In Memoria dell’Avv. Nuccio Di Napoli (nell’ottavo anniversario della ricorrenza della scomparsa)

(Riceviamo e pubblichiamo) –
C’era sempre un tavolo, una cucina, un camino o un forno a legna accesso. Era cosi, quando Nuccio chiamava da Palermo per avvertire che aveva del pesce buono, che aveva trovato una farina particolare o delle verdure che sicuramente non avevamo mai assaggiato e che quindi le dovevamo provare insieme.
Insieme, passavamo ore a vederlo preparare ricette e Lui raccontava mille e una storia, legate alla politica e alla vita, due cose sempre intrecciate, di cui era un grande conoscitore oltre che protagonista.
Raccontava con quella voce cavernosa e noi stavamo ad ascoltare, e mentre ascoltavamo, li vedevamo accanto a noi tutti quei personaggi: Pio La Torre, Gino Carollo, i Compagni della CGIL, Achille Occhetto, il Compagno Andrea Sottile. Erano storie che sapevamo di umanità e con Nuccio non riuscivi mai ad essere avversario politico se eri una persona perbene, al contrario non è mai sceso a patti con saltimbanchi e qualunquisti. Gli intercalari erano rigorosamente in latino o greco. Recitava a memoria tutta la Divina Commedia, i classici greci e latini, la poesia italiana. E sul pullman che ci accompagnava annualmente al Teatro Greco di Siracusa per assistere ad uno spettacolo del dramma antico, ci indottrinava con una lezione accuratamente preparata sui contenuti e sulla morale della rappresentazione.
Il Compagno Nuccio metteva in pratica il comunismo buono sempre: nell’amicizia, nel lavoro, nella politica. In tutte quelle piccole cose che faceva per noi. Per lui tutto era politica e questo è un insegnamento che ci ha dato.
Lo fece anche l’ultima volta che si candidò a Sindaco supportato da un gruppo entusiasta di giovani, sapeva che non avrebbe vinto, per la debolezza della lista e perché altre si erano compattate, ma Lui lo fece lo stesso, per non deludere quei giovani e per educare che si fare politica può essere anche solo stare insieme e inebriarsi della voglia di rivoluzione. Lo fece perché aveva già capito cosa si stava muovendo dentro il centrosinistra a Castelbuono. Lo aveva detto, non ne faceva mistero che rinunciando alla collegialità ci saremmo ritrovati con un uomo solo al comando.
Fu un orgoglio vederlo partecipe del Maxiprocesso alla Mafia, difensore sempre dei più deboli, così come lo fu quando entrò in Consiglio Comunale: uno di quei giovani che divenne, insieme ad altri, punto di rifermento del Partito, dopo Gino. Non c’erano operai che non lo conoscevano e con cui Lui non si intratteneva, magari in quell’angolo di P.zza Margherita e/o dentro la saletta del Cin Cin Bar (a secondo della stagione) con la stop senza filtro fra le dita, e con la stessa umanità e semplicità con cui incrociava colleghi e magistrati al Palazzo di Giustizia di Palermo. Non c’erano per Lui ceti sociali, ma solo appartenenze. Per stare con Lui dovevi essere una persona perbene, libera e non dovevi essere fascista.
Il Compagno Nuccio era Comunista e se fosse qui, accanto a noi, lo sarebbe anche oggi. Andrebbe al sodo delle cose così come delle persone, com’era solito fare, e taglierebbe anche i contatti con i farisei della sinistra. Non avrebbe bisogno di ricostruirsi una storia perché Lui della storia non solo ne era un grande estimatore, ma anche un amico rispettoso e sincero. Il Compagno Nuccio non tradì mai né la sua storia né quella dei suoi Compagni, anche quando a rimetterci, era Lui. Seppur spesso in minoranza, non è stato mai minoritario nella Sua visione.
E’ una di quelle persone che non si dimenticano, che fa piacere sempre ricordare per la fortuna di averlo conosciuto e vissuto. Ci manca, in questo mondo pieno di ipocrisia e di opportunismo, una figura cosi; passionale, sincera, coerente, libera, curiosa e degna della storia e del tempo che ha vissuto.
Il Compagno Nuccio ci ha lasciati il 2 maggio di otto anni fa, il 2 maggio; un Comunista non lascerebbe mai prima della Festa dei Lavoratori.
E sarebbe cosa buona e giusta per il decennale della scomparsa nel 2023, intitolare alla Sua memoria, con atto unanime del Consiglio Comunale, un luogo della cultura castelbuonese.
Chissà, magari il foyer del “ Nuovo CINETEATRO – Le Fontanelle”.
Castelbuonolì, 02 maggio 2021
Per il Coordinamento
Francesca Cicero
Il Segretario
Vincenzo Capuana
Belle parole. Purtroppo sappiamo tutti che resteranno solo parole, parole, parole, soltanto parole…
Cari “compagni”, se non ricordo male tutti voi che oggi scrivete e che aderite al circolo e al partito nel 2007 appoggiavate non il compagno Nuccio ma l’altro. Quello di sempre, quello che c’è ancora oggi. Ci siamo?
Nuccio perse perché aveva quattro brave persone e basta.
Voi che scrivete oggi nel 2007 siete andati a votare alle primarie del centrodestra per Campo perché non venisse eletto Eugenio Allegra, cosa che avrebbe reso difficile i piani al Capo. Allora anche il vostro Capo.
Nuccio non perse perché gli altri si compattarono; il capo vinse perché gli altri si divisero. Quattro sindaci di cui uno che rappresentava 1000 voti della lista civica.
Se volete salvare la faccia, l’anno prossimo non fate gli schifiltosi e fate in modo che non ci siano quattro o cinque sindaci.
Il capo questo lo sa e farà di tutto perché i sindaci siano quattro almeno. Voi cercate di non cadere nella trappola. Lui da solo non è forte, per niente, lo diventa quando gli altri si dividono. Ecco perchè da sempre ha messo tutti contro tutti. Riflettete.
Altro che 4. Sono sufficienti 3 candidati sindaci per farlo vincere di nuovo. I castelbuonesi avranno l’intelligenza di candidarne 2 solamente? Non credo. Troppi personalismi condanneranno il paese ad ulteriori cinque anni di tavulati, manciati, vivuti, cuddiri fritti, strisce blu, strisce pedonali e TASSE!
Ci risentiamo l’anno prossimo di questi tempi.
bene,bravi
Cominciate a concentrarvi e condividere tutti insieme una persona capace di unire tutti per l’unico obiettivo che ci accumuna a tutti , un candidato sindaco credibile e vincente .