La sanità pubblica allo sbando, lauti guadagni per privati giustificati da un’emergenza a cui non crediamo più

(Riceviamo e pubblichiamo) – Dopo la partecipata manifestazione dell’11 novembre in difesa dell’Ospedale “Madonna dell’Alto” di Petralia Sottana, apprendiamo di soluzioni che vanno nella solita direzione dello smantellamento del sistema sanitario pubblico a favore di privati che, dietro lauti compensi giustificati dallo stato emergenziale, offrono una risposta strutturalmente inadeguata alle necessità dei cittadini che afferiscono al presidio ospedaliero delle Madonie.

Apprendiamo per di più dal servizio di Report andato in onda domenica 26 novembre 2023 che, anche stavolta, a salvare il salvabile sarà chiamata la Fondazione Giglio che gestisce l’ospedale di Cefalù, con un lauto rimborso extra budget che sarebbe pari all’85% della DRG. La Fondazione, tra l’altro, avrebbe stipulato a sua volta ulteriori convenzioni con altre realtà ospedaliere per reperire medici che non ha, creando un fenomeno di vuoti di personale a catena.  Il tutto giustificato da una presunta emergenza che altro non è che un disegno consolidato nel tempo. Malgrado, infatti, siano passati quasi cinque anni dall’approvazione della Rete Ospedaliera con Decreto assessoriale dell’11 gennaio 2019, la politica non ha colpevolmente sbloccato i capitoli di spesa destinati al personale dipendente, in modo da favorire i bandi di concorso pubblici di assunzione di personale sanitario a tempo indeterminato, la copertura delle piante organiche carenti e le incentivazioni per il personale che opera in zone disagiate, soluzioni che andrebbero nella direzione di una risposta strutturale al problema.

La scelta appare ancora più scandalosa alla luce della ricostruzione della rete politica e di amicizie descritta nella puntata di Report. Viene descritto, infatti, un sistema di relazioni politiche e familiari tra il direttore della Fondazione Giglio, dott. Giovanni Albano, l’assessora regionale alla famiglia, alle politiche sociali e del lavoro, dott.ssa Nuccia Albano, sorella del direttore Albano, eletta all’ARS nelle fila della nuova Democrazia Cristiana di Totò Cuffaro anche grazie alla campagna elettorale che si sarebbe svolta all’interno dell’Ospedale Giglio di Cefalù, e lo stesso Totò Cuffaro che, nonostante la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa, da quanto emerge dal servizio, continuerebbe ad essere un interlocutore importante per i dirigenti dell’attuale classe politica siciliana fino a poter dichiarare indisturbato che la Fondazione Giglio dovrebbe essere ringraziata(?) per quello che fa.

Oggi appare più chiara la soluzione individuata dal Presidente della Regione Renato Schifani, dall’assessora alla Sanità Giovanna Volo e dalla commissaria straordinaria dell’Asp 6 Daniela Faraoni, per salvare l’ospedale “Madonna dell’alto” di Petralia Sottana con medici in prestito da altri ospedali e esternalizzando il servizio di Pronto soccorso con medici di aziende interinali, un provvedimento estremamente oneroso per il budget di una sanità regionale sempre più a corto di risorse.

Chi pensa che quanto sta accadendo all’ospedale di Petralia sia un problema circoscritto ai residenti del comprensorio madonita si sbaglia. Chi ha bisogno di cure, non trovandole nell’ospedale di riferimento, si vedrà costretto a rivolgersi ad altri nosocomi. Il primo ospedale interessato sarà quello di Termini imerese, per poi rivolgersi agli ospedali del capoluogo o addirittura andare fuori regione, con la conseguente diminuzione dei posti letto a disposizione nei bacini di riferimento.

Ricordiamo incidentalmente, con riserva di approfondire l’argomento, l’incerta natura della stessa Fondazione Giglio, che gode di enormi risorse economiche pubbliche ma non si capisce all’interno di quale cornice normativa operi ed è stata definita dalla Procura Generale presso la Corte dei Conti, “un centro di costo, in sintesi, fuori da perimetro normativo e privo di effettivi controlli da parte della regione e dell’ASP”. Altro che ringraziamenti.

A fare le spese di tutto ciò siamo noi cittadini che continuiamo a pagare le tasse nella speranza di avere in cambio servizi più efficienti.

Ci chiediamo quale posizione intendano prendere i sindaci dei Comuni dei Distretti Sanitari coinvolti:

vogliono accettare interventi inadeguati e vantaggiosi per tutti tranne che per i cittadini e per le casse della Regione Sicilia o pretendere un progetto che può creare centinaia di posti di lavoro e ripristinare i servizi sanitari per tutti?

Alla luce di quanto emerso dall’inchiesta ci aspettiamo un’iniziativa da parte della Magistratura, qualcuno dovrà rispondere di tale scempio dinanzi ai giudici della Corte dei Conti e della giustizia ordinaria.

La Costituente per le Madonie e l’Imera

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