I sindaci si mobilitano per il centro nascite. Un documento è stato elaborato dopo la riunione di oggi. Venerdì tutti a Palermo

La conferenza dei sindaci del distretto 33 allargata alla partecipazione dei Presidenti del Consigli comunali e dai capigruppo consiliari, convocata dal sindaco di Cefalù e riunitasi questa mattina presso il Castello Bordonaro, ha sottoscritto un documento comune da consegnare al Presidente della Regione e all’Assessore alla salute e ha indetto una manifestazione di protesta civile contro la chiusura del Centro nascita di Cefalù che si terrà Venerdi 6 marzo alle ore 10,30 a Palermo davanti alla sede della Presidenza della Regione Siciliana. All’iniziativa prenderanno parte i sindaci dei comuni interessati e sono stati invitati tutti i consiglieri comunali e i cittadini. Per l’occasione il Comune di Cefalù metterà a disposizione gratuitamente un pulman. Le adesioni possono essere comunicate al tel.0921.924113 domani dalle ore 10.00 alle ore 14.00 e dalle ore 15.00 alle ore 18.00 e giovedì dalle ore 10.00 alle ore 14.00. Invito i cittadini a partecipare.

Il documento dei sindaci. La conferenza dei sindaci del Distretto socio – sanitario 33, riunita alla presenza dei presidenti dei consigli comunali e dei capigruppo consiliari, preso atto delle notizie diffuse a mezzo stampa dall’Assessore alla Salute della Regione Siciliana, che, nei giorni scorsi, ha reso noto di aver firmato i decreti per la chiusura di alcuni punti nascita, fra cui quello in essere presso l’Ospedale Giglio di Cefalù;
pur nella incertezza legata alla effettiva emissione di siffatto provvedimento, del quale, alla data odierna, non vi è riscontro sul sito istituzionale dell’Assessorato, non possono che esprimere un giudizio fortemente negativo, rispetto a scelte che, più che ad una razionale ed efficiente programmazione della sanità, sembrano oggi ispirarsi alla emotività correlata a recenti, tristi, fatti di cronaca ed alle polemiche seguite in ambito politico regionale e nazionale;
La imprescindibile esigenza di standard di sicurezza in ambito sanitario, specie nei reparti di neonatologia, non può risolversi nell’applicazione di rigidi criteri numerici che, disconoscendo gli alti livelli qualitativi offerti di un punto nascita come quello di Cefalù, finiscono con il mortificare il diritto di un territorio di mantenere viva la propria identità e minacciano la sicurezza dei nascituri, per via dei lungi tragitti, attraversi strade impervie, cui le partorienti saranno costrette per raggiungere nosocomi assai più distanti;
Invero, i motivi che, nel 2011, furono addotti per escludere Cefalù dalla rete dei punti nascita della Regione Siciliana appaiono oggi superati, in quanto, proprio il Governo regionale, ha dichiarato conclusa, con esito negativo, la sperimentazione gestionale che affidava all’ospedale una mission oncologica, e, archiviata la Fondazione con partner privato HSR Giglio, si è recentemente costituita la nuova Fondazione Istituto Giuseppe Giglio, i cui partner sono tutti soggetti di diritto pubblico.
Il nuovo assetto rende, di fatto, non attuale il decreto dell’Assessorato regionale della Salute del 2 dicembre 2011, e logicamente presuppone che alla nuova Fondazione, cui partecipano Aziende ospedaliere di grande rilievo, come Civico Benfratelli e Villa Sofia – Cervello, venga data l’opportunità di riorganizzare un servizio che, negli ultimi anni ha subito le incertezze e la visione a corto raggio di una gestione commissariale, e che anche per tale motivo non ha espresso le potenzialità che possono agevolmente consentire il superamento dei 500 parti l’anno;
Per quanto sopra, i Sindaci del Distretto socio – sanitario n. 33, interpretando la forte richiesta che si leva dal Territorio, chiedono al Presidente della Regione ed all’Assessore regionale alla Sanità di sospendere, ove già emanato, il provvedimento di chiusura del punto nascita presso l’Ospedale di Cefalù;
Si riservano, ove ciò non fosse, di mettere in atto tutte le iniziative tese al raggiungimento del risultato, sia in ambito giudiziario che politico, ma anche partecipando attivamente alle forme di protesta civile che già si levano da un Territorio che non può passivamente accettare la privazione di servizi essenziali che equivale alla privazione della identità stessa.  

Fonte: www.cefalunews.net

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