L’invasione di suidi seimila esemplari attacchi in aumento, secondo l’esperto l’unica soluzione è l’abbattimento controllato

L'invasione di suidi seimila esemplari attacchi in aumento secondo l'esperto l'unica soluzione è l'abbattimento controllato

 

Animali che attaccano l’uomo. Si tratta dei suidi, incroci fra cinghiali e maiali selvatici. E’ di appena quattro giorni fa l’ultimo attacco, a Petralia Sottana, ai danni di un ostetrico che si è dovuto rifugiare in casa per evitare il peggio: una scrofa con i cuccioli entrata nella sua proprietà lo ha caricato più volte.

Un giorno prima si è registrato un altro caso a San Mauro Castelverde. Secondo l’ultimo studio sul campo, condotto due anni fa la popolazione dei suidi è cresciuta fino a 6 mila esemplari, e di questi il 30 per cento sono scrofe che si riproducono due volte l’anno mettendo al mondo da 12 a 15 cinghialetti.

Gli animali sono aggressivi non solo contro l’uomo ma anche contro il paesaggio: rimestano il terreno alla ricerca di tuberi, danneggiano le coltivazioni, abbattono le recinzioni ed essendo onnivori spesso fan man bassa di tutto quello che trovano nell’orto e nei frutteti. Negli ultimi due anni gli indennizzi liquidati dal parco per danni dei cinghiali sono stati una cinquantina per una somma di trentamila euro.

Ma perché questi attacchi? «Ad aggredire l’uomo – dice Silvano Riggio, docente di ecologia all’Università di Palermo – sono soprattutto le femmine con le nidiate o i maschi in amore. La loro attività è particolarmente aggressiva e distruttiva e si aggiunge a una situazione già degradata come quella dei boschi siciliani.

Questi animali però sono assai diversi da quelli introdotti dai Borboni trecento anni fa e poi sterminati nell’Ottocento. Quelli venivano dall’Appennino ed erano di taglia piccola, questi che invadono le campagne dei nostri giorni invece sono di taglia notevole perché incrociatisi con cinghiali provenienti dall’Ungheria e dai Carpazi.

Ridurli drasticamente mi pare impossibile. A suo tempo esistevano predatori come il lupo, oggi ancora si discute sull’abbattimento, eppure è l’unica strada se vogliamo evitare ulteriori danni all’ambiente».

La maggior parte dei suidi si trova tra Castelbuono, Isnello, Piano Zucchi, le Petralie e intorno a Gibilmanna. Recentemente i rangers hanno documentato il loro arrivo perfino in un’area antropizzata come quella di Palermo.
Tracce evidenti del paesaggio sono nei dintorni dell’Addaura, nel Parco della Favorita e nella riserva di Capo Gallo.

Ma cosa si sta facendo per bloccare la crescita esponenziale dei suidi? Negli ultimi anni ci sono stati numerosi incontri e audizioni. Il Parco delle Madonie è per l’abbattimento selettivo controllato dalle forze dell’ordine. Attualmente dei capi abbattuti il 90 per cento della carne va in beneficenza. Si sta studiando una norma che prevede di cedere il 30 per cento al cacciatore che si impegna a pagare una quota unitaria per ogni chilo. L’apertura generale della caccia che avverrà il 21 settembre include anche l’abbattimento del cinghiale, ma purché esso avvenga fuori dai parchi e dalle riserve. E il guaio è che buona parte della popolazione dei suidi è concentrata proprio nei parchi, quindi cacciarli sarà proibito.
(Ivan Mocciaro – Repubblica.it)

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