IL CINE-TEATRO LE FONTANELLE

IL CINE-TEATRO LE FONTANELLE

 

Nel 2007, in occasione del primo veglione estivo in piazza Castello, per conferire un significato simbolico a quella manifestazione e caricarla di ulteriori auspici, una parte della maschera del Gruppo 2001 prevedeva un dialogo a distanza che si sarebbe dovuto svolgere fra il palcoscenico e le finestre poste in corrispondenza della gradinata delle Fontanelle. Ciò perché poco tempo prima era stato presentato il progetto di recupero e riadattamento del Teatro, che rinfocolava il vecchio desiderio di molti di potere ritornare a calcare il palcoscenico di quel glorioso sito. La scena, così come fu pensata, non si poté realizzare perché la gradinata non è più raggiungibile dall’interno e il nostro desiderio di ritornare “a casa”, anche solo per pochi minuti rimase inappagato. Anche per il nutrito gruppo di giovani leve, che con il loro spassionato e appassionato impegno perpetuano la secolare tradizione della maschera, questo luogo perennemente chiuso costituisce la scatola dei sogni, lo scrigno di fiabesche vicende di cui non possono godere se non attraverso sbiaditi racconti ai quali, comunque, ciascuno di loro, si abbevera con piacere insaziabile. L’odierna puntata, scritta attingendo materiali dal sito web del Gruppo 2001 (www.gruppo2001.it), è perciò dedicata a tutti i giovani amanti della maschera che non hanno avuto la fortuna di conoscere le Fontanelle affinché, in qualche modo, sappiano.

 

L’itinerario che portò dal Teatro Comunale al Cine Teatro Le Fontanelle si snodò attraverso una serie di passaggi tortuosi e una sovrapposizione di progetti che inizialmente, almeno nei propositi, dovevano mantenere parte della preesistente struttura ma alla fine la stravolsero del tutto. Un po’ come è avvenuto di recente con la ricostruzione del Municipio dove all’idea originaria di un ritorno, almeno nei richiami, al vecchio Palazzo Municipale ha fatto seguito la realizzazione di un edificio, sicuramente interessante, ma privo dei preannunciati riferimenti.

 

All’indomani della chiusura del Teatro Comunale, dovendosi predisporre il progetto di ammodernamento, che prevedeva anche un intervento strutturale, l’Amministrazione comunale e il vecchio gestore Natale Lanza stipulavano una convenzione in base alla quale il Comune rinnovava a questa ditta l’affidamento del Teatro per un congruo numero di anni e quest’ultima si sarebbe fatta carico delle spese di progettazione e di esecuzione dei lavori.

 

La necessità di un immediato e consistente intervento strutturale sul vetusto Teatro era solo uno dei motivi che ne avevano determinato la chiusura. Un altro era certamente quello di dare risposte concrete alla crescente richiesta di un sito con maggiore capienza associato alla tendenza, molto viva e diffusa in quegli anni, di una adesione incondizionata al nuovo. Nel nostro caso fu veramente grande il desiderio, poi verificatosi, di radere al suolo quel vecchiume, quel ricettacolo di pulci e di topi, per sostituirlo con un mirabolante parallelepipedo di cemento chiuso da un modernissimo, ma non ancora pericoloso e tristemente noto, strato di ondulina di amianto (foto 1).

 

foto 1

foto 1

 

Il progetto di trasformazione approntato dal vecchio gestore Natale Lanza venne ben presto redatto e approvato. Le novità rispetto al vecchio Teatro erano tante e sostanziali. Innanzitutto era prevista la demolizione dei palchi, la costruzione della cabina di proiezione sopra il foyer e l’ampliamento della sala alle dimensioni nette di metri 24 per 14 che avrebbe portato (è assai difficile da immaginare) la capienza a 550 posti a sedere. Ciò si sarebbe ottenuto ridimensionando il foyer e aumentando la larghezza dell’edificio a valle di piazza Castello (foto 2).

 

foto 2 pianta delle Fontanelle nel primo progetto di restauro

foto 2 pianta delle Fontanelle nel primo progetto di restauro

Questo progetto, che impoveriva l’antica dignità del sito, ne manteneva, tuttavia, alcune significative caratteristiche. L’ingresso era previsto ancora nel cortile, il palcoscenico manteneva la sua vecchia posizione, con due ingressi dalla sala (foto 3), i camerini a sinistra del boccascena e il retropalco, nella parte opposta, con la porta di servizio prospettante sulla scalinata del castello.

