Il “finto sviluppo” delle Madonie. In vent’anni via 11mila persone. Il reportage del Sole24Ore

E’ uno stato dell’arte amaro quello mostrato nel lungo reportage sulle Madonie pubblicato su il Sole24ore dal giornalista Nino Amadore. Pubblichiamo in basso l’analisi dell’articolo a cura del giornalista Giampiero Caldarella

Giampiero Caldarella

(Di Giampiero Caldarella) – Ieri, 4 marzo, sul quotidiano “Il Sole 24 ore” è stata pubblicata un’intera pagina dedicata alle Madonie e al suo “finto sviluppo”. Un reportage all’interno del quale sono stati ascoltati vari attori che agiscono nel territorio, un’interessantissima intervista al vescovo di Cefalù, Giuseppe Marciante, e infine un pezzo scritto a partire dalle analisi economiche contenute nel libro “Morire di aiuti” di Accetturo e De Blasio, calate nel contesto madonita .

L’autore degli articoli che trovate in pagina è l’ottimo Nino Amadore, cui va la mia stima per l’onestà intellettuale e la chiarezza del linguaggio. Non accade tutti i giorni che un grande giornale nazionale si occupi del nostro territorio per fatti che non siano di cronaca stretta e quindi già il fatto in sé meriterebbe una certa attenzione. Probabilmente tra qualche giorno questi pezzi si potranno trovare sul sito de “Il Sole 24 Ore”, ma intanto vorrei riportarvi qui alcuni passaggi. “Le strade squassate da anni di incuria e abbandono fanno il paio con la segnaletica della gloriosa Targa Florio, simbolo di un tempo nobile per questa parte della Sicilia. (…) Oggi se non stai attento rischi di rimetterci la macchina. E se ce la fai ad andare avanti arrivi in luoghi che la frana sta portando via per sempre. (…)”Naturalmente nel reportage si parla anche dello spopolamento e un certo punto interviene Giuseppe Dino, ricercatore universitario e tra gli animatori del gruppo “Controcanto Madonie” a Petralia Sottana. Dino afferma: “Abbiamo bisogno di iniziative tangibili che si distacchino da logiche assistenziali dettate da lobby di potere territoriale”.

Anche l’ex sindaco di Castellana, Pino di Martino, ascoltato dal giornalista, parla di “una cappa di potere che si estende fino a Palermo”, il che induce Amadore ad affermare che “il tema delle lobby e dei gruppi di potere ricorre spesso da queste parti”. Un po’ più avanti nel pezzo, si legge che “fa certo un po’ impressione scontrarsi con la cruda realtà di questo territorio soprattutto alla luce del fiume di denaro che negli anni è arrivato da queste parti: secondo alcuni calcoli almeno 300 milioni di euro ma potrebbero essere certamente molti di più. Molto ma non tutto ruota attorno alla Sosvima, la Società Sviluppo Madonie, una Spa che ha tra i suoi soci alcuni comuni dell’area e parecchie aziende private. (…) La tesi è questa: qualcosa non è andato per il verso giusto in tutti questi anni e quello delle Madonie appare ormai un territorio in cui si concretizza la definizione <spesa senza sviluppo>”.Naturalmente il reportage dice molto di più di quanto riportato in questi estratti per cui vi consiglio di trovarlo e leggerlo con attenzione ma prima di chiudere questo post, vorrei riportare un passaggio dell’intervista al vescovo di Cefalu, Giuseppe Marciante, che afferma: “In questo territorio vi sono parecchi beni confiscati alla mafia: un patrimonio enorme che potrebbe dare lavoro a tanti ragazzi, cooperative e associazioni. Un’operazione riuscita è stata quella di Verbamcaudo.”

A questo punto il giornalista chiede se ci siano anche delle difficoltà e il vescovo risponde: “Stiamo cercando di capire come funziona l’ingranaggio del censimento e dell’affidamento dei beni: a volte non è molto chiaro come vengono gestiti i beni. È stato creato un consorzio, ma i beni non confluiscono nel consorzio e quindi non si capisce bene cosa debba gestire. Sarebbe opportuno creare un organismo la cui gestione sia limpida anche perché in alcuni comuni la gestione dell’assegnazione non sempre è corretta: ci sono beni confiscati dove ancora risiedono <aderenze> a persone cui il bene è stato confiscato. I comuni dovrebbero essere più attenti”.Fine del virgolettato. Credo che ci siano abbastanza spunti per riflettere sia sul “finto sviluppo” o sulla “spesa senza sviluppo” ogni qualvolta un amministratore, messo alla strette, dice di aver portato avanti un progetto altrimenti “i soldi si sarebbero persi”, sia sul segnale di allarme lanciato dal vescovo in merito alla gestione dei beni confiscati alla mafia e visto che sono chiamati in causa direttamente i Comuni, esortati a stare “più attenti”, è bene che da qui a poco segua un approfondimento sulla questione.

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