, Accademia Belle Arti “ Michelangelo di Agrigento, Basilica San Sebastiano Acireale, Museo Reggia Borbonica di Ficuzza, Museo degli Angeli di Brolo, Ottagono Santa Caterina per Simposio d’arte, Museo D’Arte Moderna Palazzo Riso di Palermo, Galleria d’Arte Studio 71 di Palermo, Galleria Concept Art Brera Milano e a Ottagono Santa Caterina di Cefalù.

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