I democratici per Castelbuono che si dichiarano di sinistra e s’abbùccano a destra

(Di Massimo Genchi) – Più e più volte il sinistrorso sindaco Cicero ha ribadito convintamente che la compagine politica che lo appoggia – I democratici per Castelbuono –  è una lista civica di sinistra. Lo ha affermato con tono greve e deciso, per esempio, rispondendo alle domande (che mostrava di conoscere benissimo) rivoltegli in campagna elettorale in occasione della “tripla secca”, il confronto indiretto fra i tre candidati.

Un movimento, quello che sostiene Cicero, badate bene, non di centro-sinistra, ma di sinistra-sinistra! Sinistra in purezza – per usare l’ormai universale lessico del vino – quindi senza annacquamenti di sorta.

Ora, io capisco che tutto è relativo, capisco pure che il tradizionale concetto di sinistra è diventato via via sempre più obsoleto, sfuggente, vago, forse scomparso, ridotto a pura astrazione, ma ciò a cui si è assistito nel corso di questa campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento regionale e nazionale desta non poco raccapriccio, specialmente perché riferibile ad un gruppo politico la cui collocazione geografica – alla sinistra del Padre –  nel Consiglio cittadino, sembrava inequivocabile. E invece, si è assistito a cadute di veli, di paradigmi, di postulati. Ma, si sa, in politica niente è per sempre.

Ma vediamoli questi movimenti, anzi le turbolenze, iniziando per ossequio istituzionale, dal Presidente Piscitello, sempre in tiro quando si tratta di campagne elettorali e fedelissimo di Cicero, anche nella condivisione degli ideali rivoluzionari. Piscitello, fin da subito, ha dichiarato pubblicamente il suo appoggio incondizionato non esattamente al Partito Comunista dei Lavoratori ma a Forza Italia e, segnatamente, a Tamajo. Ma ciò al Presidente deve essere sembrata una determinazione politica coerente, dato che guardando gli emicicli dalla parte del pubblico quelli di Forza Italia sono seduti a sinistra.

Sulla stessa lunghezza d’onda del Presidente è la Capogruppo Sapuppo la quale in Consiglio da “addentrata nella politica comunale” ormai si muove, argomenta e parla come Nilde Jotti. E dal momento che  – ha scritto – “a livello nazionale non mi pronuncio che è meglio”, ha voluto volgere “il pensiero alla politica regionale” (il perché è chiaro) e, in accordo di fase col Lider Maximo Piscitello, anch’ella ha espresso pubblicamente appoggio pieno e deliberato a Forza Italia e a Tamajo e quindi a forze e uomini dell’ortodossia marxista. Lo ribadiamo per una forma di rispetto verso la rivendicata connotazione di sinistra-sinistra della formazione che sostiene il sindaco Cicero.

A tenere alto il pride della sinistra-sinistra non sono soltanto le due cariche più importanti del Consiglio Comunale di Castelbuono. Anche il resto del Gruppo di maggioranza in Consiglio, pur nella variabilità strutturale e dialettica del pensiero rivoluzionario, risulta saldamente ancorato a posizioni comunque riconducibili alla via illuminata dal Sol dell’Avvenir, oggi più che mai incarnato da Micciché e da Schifani. E quindi abbiamo avuto modo di notare manifestazioni di appoggio all’ex deputato PD Vitrano, ora candidato con Forza Italia (unn’è luntanu u çiumi dû ponti), alla candidata DC Albano, che non è la sorella del cantante bensì del direttore sanitario dell’Ospedale Giglio di Cefalù, ad altri candidati del Centrodestra, o addirittura a due o tre candidati di liste diverse contemporaneamente. Tanto, chi cci fa? Cu si nn’adduna?

Passando dal Consiglio all’Amministrazione, l’Assessore ai pipistrelli, che ama autodefinirsi moderato (senza specificare in che cosa, però), ma sempre rimanendo collocato nell’estrema sinistra, non poteva che offrire il proprio appoggio disinteressato a un altro moderato storico, il madonita (questa sì che è bella!) onorevole Miccichè, caposaldo dell’ala stalinista di Forza Italia.

