I manifesti in vista delle regionali rivelano la sostanza della nostra politica
La politica brutta
Ma quanto sono brutti i manifesti elettorali che vediamo per strada in vista delle regionali. E rivelano la sostanza della nostra politica.
La politica brutta è la fede disperata di un vecchio mondo che si ripresenta, dopo mille sconquassi, in effigie cartellonistica agli elettori babbei. Sperando che abbiano dimenticato. Si specchia nei dieci, cento, mille manifesti che esibiscono il potere miracolistico di rendere ancora più oscene le nostre strade. Caro aspirante onorevole, chiunque tu sia, come ti è saltato in mente? Chi ti ha cesellato per reclame quel viso delicato, sormontato da una boccuccia di rosa che avrebbe reso invidiosissimo l’omino di burro di Collodi? Non ti somiglia per niente. Chiunque ti incontri per la via, dal vivo, penserà che tu sia il gemello grasso di un candidato, il fratello tenuto in cantina per anni, pur di non turbare l’immagine del congiunto. Celebre concorrente alla carica dei privilegi, cosa hai bevuto prima di consegnarti all’immagine che campeggia ovunque?
Come mai appari tale e quale il figlio di tuo figlio? Un dodicenne, un giovanotto in calzoncini corti, talmente innocente che l’aureola, accompagnata da una corale di cherubini-portaborse, se non dipinta è suggerita dal resto. Dallo sguardo comprensivo-amichevole, dal profilo scamiciato, ché siamo in crisi e perfino le giacche costano. Dalla solidarietà che la figura senza giacca offre ai più umili. Compagni (di destra e di sinistra) dai campi e dalle officine, sono con voi, con gli ultimi della classe. Anzi, mi correggo: sarò con voi fino all’auspicabile elezione. Sapete, ho lasciato il vestito buono appeso all’attaccapanni di Palazzo dei Normanni. Mi date il permesso? Con vostra licenza, potrei andare a riprenderlo? E vai con il sorriso.
Già il sorriso. E’ un allargamento benevolo di denti che disegna un sereno fumetto: tutto a posto. Di più, un tuttapposto alla sicula, di quegli smottamenti gergali che non si capisce quante parole contenga, eppure che bell’effetto che fa. Così all’automobilista ingorgato nel caos, sfiancato dalle proteste della Gesip, viene ogni tanto voglia di prendersi una rivalsa contro i giganteschi uccelli del buon augurio.
Magari, si potrebbe abbassare il finestrino in faccia al faccione di turno e sibilare con rancore: “Tuttapposto a minchia!”, alla Sperandeo.
Il faccione non perderà il sorridente aplomb faccionesco. Però vuoi mettere la soddisfazione.
Perché ridere? Di che? E’ vero, esistono corpose variazioni sul tema. C’è il sorriso aperto, senza tracce di colpa. C’è il sorriso vagamente accennato, tipico delle donne un po’ civettuole e un po’ contegnose, desiderose di scoprirsi senza tradirsi. C’è il sorriso che non si vede, che non è della bocca, perché appartiene agli occhi. C’è il sorriso ovunque. Sperandeo dove sei? La brutta politica è circondata da misere visioni, da stracci e da residui di scaffale. Se un uomo non ha gusto, se sceglie di violentarsi offrendo ai sudditi in transito un riflesso talmente grossolano e impreciso di sé – mentendo perfino su se stesso – cosa accadrà quando a quello stesso uomo apporremo l’aggettivo “politico”? E siamo nella zona delle deviazioni soprattutto maschili, perché la vanità non è femmina.
La mancanza di armonia che è la prima causa della bruttezza governa il motore di ogni azione pubblica, non solo di decisioni private. Il brutto, nel significato proprio di persona che non ha la minima idea del bello, può sbagliare a tinteggiare le pareti di casa sua, prendere in sposa la moglie che mai avrebbe dovuto impalmare, infilare il gatto nella lavatrice, percorrere l’autostrada contromano. E dire che è tutto giusto.
I suoi errori – gli strafalcioni del bugiardo che si propone diverso da sé – sono la conseguenza dell’assenza di discernimento che, invece, appartiene a chi coltivi il senso della bellezza, dentro di sé, con il logico strumento dell’onestà. E si è belli con la maschera da Elephant Man. E si è orrendi con la boccuccia di rosa da omino di burro. Quando la disarmonia si trasferisce nei piani alti del potere, per assumere il volto dell’istituzione, il disastro è completo. Una confusione organizzata ammazza la saggezza. Oltretutto, l’uomo politico brutto ha il vizio incorporato di ritenere molto importante il suo utile, non conoscendo la virtù suprema, assume la rapacità come rotta della sua navigazione.
