Intervista a Gioacchino Genchi. “L’antimafia di facciata per fare carriera”

Parla Gioacchino Genchi, ex poliziotto e oggi avvocato di Pietro Di Vincenzo, imprenditore nisseno sotto accusa. Lo definisce “una vitima del sistema che ha cercato un capro espiatorio”. E attacca politici e vertici delle associazioni: “Incapaci”.

 

A difendere l’ex presidente degli industriali e dei costruttori di Caltanissetta è Gioacchino Genchi. Attenzione, però, a credere che si tratti di una difesa dettata dal fatto che Di Vincenzo lo abbia scelto come suo avvocato. Dal febbraio del 2011 Genchi ha smesso di essere un vice questore di polizia. È stato destituito per motivi disciplinari. Tutta colpa delle sue esternazioni pubbliche. Comprese quelle in cui tirava in ballo l’ex premier Silvio Berlusconi. Acqua passata (?). Genchi, dopo avere collaborato con le procure di mezza Italia in inchiesta di mafia e non solo, oggi fa il penalista. Tra i suoi clienti c’è Di Vincenzo, condannato in primo grado a dieci anni con l’accusa di estorsione ai danni dei suoi dipendenti, a cui avrebbe dato meno soldi di quanto risultasse in busta paga. All’imprenditore sono stati pure confiscati beni per 260 milioni di euro. Un tesoro che, secondo l’accusa, avrebbe accumulato facendo parte di un sistema mafioso che controllava gli appalti. Una tesi contro cui Di Vincenzo si sta difendendo in appello. Nel corso delle indagini ha pure dichiarato ai magistrati nisseni di avere finanziato, in trent’anni di attività imprenditoriale, una sfilza di politici.

 

Genchi, cosa ne pensa delle parole del vescovo?

“Spero che a Caltanissetta comincino a rendersi conto che esistono persone che hanno sfruttato l’antimafia di facciata per fare carriera”.

 

E dell’antimafia cosa ne pensa?

“Negli anni, come nelle indagini sulle stragi, ci sono stati dei grossi errori nella lotta alla mafia a cui si è aggiunta l’antimafia fatta da politici improvvisati che in mancanza di qualità e capacità sostanziali hanno utilizzato i temi della lotta alla mafia solo per fare carriera. In magistratura ci sono esempi, a cominciare da Rocco Chinnici per arrivare a Giovanni Falcone e finire ai magistrati più seriamente impegnati nella lotta al crimine, di come la serietà e la concretezza nelle indagini, più dei clamori mediatici, siano il requisito essenziale per ottenere dei buoni risultati”.

 

Anche lei contro i magistrati in tv? Ce l’ha con Antonio Ingroia per caso?

L’Ingroia che conoscevo io faceva i processi e li faceva anche bene. Senza entrare nel merito di quello che dice e di quello che fa, se non vuole più fare il magistrato deve essere lui il primo a dirlo, per evitare che la sua delegittimazione finisca col diventare la delegittimazione di tutta la magistratura.

 

Torniamo a Di Vincenzo, chi è veramente?

Di Vincenzo appartiene a un passato in cui gli imprenditori hanno operato in raccordo con la politica, né più e ne meno di quello che accade oggi. Per farlo fuori si sono inventati le collusioni con la mafia, che sono crollate miseramente. Di Vincenzo è un esempio della mistificazione di una lotta alla mafia immaginaria e fatta solo di proclami ad orologeria, magari per la scalata ai vertici di Confindustria. Non è vero che gli imprenditori siciliani erano collusi con la mafia ai tempi di Di Vincenzo, così come non è nemmeno vero che i postulati antimafiosi dei nuovi vertici di Confindustria siano animati solo da un anelito di legalità. Ad esempio uno come Raffaele Lombardo non può diventare mafioso quando conviene a quelli che fino a ieri lo hanno sostenuto in modo determinante. Solo i processi e le prove concrete possono dimostrare la mafiosità di un soggetto. I siciliani sono stanchi e hanno cominciato a capire la falsa antimafia di chi, nell’incapacità di sapere esprimere contenuti validi, pensa di fondare le proprie campagne elettorali solo sui temi della lotta alla mafia e delle trattative. Così facendo la mafia, quella vera, si rischia solo di favorirla e renderla ancora più invisibile nel processo di inabissamento e nel trasversalismo che rappresenta la vera forza del potere mafioso.

 

E dunque, Di Vincenzo chi è?

E una vittima del sistema che, non sapendo e non potendo processare se stesso, si è creato il capro espiatorio nell’intento di salvare la propria verginità.

 

Quando parla di vertici confindustriali si riferisce ad Antonello Montante, attuale presidente di Confindustria Sicilia.

Non so chi sia. Non lo conosco.

 

Chi sono i politici “abusivi” e “senza qualità”?

Ce n’è qualcuno candidato.

 

Insisto, nomi e cognomi?

Non voglio entrare nel dibattito politico. Non mi interessa. Sono sicuro che i siciliani sapranno scegliere per il meglio.

 

Almeno ci potrà dire per chi vota

Conosco da tanti anni Nello Musumeci e lo stimo tantissimo. È una persona per bene.

 

Nulla da obiettare, ma deve ammettere che Musumeci è sostenuto da una coalizione che ha fatto parte di quella classe politica di cui lei, almeno a giudicare dalle sue parole, non sembra condividere il comportamento.

Musumeci è una delle poche persone per bene che ho conosciuto in politica che può restare tale anche alleandosi col diavolo.

 

Se il Pdl e demonio il Pd cos’è?

C’è ancora il Pd? Qual è quello di Renzi o di Bersani? E in Sicilia, quello Di Lupo o di Cracolici? Si mettessero d’accordo e poi, se rimane tempo, ne riparliamo.

 

(livesicilia.it – )

 

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