Madonie, respinto il ricorso di Pizzuto. Legambiente: “Nei Parchi troppe nomine clientelari”
L’ex presidente del Parco delle Madonie era stato sollevato dall’incarico dopo la scoperta di un viaggio in Canada pagato con i soldi della Regione e si era opposto. Oggi il Tar ha confermato la decisione del governo Crocetta. La Regione, anzi, rilancia: “La laurea del dirigente non è valida”. La replica: “Cambiate le carte in tavola 48 ore prima dell’udienza. Ricorreremo al Cga”.
PALERMO – La Regione lo aveva “sospeso” dalla carica di presidente del Parco delle Madonie, dopo la scoperta di un viaggio in Canada pagato con i soldi pubblici. Angelo Pizzuto aveva subito avanzato ricorso contro quell’atto, assistito dall’ex assessore regionale Gaetano Armao. Ma quel ricorso è stato respinto.
Secondo i giudici, “ad una sommaria cognizione, il ricorso non appare assistito da adeguato fumus boni juris avuto riguardo alla connotazione cautelare della sospensione, alla temporaneità della misura quale emergente dall’avvio del procedimento di revoca”. Insomma, considerato che il provvedimento della Regione ha natura “cautelare” non si creerebbero i presupposti per chiederne una revoca.
Pizzuto si era difeso affermando a più riprese di non aver mai partecipato a quel viaggio in Canada, e aveva contestato la sospensione del suo incarico e il contestuale affidamento della presidenza del Parco a Erasmo Quirino. E i rilievi contenuti in quel ricorso sono tanti: dall’assenza della motivazione alla base della decisione, passando dal mancato coinvolgimento di Pizzuto nell’istruttoria che ha portato alla sospensione, fino alla mancata firma del presidente della Regione. E nel ricorso si fa riferimento anche alla nomina del nuovo commissario del Parco delle Madonie: anche quella sarebbe illegittima a causa dell’incompatibilità di Quirino.
Il Tar, in questa fase, non è entrato nel merito della questione. Anche se, nell’ordinanza si fa accenno “alla non irragionevolezza del riferimento ad asserite irregolarità della nomina quale verosimilmente emersa nella istruttoria conseguente alla sospensione”. Il sospetto che ci fosse qualche irregolarità, quindi, sarebbe emerso dalle carte. Ma su questo si deciderà in futuro.
Intanto, c’è già che “brinda” allo stop al ricorso di Pizzuto. Legambiente Sicilia, infatti, oltre ad accogliere con soddisfazione la pronuncia del Tar, annuncia un esposto alla Corte dei Conti sulla gestione dei parchi siciliani. “Per il Parco dei Nebrodi – si legge in una nota – è stato incredibilmente nominato presidente un bancario che non possiede gli specifici requisiti previsti dalla legge regionale in base alla quale il presidente deve essere ‘scelto tra persone che si siano particolarmente distinte nella salvaguardia dell’ambiente’. Tutto ciò dopo la candidatura alle nazionali e la campagna elettorale condotta dal Presidente dell’Alcantara in carica o la nomina di un farmacista a direttore del Parco dei Monti Sicani”.
Gli ambientalisti fanno riferimento al recentissimo caso di Giuseppe Antoci, ex candidato del Megafono scelto al vertice dell’ente dei Nebrodi e alle vicende di Bruno De Vita, ex presidente del Parco dell’Alcantara (anche lui recentemente sollevato dall’incarico da parte del governatore Crocetta), candidato alla Camera con Fli alle ultime elezioni politiche, e di Gioacchino Marsala, farmacista di Sciacca, e in quei giorni coordinatore cittadino dei finiani, scelto dal passato governo come direttore del Parco Monti Sicani. Secondo Legambiente, che ha inoltrato un esposto alla Corte dei Conti, è necessario ed urgente un intervento legislativo per abrogare la norma della finanziaria regionale 2012, che ha soppresso i Comitati Tecnico Scientifici ed ha previsto la presenza di soli rappresentanti dei Comuni negli organi di gestione, caso unico in Italia e contro le previsioni della legge quadro nazionale, che prevede, com’era in origine anche nella legislazione regionale, la presenza del mondo scientifico e dell’associazionismo ambientalista.
“I parchi regionali – ha aggiunto dichiara Angelo Dimarca, responsabile conservazione natura di Legambiente Sicilia – sono al minimo storico di credibilità a causa innanzitutto delle nomine dei vertici improntate a scelte illegittime, al mancato rispetto di criteri di specifica competenza, a logiche politico-elettorali. Chiediamo l’azzeramento di tutti gli incarichi di presidente, commissario e direttore negli enti parco e di procedere alle nuove nomine secondo criteri di rigorosa competenza e con procedure ad evidenza pubblica comparative per scegliere le persone con i titoli più adeguati”.
Fonte: www.livesicilia.it