E allora non c’è altro da spiegare. Brutti i politici. Bruttissima la politica che prende in giro i clienti a cominciare dalla sua faccia. E sventurata la terra che ospita questi padroni della vigna, con i rispettivi truccatori.
(sicilialive.it – Roberto Puglisi)
La parola d’ordine dei politici regionali in questo periodo è una sola: rivoluzione!!!
la rivoluzione è cominciata..
il partito della rivoluzione..
C’è da restare basiti!! Secondo loro rivoluzione vuol dire “rivoluzionare” il logo: metti un pò di azzurro li, un pò di verde qua… perfetto, siamo un partito rivoluzionario!
E’ incredibile. Come si può parlare di rivoluzione se Crocetta guida il PD che fino a 10 giorni fa era in combutta con Lombardo. O Miccichè, Cracolici, Scoma che sono in politica da un ventennio e più.
Ci vorrebbe davvero la rivoluzione. Sarebbero i primi a fare la fine del Re Sole!!
Bellissimo articolo! Veramente complimenti! Rispecchia in toto un costume che andrebbe eliminato! Un solo appunto! I Siciliani, come gli Italiani in genere, purtroppo hanno memoria corta e tendono a perpetrare sempre gli stessi errori! E temo che il 28 ottobre non cambierà nulla! Perché i siciliani sono restii (o quantomeno recepiscono le cose con un leggero ritardo!) a qualsiasi forma di evoluzione che si presenti di fronte ai loro occhi! Ma io spero che una volta tanto avvenga il miracolo!!! Ai posteri l’ardua sentenza!
I siciliani non sono affatto restii e non hanno nemmeno la memoria corta.
Evidentemente lei non è a conoscenza dei risultati delle elezioni in Sicilia (non solo regionali) negli ultimi cinquant’anni.
Sarò pessimista, ma alle prossime elezioni regionali di ottobre non cambierà niente nella Sicilia clientelare.
Anche se sarei molto felice di essere smentito dai fatti.
Cmq, vedremo.
In Sicilia le persone ragionano in modo razionale. Ogni volta che ci sono le elezioni, soprattutto quelle regionali, ognuno cerca di capire quale può essere il suo ritorno personale e quello della propria famiglia. Tanti sanno che le promesse dei politici sono solo chiacchiere, tuttavia di fronte a una promessa e a un avvicinamento ad un politico di spessore, che nel periodo elettorale avviene con molta facilità, il voto viene dato in base alla probabilità del politico di farcela. Se ce la fa, la speranza di ottenere qualcosa cresce. Questo modo di ragionare spiega come mai le novità hanno poco elettorato e perchè il voto si concentra sempre su chi già è dentro il sistema. Tutto questo avviene perchè il settore pubblico in Sicilia è quasi esclusivo, mentre quel poco di economia privata spesso si aggancia ai politici per andare avanti e risolvere i problemi che di volta in volta si presentano. E’ un sistema malato dove le colpe non sono dei cittadini ma di una brutta politica regionale e ancor più nazionale che non si è mai interessata ai problemi del meridione o peggio li ha mantenuti per controllare milioni di voti che da sempre hanno rappresentato l’ago della bilancia nello scenario nazionale. Insomma, stando così le cose, nulla cambierà.
ma quanto ancora può durare? alcuni pensano che, siccome è durato finora, continuerà ad aeternum.
alla fine la sicilia è andata avanti a sussidi per lo meno negli ultimi 40 anni circa. ed al momento della possibilità di un crack i “descasmisados” di peroniana memoria sono pronti a mobilitarsi, a gettare città nel caos e premere affinchè ora il sindaco di palermo ora il presidente della regione vadano a roma con il cappello in mano a chiedere i soldi per tirare avanti con la gesip, o gli articolosti o gli lsu o i pip o chi diavolo volete.
io penso che l’assunto “poichè è durato finora, continuerà” sia errato.
una mattina, all’improvviso, saranno finiti veramente i soldi per sostenere questo circuito vizioso voto-sussidio-scipero-sussidio-voto e così via.
quando? entro pochi anni. e poi? poi generazioni disabituate al lavoro dovranno trovarsi un reddito in qualche modo, lecito o illecito.
il risultato è che l’ingovernabilità latente ma non troppo esploderà.
i giovani scapperanno via.
se avete visto un documentario su gaza…ecco quello è uno scenario economico plausibile nei prossimi decenni