 

foto 3 prospetto del palcoscenico nel primo progetto di restauro

foto 3 prospetto del palcoscenico nel primo progetto di restauro

Rimanevano altresì invariate l’altezza del prospetto (foto 4-5), la tipologia a due falde del tetto e la copertura con tegole. Le uscite di sicurezza erano cinque, tre verso la piazza e due sul lato opposto, verso la campagna. Il soffitto era stato previsto in populit, un miscuglio costituito di fibre di pioppo rese incombustibili. L’acustica sarebbe stata ottimizzata sia grazie alle proprietà di isolante termoacustico del populit ma soprattutto – così ritenevano i progettisti – con l’abbattimento dei palchetti, certamente in ossequio a oscure leggi della fisica ancora tutte da scoprire.

 

foto 4 prospetto principale delle Fontanelle nel primo progetto di restauro

foto 4 prospetto principale delle Fontanelle nel primo progetto di restauro

 

foto 5 sezione sud nord del primo progetto  di restauro

foto 5 sezione sud nord del primo progetto di restauro

 

Quando tutto era pronto per l’inizio dei lavori, con il vecchio edificio già demolito (foto 6), “all’atto dell’esecuzione si è dovuto abbandonare il vecchio progetto e si è pensato di curarne l’esecuzione diversamente” (relazione tecnica, 11 luglio 1953). Al vecchio gestore subentra una nuova cordata, la società A.R.P.A. (Arte, Rappresentazioni, Proiezioni, Attrazioni), che si farà carico di un progetto più ambizioso. L’opera sarà realizzata a spese di questa società che gestirà il nuovo Cine-Teatro per trent’anni. Il Comune si sarebbe riservato l’utilizzo dei locali per un certo numero di giorni all’anno, compresi quelli di carnevale o per organizzare particolari manifestazioni.

 

foto 6 Da questa immagine scattata il 30 maggio 1953, si deduce che il vecchio teatro è in via di demolizione

foto 6 Da questa immagine scattata il 30 maggio 1953, si deduce che il vecchio teatro è in via di demolizione

 

Il nuovo progetto fu subito presentato e nella relazione che lo correda (20 novembre 1953) si può leggere: “In sede esecutiva, per una migliore funzionalità della sala, per una sistemazione più efficiente e per essere aderenti alle norme si è appalesata la inderogabile necessità di apportare delle sostanziali varianti al vecchio progetto Lanza”. Confrontando le date delle due relazioni tecniche con quella del 21 marzo 1954, giorno della gettata della gradinata (foto 7-9), non può non saltare all’occhio la velocità supersonica con cui si agì. La “politica del fare” di recente coniazione, al confronto, francamente fa ridere.

 

foto 7

foto 7

foto 8 gettata gradinata cine teatro 21 marzo 1954031

foto 8 gettata gradinata cine teatro 21 marzo 1954031

foto 9 (gent. conc. centropolis)

foto 9 (gent. conc. centropolis)

 

Ritorniamo, però, alle “sostanziali varianti”. La prima riguarda l’inversione della pianta della sala (foto 10) e la conseguente costruzione del palcoscenico nella zona del vecchio ingresso e del foyer, che si rese necessaria per l’impossibilità di potere costruire la cabina di proiezione nel versante nord, ma anche “perché in questo modo può ricavarsi un ingresso con foyer più adeguato”.

 

foto 10 pianta delle Fontanelle nel progetto definitivo

foto 10 pianta delle Fontanelle nel progetto definitivo

 

Ora, è vero che l’ingresso dal cortiletto avrebbe ridotto la pomposità dell’opera che si stava apprestando ma la nuova entrata, ricavata nel posto più infelice, ha sfregiato la rampa di accesso al Castello dal momento che, inizialmente, per raggiungere l’entrata principale si rese necessario costruire un corridoio esterno (foto 11-12), sacrificando una striscia di scalinata, nel senso della lunghezza e, più tardi, nel 1972-73, l’attuale tunnel sotto la scalinata (foto 13).

