Maltrattamenti e torture disabili: interviene il garante della persona disabile del comune di Castelbuono

(Riceviamo e pubblichiamo) – Come Autorità Garante della persona disabile del Comune di Castelbuono, apprendo con grave amarezza una notizia che non avrei mai voluto udire, né vedere. Si tratta di atti, sciorinati con una brutalità e disumanità degne della più cruda cattiveria umana, e che piegano la nostra comunità in una forma di sconforto mai provata.

Appare scontato dire che abbraccio le vittime di tali brutalità, in una carezza virtuale e personale. E in questo precipuo momento, la mia presenza, proprio per la posizione di tutela che rivesto, rappresenta posizione di garanzia fondamentale per le vittime, i familiari, i cittadini e gli operatori della disabilità che sono il fiore all’occhiello del paese. A tal fine comunico che ove dovesse essere istruito un processo penale, mi costituirò parte civile, al fine di palesare i danni che sono e saranno arrecati alla nostra comunità, ai fragili.

Le eventuali somme ricavate saranno devolute in progetti di beneficenza per i disabili. Inutile dire che questa notizia ha leso l’immagine ed il decoro di un paese ove sono presenti tantissime realtà che operano nel mondo della disabilità. Realtà, ove il rispetto e l’amore per i pazienti, sono il filo conduttore di un agire improntato sull’IO. Ove per IO si intende il paziente, la sua esigenza, la sua dignità, la tutela del bene vita nell’eccezione costituzionale ed Eurounitaria.

C’è un piano, uno scopo, un valore per ogni vita, indipendentemente dalla sua posizione, età, sesso o disabilità. Ed è mio dovere quello di trattare le cattiveria oggi palesata come un vento gelido e non come pioggia. Mi farà rabbrividire, ma non lascerà tracce su di me. Su di noi tutti. Il mondo è un posto pericoloso, non solo a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma anche per quelli che osservano senza fare nulla. Per questo garantisco alla nostra collettività che quanto è in mio potere sarà fatto. L’autorità Garante

Avv. Angela Maria Fasano