Il nuovo logo scatena ironie e polemiche

Per il sindaco Mario Cicero è bellissimo e invita a tutti ad esprimere un proprio giudizio. Stiamo parlando del nuovo logo per la promozione turistica di Castelbuono consistente in un disegno rappresentare un asinello con in dosso la nostra cittadina, col suo simbolo il Castello, nel tipico contenitore usato per la raccolta differenziata.

Piace? Parrebbe proprio di no, a leggere molti giudizi tecnici ed estetici che sottolineano la doppia gaffe di non avere creato un vero e proprio logo e della infelice scelta di collocare Castelbuono tra le cose da smaltire.

La politica non tarda a rispondere e con le parole di Tumminello, capogruppo di minoranza, il nuovo brand sarebbe offensivo e di cattivo gusto, per la direttrice del Museo Civico, Laura Barreca, invece, sarebbe utile coinvolgere esperti e professionisti di design grafico, mentre Mario Norata, di Iper Uranio Design, l’immagine creata non è un logo e neanche un brand, allo stesso concetto si associa Sergio Barreca, creativo di Studio Base, mentre Michele Puccia condivide le perplessità della direttrice del Museo Civico chiedendo che ci si affidi a professionisti le cui scelte devono essere selezionate tramite un concorso.

Gli accorati appelli provenienti dai vari settori tecnici e istituzionali della nostra cittadina mirano, dunque, ad un ripensamento della scelta estetica dell’amministrazione.

Vedremo nei prossimi giorni se ci sarà un’inversione di marcia oppure il cocciuto asinello condurrà Castelbuono laddove si spera vada

Alleghiamo infine il comunicato giunto pochi minuti fa da parte della redazione di castelbuono.org in merito alla questione.

Per un vero “brand turistico” castelbuonese
Non è un logo l’elaborato grafico presentato trionfalmente dal sindaco alla Fondazione Federico II e a mezzo stampa dal Centro Polis.  Lo si può generosamente elevare a “mascotte” pro-tempore, scegliere di stampigliarlo su gadget per bambini e sperare che piaccia l’articolo, ma deve essere chiaro che l’oggetto del contendere non è definibile “logo” o “brand” e che questo sia un fatto certo, che non rientra negli ambiti della soggettività.Così come un post su Facebook non è una delibera, senza entrare nel merito della discrezionalità estetica, questo ciuchino NON può essere “un brand di promozione turistica” per elementari ragioni innanzitutto tecniche (di riproducibilità, scalabilità, versatilità di utilizzo) e concettuali.Ciò che viene proposta è un’elaborazione grafica incoerente in cui, a prevalere sulla sommatoria di tecniche diverse, è un simpatico asino che conduce all’interno di una cesta una riproduzione dell’abitato, secondo lo stile dell’artista, con dietro una foto del castello. Sovrapposto al tutto vi è, in modo grossolano, lo stemma istituzionale del Comune (che peraltro avrebbe anche dei propri criteri di utilizzo contrari a questa rielaborazione). Fin qui i problemi di natura tecnica e compositiva (da considerare anche le proporzioni tra le parti), a cui vanno aggiunti quelli “semiotici”. Per facile analogia, si corre infatti il rischio che la collocazione del paese nella cesta sia quantomeno inopportuna, considerato che la scelta stessa dell’asino è motivata dalla specificità castelbuonese che vede l’animale impiegato nella raccolta dei rifiuti… Ma il principale difetto di questo “logo” è innanzitutto metodologico.Comunicare un territorio significa infatti cercare di riflettere e di integrare l’immagine di una destinazione turistica con le sue molteplici identità locali, nel tentativo di trovare un punto di incontro tra “immagine esterna”, come elemento di attrazione e di sintesi, ed “interna”, e cioè immagine percepita da abitanti e operatori locali. Trovare l’incontro tra queste esigenze diverse significa effettuare una “negoziazione” dell’identità di un luogo, significa ricercare un patto tra popolazione locale e avventori.Senza andare troppo sul tecnico, il processo di “destination branding” deve condurre la comunità innanzitutto ad una riflessione identitaria, identificando e ampliando l’ethos di un luogo (il “temperamento” di un popolo) e non stereotipandolo e limitandolo. Con l’obiettivo di giungere a rappresentazioni che uniscano elementi di tradizione e modernità in una sintesi possibilmente condivisa (non sempre accade, naturalmente) ma certamente mediata dalle competenze di professionisti della progettazione visiva. E non si vuole qui escludere a priori la possibilità che si possa includere l’asino tra i simboli del ragionamento, ma si vuole invece far presente che vi è tutto un percorso prima da compiere.Fatto cenno quindi della complessità di questa ricerca, risulteranno chiare le ragioni della perentorietà con la quale invitiamo l’amministrazione comunale a retrocedere dall’intenzione di utilizzare il disegno quale “brand di promozione turistica” e a relegarlo, semmai, ad usi esclusivamente futili ed estemporanei. Da semplici cittadini accusiamo il macroscopico errore in sé, ma aggiungiamo l’aggravante – da operatori del settore – della mortificazione delle nostre competenze, che verrebbero ulteriormente svilite da una “democratizzazione” della decisione, banalizzando chi propone un approccio serio ed esclusivamente professionale alla materia. Naturalmente ci rendiamo disponibili ad approfondire e suggerire un percorso diverso, certi che l’Amministrazione sarà attenta alle ragioni qui esposte e ne saprà cogliere lo spirito esclusivamente costruttivo.
Firmato*

Michele Spallino, Domenico Cicero, Mario Norata, Melania Fiasconaro, Michele Puccia, Mario Carollo, Rossella Barreca, Vincenzo Sandro Cusenza, Giuseppe Genchi, Giuseppe Bianca, Sergio Barreca
* chi opera nel settore, se ne condivide il contenuto, può sottoscrivere la lettera inviando una mail a info@castelbuono.org

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