In libreria dal prossimo 13 aprile il nuovo libro di Antonio Fiasconaro “I masnadieri dell’acqua santa” Nuova Ipsa Editore

Nell’avvincente scenografia d’una occidentale Sicilia post unitaria, legata dalla morsa malavitosa dei borghi marinareschi d’una Palermo sonnolente e contraddittoria, si articola l’emblematica storia di sangue dilatata dalle griglie delle logiche mafiose della città fin nell’entroterra di Milocca. Qui, attraverso un’attenzione per il territorio e per la toponomastica che richiama le planimetrie civiche della Palermo secentesca raccontate da Luigi Natoli, si dipanano le linee di un plot narrativo avvincente e, allo stesso tempo, sapientemente non edulcorato da quei retorici umori che furono propri del feuilleton d’annata, per altro sdoganato dall’attenzione estetica di un Eco, e che ha avuto ancora i segni precisi di una accurata analisi narrato logica attraverso la perizia letteraria di un Leonardo Sciascia.

Una vicenda avviata dal giovane Luigi Attanasio, falegname di mestiere, il quale, lancia in resta, decide di rapire la sua Clementina, figlia di un villano Vincenzo Mangiaracina. Cacciato in malo modo, tanto da far intervenire la pubblica forza, si dà la stura, – il tutto documentato dal mattinale e accurato bollettino dei Carabinieri Reali, – a rapimenti, sgozzamenti, agguati disegnando, nel cerchio dei quindici capitoli, quel reticolo luttuoso di bande le quali, in opposti ambienti, agiscono affinché i “fatti” trovino il loro adeguato e “onorevole” compimento. Sono questi gli umori di fondo de I masnadieri dell’Acquasanta di Antonio Fiasconaro, il quale ci restituisce, nella sua già nota scrittura agile quanto vivida, la misura del linguaggio siciliano e della psicologia isolana.

Umori e cromatismi d’una Sicilia sottoposta al giogo delle violente logiche feudali, e di una criminalità che inizia a concretarsi in quelle gerarchie di facinorosi che, ad oggi, sono ancora tristi marchi d’una città non redimibile. Sarà in un lontano venerdì del 21 aprile dell’anno 1893, che le azioni delittuose troveranno conclusione in Palermo. E ciò presso le severe stanze del Tribunale penale posto nello spazio di Palazzo Chiaramonte, il trecentesco Steri, sede, un tempo, della Santa Inquisizione. Così verrà chiuso il processo contro sequestratori e grassatori; scene del delitto: Milocca, territorio di Apollonia in Val Demone, e la felicissima Palermo percorsa, tra lo sciabordio delle acque, dai penetranti odori degli aranceti della Conca d’Oro.

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Antonio Fiasconaro (Palermo 1961). Giornalista e scrittore. Ha iniziato a sedici anni il mestiere di cronista. Si definisce, da sempre, un artigiano del giornalismo. Lavora dal 1990 per il quotidiano “La Sicilia” di Catania. Consigliere nazionale della FNSI (Federazione Nazionale della Stampa Italiana). Dal 2002 al 2009 ha curato l’ufficio stampa del Gruppo Parlamentare “La Margherita” all’Assemblea Regionale Siciliana e dal 2002 al 2010 l’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera “Cervello” di Palermo. Consigliere regionale e componente della giunta esecutiva dell’Associazione Siciliana della Stampa. Sui scritti e saggi sono compresi in numerose pubblicazioni. Con questa casa editrice ha pubblicato il saggio poliziesco Morte d’autore a Palermo, 2013 (Premio Letterario Internazionale “Pietro Mignosi” per la saggistica 2015).

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