Le riflessioni della Consulta Giovanile di Castelbuono sul progetto di ristrutturazione dell’ex Cine-Teatro “Le Fontanelle” in sei punti

(Riceviamo e pubblichiamo) – Negli scorsi mesi la Consulta Giovanile ha portato avanti un percorso di conoscenza e approfondimento del progetto di ristrutturazione del Cine-Teatro “Le Fontanelle”. In primo luogo, ha incontrato l’Amministrazione Comunale che ha illustrato a grandi linee il progetto e la sua storia. Successivamente, la Consulta ha partecipato all’incontro, organizzato dal circolo locale del PD, la cui finalità era quella di redigere un manifesto sulla destinazione d’uso della futura struttura; in quell’occasione alcuni membri hanno liberamente esposto le proprie opinioni al riguardo. Tale percorso è proseguito con un confronto di idee fra l’assemblea della Consulta Giovanile e il Comitato per Le Fontanelle, importante occasione di scambio e di ascolto di un altro punto di vista sull’opera.

Parallelamente a questi incontri la Consulta ha aperto un dialogo al suo interno con la finalità di esprimere un proprio parere sul tema; infatti, come da Statuto, «la Consulta Giovanile può intervenire su tutte le materie di competenza comunale […] che abbiano attinenza con i problemi del mondo giovanile». Non bisogna dimenticare che i giovani di oggi saranno i principali fruitori della realizzanda opera.

In una prima assemblea, svolta alla fine del mese di dicembre, è stata analizzata e discussa la bozza del Manifesto per il Teatro Le Fontanelle, alla quale la Consulta ha contribuito suggerendo una possibile modifica. Tuttavia, nonostante siano state pienamente condivise la destinazione culturale dell’opera e la necessità di uno spazio che risponda all’esigenza di fare teatro a Castelbuono, si è pervenuti, in seguito a votazione, alla decisione di non sottoscrivere il Manifesto come istituzione.

Infine, lo scorso 27 febbraio, si è svolta un’altra assemblea durante la quale tutti i membri della Consulta presenti hanno espresso la loro opinione in merito al progetto, disponendosi all’ascolto e al reciproco rispetto delle differenze di idee.

Il presente documento è il frutto di questo dibattito, oltre che la sintesi dei contributi che sono emersi in tale occasione e che per chiarezza si è deciso di raggruppare per punti.

Quale destinazione d’uso

Castelbuono non manca solo di un teatro, ma anche di un cinema, di una sala concerti e di un’adeguata sala convegni. È vero che ci sono delle sale stabilmente adibite a tali funzioni, tuttavia in alcuni casi queste sono carenti degli opportuni comfort, come ad esempio un ottimale sistema di riscaldamento e degli arredi confortevoli.

Una struttura polifunzionale nuova potrebbe ottemperare alle esigenze delle attività culturali che di solito si svolgono negli spazi attualmente in uso. La polifunzionalità non dovrebbe essere intesa come un illogico utilizzo scardinato dall’essenza culturale e aggregativa da sempre insita nel luogo dove risorgerà la struttura.

Allo stesso tempo, però, si deve porre un limite all’idea di polifunzionalità, definendone i confini per evitare che si traduca in uno spazio ibrido privo di effettiva utilità. In particolare, all’interno dell’opera le sole attività che si dovrebbero tenere sono: rappresentazioni teatrali, musicali, coreutiche, canore, cinematografiche ed eventi a carattere storico, politico, artistico e scientifico; tutte di interesse per il mondo giovanile.

Per questo, al fine di non precludere lo svolgimento di nessuna di queste, è necessario prendere in considerazione le esigenze di ciascuna, predisponendo così tutte le attrezzature necessarie ad una buona fruizione.

Bisogna tener conto, inoltre, che Castelbuono è una piccola realtà cittadina, per cui sarebbe utile concentrare in un unico luogo, ben predisposto, le diverse manifestazioni della cultura, facendo sì che queste possano esprimersi in modo armonico e con l’adeguata considerazione che ciascuna richiede. Si potrebbe così garantire anche una migliore qualità nell’accesso e nella partecipazione dei cittadini alla vita culturale.

Polifunzionalità non deve voler dire approssimazione

È bene sottolineare come non risulti sufficiente attribuire il carattere di polifunzionalità alla struttura perché effettivamente lo sia. In tal senso è necessaria un’attenta progettazione degli spazi interni nelle varie e possibili configurazioni, così da rispondere alle esigenze di tutte le attività culturali che si svolgeranno nelle nuove “Fontanelle”. Particolare attenzione va riservata al mondo del teatro perché possiede peculiarità e requisiti specifici, in taluni casi prevalenti, rispetto a quelli degli altri mondi con cui dovrebbe convivere. 

