Lotta in prima linea, da Torino l’appello di un’infermiera castelbuonese positiva al coronavirus

Pubblichiamo in basso la toccante testimonianza di Federica Lamonica, infermiera presso un ospedale torinese. Svolgendo il suo lavoro in “trincea” la giovanissima Federica dichiara di essere risultata positiva al coronavirus, si trova attualmente in quarantena a casa sua a Torino.
Sono infermiera.
Non sono un eroe.
Faccio il mio lavoro, come tutti i miei colleghi, con professionalità e passione, un lavoro che è un rischio quotidiano che può danneggiare la salute in ogni suo aspetto, che ti può far rientrare a casa con le lacrime agli occhi, il cuore in subbuglio e le ossa rotte.
Il coronavirus ha fatto sì che gli ausiliari del medico, i trita pastiglie e togli flebo diventassero eroi. Grazie, prego, ecco finalmente.
No, niente di tutto questo.
Risposte, diritti, revisione della contrattazione nazionale, dignità professionale, possibilità di progressione di carriera, rispetto.
Oggi e da oggi in poi..fino a ieri soprassediamo.Sono stata sottoposta al tampone rino-faringeo, per quanto mi riguarda quel bastoncino nel naso è stato il fastidio fisico più grande che questo virus che sta bloccando intere nazioni mi ha causato. Ebbene sì, l’esito è positivo.
Sono in quarantena, a casa a Torino. È inutile dirvi che mi annoio da morire. Inoltre, il pensiero che i miei colleghi in corsia, in PS, sul territorio stanno davvero facendo fatica ad andare avanti per riuscire a garantire un livello di assistenza che sia quantomeno dignitoso per le persone assistite. Perché ricordiamocelo..dietro i numeri, le statistiche, “la curva” ci sono le persone, persone che stanno male e che muoiono, giovani o anziani che siano, pluripatologici o meno, persone.P.S. per gli amici castelbuonesi, sono a Torino non vengo in paese da mesi e purtroppo chissà quando potrò tornarci.
P.P.S. Con il cuore vicino a tutti i colleghi infermieri, medici, oss, tecnici, soccorritori che stanno vivendo questo dramma sulla loro divisa, ogni giorno, e che non dimentichiamoci.. hanno delle vite fuori da quelle corsie. Genitori, figli, compagni, amici i quali vivono anch’essi le paure e le ansie date dalla circostanza.
Non vi ripeto il solito mantra dello stare a casa, nella speranza che lo abbiate fatto ben vostro.Con amore,
Fede, infermiera che non farebbe null’altro nella vita se non l’infermiera.
Cara Fede,
non credo di avere il piacere di conoscerti ma concedimi questo appellativo affettuoso. Sento il bisogno di ringraziarti per quello che hai fatto e farai ancora, ma anche per le tue parole sincere, schive e ricche di amore per il prossimo, per tutti coloro che in questo momento sono in prima linea, per il tuo lavoro anche se rivendichi, più che giustamente dico io, un trattamento più adeguato per il futuro.
Vedi, quelle come la tua sono le testimonianze che mi fanno sentire l’orgoglio di appartenere, anche da un’altra residenza, alla comunità di Castelbuono.
Grazie con tutto il cuore a te e a tutti gli altri che stanno difendendoci da questo assalto e che, ne sono certo, lo annienteranno.
In bocca al lupo.
Paolo Cicero
Ciao Fede. Ho sempre sostenuto che i medici e gli infermieri siano degli eroi, perché si prendono cura del prossimo. Non è un mestiere come un altro. Questa professione si deve sentire dentro, ti prende in ogni parte del corpo e dell anima. E tu ne sei l esempio concreto e, permettimi, l orgoglio di noi tutti. Un abbraccio, a presto.
Renato Zito
In Italia non abbiamo mezze misure, passiamo da “miigli cu ‘n navi di bisuigni” a “sono tutti eroi”. Come per tutte le categorie c’è chi fa il proprio dovere con impegno e serietà, alcuni che hanno grandi competenze e poi purtoppo ci sono quelli interessati solo allo stipendio…siamo italiani.
Capisco che per medici e infermieri al nord è arrivato un impegno importante, ma stanno facendo il proprio dovere. Esattamente come fa il proprio dovere (senza essere eroe) il militare che va in missione, il vigile del fuoco che va a spegnere un fuoco o l’insegnante che prova a portare conoscenza in una scuola dello Zen.