 

foto 11 particolare dell'ingresso

foto 11 particolare dell’ingresso

 

foto 12 in questa rara foto del marti a sant'Anna della classe 1940 si intravede l'ingresso dellla galleria

foto 12 in questa rara foto del marti a sant’Anna della classe 1940 si intravede l’ingresso della galleria

 

foto 13 il tunnel in costruzione

foto 13 il tunnel in costruzione

 

Nel vecchio Teatro comunale il piano di calpestio, che si trovava a metà fra quello del cortiletto e quello di piazza Castello, faceva sì che l’edificio, grazie anche alla sua modesta altezza, non interferisse in maniera significativa con il prospetto del Castello. L’armonioso e secolare equilibrio fra i due edifici fu spezzato portando il piano di calpestio alla quota della piazza e – di conseguenza – aumentando l’altezza di almeno due metri (foto 14), anche per potere contenere la gradinata. Tutto ciò, associato all’incremento delle dimensioni della base, ha determinato un non trascurabile aumento volumetrico dell’edificio. La soluzione, si potrebbe dire finale, della copertura con l’ondulina di amianto, infine, ha reso ancora più stridente la presenza di quello che esternamente sembra un capannone della Breda di Sesto San Giovanni accanto all’antico maniero dei Ventimiglia.

 

foto 14 particolare del prospetto sud-nord che ne evidenzia l'incremento in altezza

foto 14 particolare del prospetto sud-nord che ne evidenzia l’incremento in altezza

 

Pur essendo stata ampliata sia in larghezza sia, soprattutto, in lunghezza (rispetto al Teatro Comunale il prospetto nord è stato spostato di almeno tre metri verso il Castello) la sala non avrebbe mai potuto contenere i previsti 550 posti a sedere. Per raggiungere questo numero si rese necessaria la costruzione della gradinata, capace di 176 posti a sedere, realizzata sopra il foyer (foto 15-18). La gradinata, ampia ed ariosa, usciva a sbalzo per circa 4 metri sulla sala e si raggiungeva dal foyer mediante due rampe di scale che costeggiavano i lati ovest e nord del prospetto.

 

foto 15 sezione sud nord del progetto definitivo

foto 15 sezione sud nord del progetto definitivo

 

foto 16 pianta della gradinata

foto 16 pianta della gradinata

 

foto 17 particolare della gradinata

foto 17 particolare della gradinata

 

foto 18 pianta dei posti a sedere della sala

foto 18 pianta dei posti a sedere della sala

 

 

Il palcoscenico, ampio ma con molte superfici non utilizzabili, fu costruito nella zona del vecchio foyer. A esso si accedeva da una porticina, ricavata nel muro del proscenio, superata la quale si saliva nel retropalco (foto 19). I camerini, a dire il vero tre stanzini di appena quattro metri quadrati ciascuno, erano situati nel sottopalco. La divisione di questo era quanto mai infelice perché, dopo avervi ricavato camerini e bagni, entrambi angusti, era stata lasciata un’ampia superficie di fatto inutilizzabile. Ai camerini si poteva accedere dal retropalco e, talvolta, da una porta di servizio che prospettava nel cortiletto. La stessa che, per due secoli, fu l’ingresso principale del Teatro comunale di Castelbuono.

 

foto 19 pianata del palcoscenico e del retropalco

foto 19 pianata del palcoscenico e del retropalco

 

C’è un particolare inedito che qui vale la pena svelare. Nel progetto era previsto, ma – chissà perché – non fu realizzato, un terrazzo en plein air nello spiazzo compreso fra Le Fontanelle e il Castello da adibire a bar (foto 20-21). Si pensava, infatti, di poterlo utilizzare soprattutto durante la bella stagione per tenervi piccoli spettacoli e piano bar. Se non si fosse sicuri dell’autenticità dei documenti, più che una idea partorita negli anni cinquanta sembrerebbe a tutta prima una trovata della precedente amministrazione, visto che proprio in quel punto, pochi anni or sono, vi organizzarono la cena conclusiva di un convegno di urologi ma anche una cena di beneficenza in occasione del concerto “della nota cantante jazz” Katia Ricciarelli.