Polifunzionalità non deve essere sinonimo di approssimazione. Affinché la polifunzionalità non resti solo sulla carta, ma da idea astratta diventi realtà concreta, la Consulta propone che la definizione degli arredi e di tutti gli interni sia affidata ad un professionista, per evitare che quanto ad oggi è escluso dal progetto venga successivamente aggiunto in maniera raffazzonata e non organica con il resto della struttura. Nell’ambito di tale progettazione, è fondamentale il coinvolgimento di tutte le personalità del mondo della cultura castelbuonese. È qui che si gioca la futura (poli)funzionalità dell’opera.

Non è bello ciò che è bello

Nel corso del tempo, le città sono state soggette a diversi interventi urbanistici che ne hanno modificato l’aspetto, determinando il susseguirsi di più stratificazioni. Spesso nel passato si è intervenuti, alla luce dei cambiamenti culturali della società, con la creazione di manufatti innovativi, che nei decenni successivi sono divenuti simbolo dell’età in cui sono stati costruiti.

In relazione alle Fontanelle, oggi, è prioritario intervenire anzitutto al fine di eliminare il rischio ambientale costituito dall’attuale struttura, migliorando così la qualità e l’estetica del baglio grande del Castello, fulcro dell’identità castelbuonese.

Fermo restando che l’estetica è soggettiva ed è dettata anche da motivate scelte progettuali, è scontato ribadire che queste devono comunque tenere conto del quadro urbano in cui l’edificio si inserisce. Esso deve così integrarsi bene con il contesto storico-archeologico caratterizzante il poggio di S. Pietro, tenendo conto dei vincoli sussistenti e instaurando un dialogo con il Castello, protagonista della piazza, e con la Chiesa dell’Annunziata, da troppo tempo abbandonata a sé stessa.

Finanziamento pubblico e strategia di spesa

In una società democratica è un bene che i processi decisionali attorno ad un’opera pubblica siano accompagnati da un sano dibattito. In questo caso, in particolare, si tratta di un intervento molto atteso, dal momento che, da un lato, determinerà una riqualificazione dell’area più importante del nostro paese, dall’altro, darà una risposta alle mancanze dell’ambiente culturale castelbuonese. 

Proprio per la rilevanza di tale intervento è auspicabile che il finanziamento non vada perduto e che l’opera venga portata a termine. Contemporaneamente, deve essere evitata a tutti i costi una “cattiva spesa” che porti alla realizzazione di un’ennesima struttura incompleta. Negli ultimi anni i castelbuonesi hanno suonato, recitato, ballato, cantato in luoghi non prettamente funzionali e in alcuni casi neppure sicuri: non è più il tempo di accontentarsi.

La gestione della struttura: un problema non di poco conto

Una tematica appena sfiorata nel dibattito attuale riguarda la futura gestione dell’opera. Secondo la Consulta, le future “Fontanelle” dovranno essere poste sotto la guida di un ente o una istituzione pubblica che abbia una vera e propria direzione artistica, capace di dare spazio alle professionalità e alle competenze, anche dei giovani castelbuonesi che si sono formati nell’ambito culturale o del management delle arti. La spesa pubblica per la cultura dovrebbe essere vista come un investimento con un ritorno futuro in termini di sviluppo di capitale umano.

Questo organismo dovrebbe occuparsi di stilare un calendario degli eventi, prestando particolare attenzione alle esigenze di coloro che usufruiranno della struttura, garantendo così un dialogo fra gli stessi fruitori in modo che la polifunzionalità non diventi un impedimento. Al contrario, alle “Fontanelle” non serve un mero organo che apra e chiuda le porte della struttura e che si limiti ad annotare quanti ne vorranno far uso.

Una comunità che si stringe attorno ad un’opera

Il paese ha urgentemente bisogno di quest’opera, ma è altresì necessario che vi sia una ritrovata unità ad accoglierla quando sarà realizzata. Il cospicuo finanziamento è una rara opportunità a disposizione della comunità, per realizzare quello che sarà un bene comune. Pertanto, è auspicabile, soprattutto in questa fase, una riapertura del dialogo, volta ad accogliere quelle varianti proposte da quanti non condividono il progetto e che potrebbero migliorarlo, affinché nessuna delle attività sia pregiudicata, in particolare le rappresentazioni teatrali. Su una cosa bisogna che tutti concordino: all’indomani dell’inaugurazione del nuovo centro, Castelbuono dovrà avere uno spazio dove poter fare teatro.

In nome di questo auspicio, la Consulta vuole chiamarsi fuori da qualsiasi schieramento oggi in campo in difesa o all’attacco del progetto esecutivo di ristrutturazione dell’ex Cine-Teatro Le Fontanelle. Questo intervento si vuole limitare ad esporre il punto di vista dei membri della Consulta sul futuro di tale struttura, che è emerso in assemblea dopo un fruttuoso dibattito aperto, sale della democrazia. Nei mesi che ci avvicinano alla realizzazione dell’opera, Castelbuono ha bisogno che il dialogo sulle “Fontanelle” prosegua sereno e dentro i confini del rispetto reciproco delle idee diverse.

Castelbuono, 05/03/2021                         

                                                    F.to L’Assemblea della Consulta Giovanile di Castelbuono

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