Mario Lupo: due riflessioni e una proposta finale semiseria al sindaco

Pubblichiamo di seguito quanto ricevuto dall’avv. Mario Lupo, il quale interviene sulla scelta di allestire una esposizione di pupi siciliani all’interno del Museo naturalistico Francesco Minà Palumbo

Confesso che l’età (assai avanzata…) ogni giorno mi porta a fare varie riflessioni causate da fatti, da iniziative e da notizie locali, oltre che da ricordi. Ne voglio qui esporre due.

Il 27 luglio alle ore 18 nel Museo Naturalistico dedicato a Francesco Minà Palumbo e alle sue raccolte, nell’ex convento di San Francesco, sarà inaugurato -udite udite!-  un apposito spazio espositivo dei “Pupi Siciliani della Scuola palermitana della collezione privata Vincenzo Pandolfo”.

Fermo restando il rispetto per i Pupi Siciliani e per chi a quanto pare ha voluto donarli, mi sono chiesto: ma cosa c’entra Minà Palumbo, il suo museo, le sue raccolte naturalistiche, i suoi studi, le sue innumerevoli pubblicazioni, la flora, la fauna, l’entomologia delle Madonie, con i “Pupi” anche se siciliani? Cosa c’entrano insomma i “Pupi” con l’ambiente naturale delle Madonie? Sono forse “pupi naturalistici”? O forse nella Castelbuono dell’800 i bambini castelbuonesi giocavano con i “pupi” e quindi anche F.M.P., la di lui moglie, il di lui nipote ex sorore, vi giocavano? O forse ancora F.M.P. era anche  un “puparo”? In ogni caso, se avrà giocato con “pupi” saranno stati “pupi” castelbuonesi, non della “Scuola palermitana”…

Ho cercato di darmi una spiegazione di siffatta iniziativa, ma non l’ho trovata. Forse tutto nasce dalla proposta di qualcuno, subito accolta dalla instancabile fantasia del nostro Sindaco, impegnato, come sappiamo, a fare del nostro paese un attrattore fondamentale per il turismo in Sicilia (non sono concetti miei… ma è quanto si legge, più o meno, nell’invito che gentilmente ha inviato a me e ad altri “ex”, come motivazione dell’iniziativa). Per cui, mi arrendo.

È evidente che, se non ho compreso un disegno e un obiettivo così grandi, è colpa della mia età… Certo, il naturalista, il ricercatore, lo studioso, lo scienziato, il medico Francesco Minà Palumbo non c’entra nulla con i “Pupi” anche se “Siciliani”, e forse si agiterà un poco nella tomba. Ma che importa. Se il Sindaco si convince (…lui, come si sa, conosce tutto e tutti…) che i “Pupi” arricchiscono la capacità di attrazione di F.M.P., del relativo Museo naturalistico (con l’ossequio o magari il suggerimento di presidente e direttore), e quindi del paese, non può che essere così. I turisti finalmente avranno un vero motivo per visitare il paese e il Museo naturalistico: e cioè quello di poter ammirare i “Pupi Siciliani” per giunta “della Scuola palermitana”, che, altrimenti, appartenendo ad una collezione privata, non potrebbero mai ammirare. Saremo così tutti più felici e più contenti…

La seconda riflessione mi è stata provocata dal ricco programma di “Castelbuono Teatro 2021” che, fra i tanti appuntamenti, la sera del 4 agosto nel chiostro di San Francesco, metterà in scena nella sezione “Il teatro del Settecento” la commedia “Gl’innamorati” di Carlo Goldoni.

A leggere il nome di questo famoso autore, mi sono ricordato che tempo fa mio fratello mi aveva segnalato che nella commedia “La Dama prudente” Carlo Goldoni aveva inserito Castelbuono. Ho quindi recuperato il testo di questa commedia e devo dire che mi sono compiaciuto parecchio per quel che ho letto.

La commedia in tre atti fu rappresentata per la prima volta a Venezia nel Carnevale del 1751 e Goldoni la dedicò a “Sua Eccellenza la Nobile Donna Marina Sagredo Pisani”, famiglie quelle dei Sagredo e dei Pisani fra “le più antiche, le più illustri e le più doviziose della repubblica”.

La commedia tratta della prudenza di una moglie (Donna Eularia) angustiata da un marito assai geloso (Don Roberto). Ad un certo punto interviene Donna Emilia, venuta da Castelbuono a Venezia con il marito che deve risolvere una lite con persone del luogo.

Qui comincia il raffronto tra la vita sociale di una grande citta come Venezia e quella del piccolo mondo di Castelbuono, sui rapporti familiari e sul ruolo delle donne. Per farla breve, la conclusione sarà che la prudente Donna Eularia con il marito geloso Don Roberto, per sfuggire ai pettegolezzi della città che rendevano loro la vita impossibile, si trasferiranno a Castelbuono, il paese di Donna Emilia.

E Donna Eularia così conclude la commedia: “Io mi aspetto godere una vita felice, un ritiro beato, un soggiorno pieno di contentezze… Conobbi essere una gran città per me e per mio marito pericolosa, ed eletta mi sono l’abitazione di un castello. In questa maniera Don Roberto non avrà occasione d’essere geloso. Egli vivrà quieto, ed io passerò i giorni tranquillamente. Anderò a Castelbuono. Molti crederanno che Castelbuono sia un paese ideale; ma io dico che Castelbuono è quello in cui si elegge di vivere una Dama prudente” (la sottolineatura è mia…).

A questo punto i lettori comprenderanno il perché delle domande che mi sono poste. E dunque, mi chiedevo, il paese era già conosciuto e visitato per la sua vita serena dai turisti veneziani del Settecento? Ma il paese, di più il “Sistema Paese”, non è nato con l’attuale Sindaco? E ancora, come è possibile che Goldoni ci abbia scelto per rappresentarci proprio nel Carnevale veneziano del 1751? Sapeva forse che anche da noi il Carnevale si festeggiava nelle strade e nel teatro di corte? (sì, proprio in quel teatro che adesso si vuole ridurre ad una inutile sala multi usi).

Insomma, non finirei di elencare le tantissime domande che la “Dama prudente” mi ha posto. Mi fermo perciò qui, presentando però al Sindaco questa proposta semiseria: Visto che c’è questo importante precedente che lega, in qualche modo, Venezia a Castelbuono; visto che il Sindaco sa navigare bene negli altissimi rapporti internazionali (uno per tutti, l’indimenticabile gemellaggio con la Repubblica Socialista del Vietnam, propiziato, ovviamente, e fortunatamente per noi…, dalla sua sempre rivendicata formazione comunista), perché non proporre un gemellaggio, non dico tra il nostro paese e la città di Venezia (sarebbe troppo, lo capisco… Venezia non è il Vietnam…),  ma tra il nostro Carnevale e quello veneziano?

Scherzi a parte, se ci riuscisse, acquisterebbe certamente, l’instancabile Sindaco, una delle tante benemerenze storiche che già si è meritate e che ancora si meriterà… e non solo per i Pupi Siciliani… naturali o no.

E dunque, l’attendo all’opera.

Mario Lupo

P.S.: Avevo già scritto questo pezzo, quando ho letto su Castelbuono Live una robusta lettera del prof. Massimo Genchi su F.M.P., sul Museo, e, tra l’altro, sui Pupi di cui sopra. Concordo pienamente con tutto quanto vi si legge, ma ritengo di pubblicare egualmente queste mie riflessioni, sempre che la redazione sia d’accordo. M.L.

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