Il Museo Civico di Castelbuono ospita la mostra Drops di Arrigo Musti e la mostra Res nullius di Rosario Tornese

Il Museo Civico di Castelbuono ospita la mostra Drops di Arrigo Musti e la mostra Res nullius di Rosario Tornese

Il Museo Civico di Castelbuono ospita la mostra Drops di Arrigo Musti e la mostra Res nullius di Rosario Tornese.
L’inaugurazione della mostra si tiene il 12 agosto alle ore 19.00 presso la Sala San Giorgio del Castello dei Ventimiglia. La mostra sarà aperta dal 13 agosto al 14 settembre 2014.

 

Le pitture di Arrigo Musti e Rosario Tornese costituiscono un importante gruppo di opere di sorprendente densità artistico-creativa: olii e acrilici su tela o lamiera di ferro, arrugginita e corrosa con acidi oppure laccata lucida. Entrambi gli artisti usano una metafora chiara per narrare la fuggevolezza e la precarietà dell’esistenza, il rischio dell’oblio che pervade la realtà. Essi attingono, come archeologi, nell’archivio della storia dell’arte per riscattare i capolavori del passato, dall’abbandono e dall’oscurità, e farli persistere nella luce trasfigurante del presente che impone il divenire dell’esistenza.

 

Arrigo Musti espone a Castelbuono una serie di opere del suo ciclo più recente, Drops (catalogo Plumelia edizioni a cura di Lorenzo Canova) di cui fa parte la serie Beautiful Decadence del 2012. In queste opere l’artista evoca, “attraverso una visione del tutto contemporanea che non dimentica alcune delle maggiori esperienze di avanguardia del novecento”, il fastoso passato del barocco siciliano: le antiche vestigia architettoniche sembrano ancora “percorse dagli echi di antiche voci che risuonano nel labirinto della polvere e del tempo”. “La pittura di Arrigo Musti si declina attraverso la logica paradossale dell’ossimoro e dell’unione dei contrari”. Nel ciclo Drops, l’artista riproduce, nella serie Iron drops, i volti di antiche statue classiche “rinchiuse in una corazza smaltata e lucida”. Il risultato “è una serie di opere in cui la pittura si allontana sempre di più dall’elemento iconico portandosi verso una declinazione stilistica che confina con un’astrazione composta attraverso una lieve e fremente rugosità che si coniuga a una severa impostazione minimalista impostata spesso su un cromatismo acceso di colori quasi lisergici”. (L. Canova)

 

Rosario Tornese espone una serie di opere inedite Res nullius, “cose di nessuno” (catalogo Ezio Pagano edizioni, a cura di Manuela Conciauro). Le res nullius sono “i reperti algidi di un’inedita archeologia industriale che, pur recuperati dall’incuria e dall’indifferenza, divengono res derelicta presentando in sé le tracce della semiotica dell’oblio”. Le opere, come reperti archeologici, “rinvenuti, classificati, numerati e infine catalogati, compongono una denuncia organizzata, inventariata e manifesta. Come medium di tale accusa sociale viene scelto il bacino di immagini perfette e incorruttibili di Canova, eburneo pilastro del neoclassicismo. Le lamiere di Tornese sono sindoni metalliche che trasudano umori rugginosi. La vera e bellissima carne di Canova fatta di curve morbide, viene così segnata, graffiata, deturpata col proposito di condurre il fruitore lungo il sentiero di una dolorosa la constatazione circa lo stato attuale del patrimonio artistico italiano”. (M. Conciauro)

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