 

foto 20 pianta della zona esterna alle Fontanelle che doveva essere adibita a bar

foto 20 pianta della zona esterna alle Fontanelle che doveva essere adibita a bar

foto 21 prospetto sud nord che evidenzia la galleria e il terrazzo esterno

foto 21 prospetto sud nord che evidenzia la galleria e il terrazzo esterno

 

 

Il Cine Teatro Le Fontanelle, finalmente, fu inaugurato la mattina del 19 marzo 1955 (foto 22). Dopo diversi anni Castelbuono ebbe di nuovo un suo spazio scenico dove si esibirono diversi cantanti e tante compagnie teatrali.

foto 22 Inaugurazione delle Fontanelle. Al centro il sindaco Gino Carollo e Vincenzo Minà, uno dei gestori

foto 22 Inaugurazione delle Fontanelle. Al centro il sindaco Gino Carollo e Vincenzo Minà, uno dei gestori

 

Fra queste la Compagnia Città di Roma, che mise in scena l’operetta Cin Ci La e la Compagnia di teatro brillante di Dante Maggio, fra i cantanti un giovanissimo quanto sconosciuto Johnny Dorelli e il già celebre Giacomo Rondinella (foto 23). La grande popolarità di Rondinella (una specie di Gigi D’Alessio di quell’epoca) indusse gli organizzatori a ritoccare oltremodo il prezzo del biglietto per quella serata d’eccezione. Si racconta che non poche persone che non potevano permettersi il biglietto d’entrata, pur di assistere all’evento, preferirono vendere alcune galline del pollaio di casa. Segno di quei tempi.

 

foto 23 Giacomo Rondinella e il sindaco Gino Carollo (gent. conc. centropolis)

foto 23 Giacomo Rondinella e il sindaco Gino Carollo (gent. conc. centropolis)

 

Con il nuovo teatro, il veglione di carnevale ebbe un impulso straordinario al punto che diverse edizioni, come era consuetudine negli anni trenta, furono organizzate in sei serate (sabato e domenica prima di carnevale, giovedì grasso, sabato, domenica e martedì) le quali, fra rappresentazioni mascherate, innumerevoli balli, elezioni di reginette e di miss, si prolungavano fino all’alba.

 

In quel periodo aumentò il numero di gruppi mascherati e con essi gli spettatori dei quali soltanto uno su tre, in media, riusciva ad assicurarsi un posto a sedere (foto 24). In molti ricordano, nei primi anni ’70, la fila al botteghino che si snodava almeno per tutta la lunghezza del tunnel e le pareti della sala grondanti di condensa. Per avere un’idea sia pur vaga della densità di pubblico si rifletta sul fatto che, non di rado, per attraversare la sala e raggiungere la porta del sottopalco erano necessari anche dieci minuti. Nella mente di molti di noi riecheggiano gli accorati appelli del grande Cesare, l’ultima sera del veglione 1973, al pubblico della traboccante gradinata affinché una parte di esso si spostasse in sala per alleggerirla.

 

foto 24 il pubblico delle Fontanelle, carnevale 1973

foto 24 il pubblico delle Fontanelle, carnevale 1973

 

L’ultimo anno in cui si registrò un gran numero di rappresentazioni mascherate e di spettatori fu il 1981. A partire dall’anno seguente, il veglione alle Fontanelle imboccò il viale del tramonto lungo il quale si trascinò stancamente fino al 1984 (foto 25). Quell’anno, arrivata a scadenza la trentennale convenzione, la società A.R.P.A consegnò i locali al Comune ma, a seguito di sopralluoghi e verifiche tecniche, ci si accorse che essi non erano più agibili e vennero perciò chiusi al pubblico. Da allora tutti i gruppi, vecchi e nuovi, in maniera più o meno disincantata, hanno atteso la sua riapertura ma invano. Gli amministratori di questo ultimo quarto di secolo, incalzati, hanno cercato di smarcarsi con argomentazioni goffe o fantasiose, o proponendo soluzioni megagalattiche, ma il desolante risultato, a quest’oggi, è ancora sotto gli occhi di tutti.

 

foto 25 il pubblico delle Fontanelle, carnevale 1984

foto 25 il pubblico delle Fontanelle, carnevale 1984

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