L’Assessore ai pipistrelli ha mostrato di essere abbondantemente di casa nella villa di Sant’Ambrogio dell’on. Micciché tant’è che l’onorevole si è messo comodamente con i piedi stinnicchiati sul tavolo del salotto, non ricordo se si è tolto pure le scarpe, fugando così ogni dubbio sul fatto che si potesse trattare di un incontro istituzionale. Nella foto di rito che immortala l’assortita fazzulittata d’amici e che ha fatto il giro dei social, è stata correttamente rilevata l’assenza quasi ingiustificata del sindaco Cicero. Ma, ci chiediamo, il sindaco c’era o non c’era? Una volta chiesero a Ciccio Ingrassia se lui riteneva vera la storia dell’incontro e del bacio fra Andreotti e i cugini Salvo. Il grande comico rispose da par suo: “io non so se si sono incontrati, ma se si sono incontrati, si sono baciati. Certo”! Riconiando la battuta di Ciccio Ingrassia verrebbe da dire:“Noi non sappiamo se il sindaco era nel salotto di casa Micciché ma se c’era quella foto l’ha scattata lui. Certo”! Anche perché il nostro è un sindaco operaio.

Certo, per l’infaticabile sindaco Cicero quella appena conclusa è stata una campagna elettorale molto faticosa. Ma alla fine è riuscito a rendere compatibili istanze provenienti da parti politiche le più disparate anche se si è dovuto letteralmente fare in quattro. Superando anche chi riuscì a essere a malapena Uno e Trino.

Come si usava nel grande partito comunista, o forse come usava fare Berlinguer, è salito sul palco della Democrazia Cristiana con austero aplomb e con l’inconfondibile Look per presentare il candidato Pantò, chiedendo al pubblico di votarlo. Ma, attenzione, solo a quelli che votano per la DC. Ci mancherebbe. Essendosi ritrovato a suo agio nel ruolo di bravo presentatore, ritenendo che avrebbe potuto fare di meglio, di più e infondere alquanta simpatia anche presso quegli elettori letteralmente pazzi di Cateno, non ha esitato a introdurre anche il comizio dell’amico La Vardera candidato con De Luca. Non sappiamo se ha chiesto anche il voto per l’amico La Vardera ma avendolo fatto per l’amico Pantò non penso sarà stato così scortese da creare disparità. Conoscendolo, non è suo costume. Ma anche per La Vardera deve essersi rivolto esclusivamente a coloro che avevano intenzione di votare per De Luca. Ci mancherebbe altro. Ora, dal momento che l’appetito vien mangiando, non poteva certo sottrarsi al cordiale invito a presenziare a una cena elettorale organizzata da amici a sostegno di un candidato non propriamente di sinistra. Come si usava nel grande partito comunista e come certamente avrà visto fare svariate volte a Berlinguer.

Alla luce di quanto precede, appare chiaro che per il sindaco Cicero il piano B, alternativo alla rivoluzione, è stato quello di giocare a più tavoli, cercando di tenere un piede in più scarpe. Quattro scarpe. Per la quarta, quella più scomoda, l’endorsement, per interposta persona si capisce, potrebbe essere partito da quegli sfegatati supporters dei Democratici che non fanno misteri delle loro simpatie per Fratelli d’Italia. Alla luce del sole è stato, invece, l’augurio di buon parto e “speriamo che sia femmina” (una volta si diceva nuttata persa e figlia fìmmina), formulato dalla neo Direttoressa del Centropolis, nonché candidata nella lista di sinistra-sinistra che ha sostenuto il sindaco alle elezioni. Il resto dei democratici per Castelbuono – uno e uno solo – è rimasto a presidiare un infruttuoso poderello lungo appena cento passi: poco meno di menzu tùmminu di tirrenu, in maniera tale da potere avere sempre la foglia di fico a disposizione. Se, però, al sindaco Cicero le quattro scarpe dovessero calzare tutte strette, alla fin fine perché no? ci potrebbe essere sempre la casa grande del PD aperta ad ospitarlo. Se no perché sono compagni? Per niente?

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