Ma quanto ci costi (my)Cicero? Fallimento Unesco e altre decisioni discutibili per Castelbuono ad un anno dalle elezioni

Primo anniversario amaro per il quarto mandato dell’era Cicero. Si potrebbe dire che per l’attutale sindaco vale la regola del vince l’elezioni ma perde con le decisioni. Ricapitoliamo. Un anno e mezzo fa iniziava la corsa per la candidatura di Castelbuono a Città Creativa Unesco per la Gastronomia. Non una cosa da niente, essendo un affidamento di circa 60 mila euro alla società BIA affinché ne preparasse il dossier alla Commissione Nazionale.

L’iniziativa divenne subito perno del programma elettorale del sindaco uscente Cicero e fortemente criticata dagli altri schieramenti per velleità e costi. L’enormità dell’obiettivo della candidatura (con i relativi costi) era apparsa evidente a molti e con una giusta parafrasi poteva essere così riassunta: chi non vuole la vittoria di Castelbuono è senza cuore, chi ci spera è senza cervello.

Infatti, guardando l’elenco delle altre città che avevano ricevuto la candidatura sembrava chiara la grande differenza delle rispettive posizioni di partenza. Il dado era ormai tratto e la macchina messa in piedi ha cercato di puntare con iniziative in lungo e largo per l’Italia e articoli su articoli. Passato quest’anno, è arrivato l’esito con la selezione di Vico Equense – patria della pizza, giusto per avere un’idea. Iniziano a fioccare i commenti, alcuni molto lucidi e perfettamente colti nel segno. Il sindaco tarda qualche ora ma poi risponde con toni che non ci fanno onore, in quanto lui rappresenta la nostra comunità. Cioè dice: – la nostra esclusione è stata politica – hanno scelto l’unico paese (Vico Equense) governato dal centro destra – però ammette che negli ultimi giorni ha ripetutamente e inutilmente cercato di chiamare il Presidente del Senato Ignazio La Russa e e tutto lo staff di Fratelli d’Italia, come a chiedere, spingete la nostra candidatura, che sarebbe a dire predicare bene ma razzolare male.

In realtà, i sospetti avanzati dal sindaco sono stati chiariti dal contenuto della lettera inviataci dalla Commissione Nazionale per l’Unesco a firma del presidente Franco Bernabé che recita testualmente: la candidatura di Castelbuono ha un dossier completo ed esaustivo (cioè, ci è chiara la vostra situazione per giudicarvi compiutamente) e dal quale emergono diverse criticità legate in parte alle ristrette dimensioni cittadine ed un’insufficienza complessiva nelle attività svolte sia a livello locale sia a livello internazionale. Non serve un tecnico o un attento conoscitore della materia per comprendere la sonora bocciatura che queste parole rappresentano – e che erano state all’epoca condivise e anticipate da molti cittadini. La società BIA – da conoscitrice di tali bandi – avrebbe dovuto considerare le nostre effettive chances in suddetto campo estremamente difficile, e magari indirizzarci verso una strada diversa quale appunto quella consigliata dalla Commissione dell’adesione al programma Geofood.

E ancora. A proposito delle ristrette dimensioni cittadine. Il sindaco fa tanto sfoggio delle rete territoriali ma poi quando si tratta di applicarle è il grande assente. Non ci risulta che sia stata coinvolta Cefalù che è un attrattore turistico internazionale micidiale. Un solo albergo a Cefalù fa gli stessi numeri di tutta la stagione a Castelbuono e vanta perfino un bene patrimonio mondiale dell’Unesco come il Duomo. Non sarebbe stato saggio coinvolgerla?

Se questa sconfitta l’avesse portata in saccoccia un ‘altra amministrazione, sarebbe stata sbranata dalle opposizioni che ne avrebbero condannato la dissipazione del danaro pubblico a fronte dei sempre maggiori costi per i cittadini. Non dimentichiamoci alcuni fattori che dobbiamo all’attuale amministrazione:

  • Strisce blu praticamente ovunque, adesso sono state previste anche in via Mario Levante.
  • Strisce blu che non prevedono neanche la pausa oraria tra le 14:00 e le 16:00. A Palermo si va verso la riduzione delle strisce blu mentre a Castelbuono sono in piena pandemia.
  • Cartelle esattoriali recapitate a chiunque per arretrati dovuti a un sistema che è andato in tilt, per cui i cittadini sono costretti a impiegare tempo su tempo per comprendere se sono stati effettivamente pagati o meno.

Il sindaco quanto conosce sulla sua pelle di questo paese reale? Sa quanto è difficile parcheggiare un proprio mezzo privato? Costi di benzina, viaggi? Ha un’idea di tutto ciò, di quanto incidono i suoi costi di rappresentanza sulle casse comunali? Sarebbe il caso di contenerli, tenuto conto poi dei risultati raccolti?

E per concludere, citiamo l’altro cavallo di battaglia della giunta Cicero: il centro polifunzionale. Noi speriamo che non sia un flop, tuttavia al momento guardiamo il cantiere di piazza Castello che si presenta in maniera indegna e indecorosa. E’ proprio impossibile non adoperarsi per renderlo esteticamente più adeguato come avviene in tutti in ponteggi nel mondo? No, cantiere a cielo aperto così il mondo può guardarci e farsi un’idea.

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