Paolo Cicero: Il bluff del re nudo

(Riceviamo e pubblichiamo – di Paolo Cicero) Poco più di 10 giorni fa  il primo di cittadino di Castelbuono, nella sua ultima lettera aperta, inizia con l’ennesimo “Sorprende …”: un termine che usa per le sue uscite pubbliche quando pensa di poter tirare fuori un asso dalla manica. Nella fattispecie riteneva di esibire la prova che, nella ristrutturazione di Le Fontanelle, stia programmando un’opera rispondente ai desideri e ai requisiti dei castelbuonesi e del Comitato per Le Fontanelle che alla fine, in un afflato equivoco e non richiesto, addirittura ringrazia, evidentemente solo ppi faccifarìa.

Però spesso gli assi che ritiene di giocare in realtà sono dei bluff, nemmeno difficili da smascherare. Solo che finché il bluff non è smascherato, il sindaco si sente autorizzato ad incassarlo, anche reiterandolo appena possibile. Infatti, nel suo ultimo “Sorprende …”, dopo aver polemizzato con quei “qualcuno” -in pratica con quasi tutto il paese, tolti i suoi fan sfegatati ormai ben lontani dai presunti 723- a cui dà fastidio il suo fare virtuoso (secondo lui), e dopo aver velatamente ipotizzato che potrebbero essere considerati responsabili di un futuro blocco del finanziamento, richiama come prova di questo suo discutibile fare virtuoso una precedente lettera aperta, inviata il 29 aprile scorso. Lettera che tentava di portare elementi di prova ma conteneva contraddizioni e incongruenze arbitrarie. Solo che nessuno, allora, la sconfessò; probabilmente perché contraddizioni e incongruenze sembravano troppo evidenti per sottolinearle. Forse è così, ma dato che la rispolvera come prova del suo buon operato, diventa indispensabile controbatterla.

Prima però chiariamo, se ce ne fosse bisogno, che se questo progetto fallirà (e se l’obiettivo è abbattere e ricostruire 4 mura e un tietti forse è meglio che fallisca, aspettando tempi migliori), questo fallimento sarà da addebitare solo al sindaco ed alla sua amministrazione: in 4 anni e rimanendo sordi alla gran parte delle motivate richieste di miglioramento, sono stati incapaci di dare adeguato impulso ad un’opera che avrebbe avuto tutti i presupposti per essere importante e meritoria. Dunque non metta i mani avanti signor Mario Cicero: lei è stato il dominus terminale di questo progetto che, purtroppo per lei, sembra essere destinato al fallimento, sia che venga realizzato sia che si areni nel nulla, per vari motivi ma non attribuibili a nessuno se non a lei e alla sua amministrazione.

Due contraddizioni sono nel passo della lettera di 10 giorni fa: “È evidente che quando si appalterà questo lavoro nei modi e nei tempi che le norme permetteranno, chiederemo alla Direzione dei Lavori di effettuare le varianti per poter avere un palco fisso con le attrezzature necessarie per fare teatro (già finanziate) e lo spostamento del corpo scala per l’accesso alla galleria, dalla platea ad altra zona”. Sì, due contraddizioni in uno, è grande nel creare contraddizioni il sindaco.

La prima è tecnica: infatti l’ultima versione del Codice degli appalti pubblici, Decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, l’art. 149 Varianti ( https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2016_0050.htm#149 ), precisando quali siano le varianti possibili in corso d’opera, nega la plausibilità delle due varianti che il sindaco vorrebbe demandare al direttore dei lavori, proprio in corso d’opera. E comunque il sindaco si è chiesto se, in corso d’opera, sia ancora lui e non il RUP a decidere eventuali varianti? Non è da trascurare nemmeno che le varianti in corso d’opera potrebbero determinare impugnazione dell’aggiudicazione da parte delle ditte non aggiudicatarie. In ogni caso queste varianti si sarebbero dovute fare prima dell’inizio della procedura di gara.  Cosa che il sindaco sembra conoscere, tanto da scrivere di aver chiesto al progettista di fornirle in tempo utile per “Introdurre la variante prima dell’avvio della gara”, anche se dopo accetta in subordine, per evitare guai o perché sa qualcosa che non ci ha detto, “o subito dopo l’espletamento dello stesso”.

La seconda contraddizione parte dalla lettera di fine aprile che il sindaco richiama: dopo aver esposto 4 dei sette punti di variante, quelli già insufficienti formalizzati dal Consiglio comunale, il sindaco scrive che l’amministrazione è riuscita a discuterne (di tutt’e quattro), di averne valutato le procedure da seguire e che “Sia da parte dell’Assessore Falcone che da parte del Direttore Bellomo c’è stata la massima disponibilità ad accompagnarci in questo percorso”. Speriamo non a piedi (e nemmeno con la vecchia BMW ormai rottamata), come suggerirebbe il lentissimo percorso fatto, in quattro anni, dal sindaco e dalla sua giunta su Le Fontanelle. La contraddizione è nel fatto che lui lascia intendere che il “percorso” riguardi i 4 punti richiesti dal Consiglio comunale mentre subito dopo, con un fare a trasi e niesci che potrebbe confondere chi legge, scrive che per due delle quattro varianti (allargamento della platea a scapito del foyer e sostituzione del rame nel tetto con coppo siciliano) “da parte della Sovrintendenza sono state trovate una serie di argomentazioni che non permettono sia sul piano tecnico che paesaggistico di poter eseguire tali modifiche”. In primo luogo c’è da rilevare, davvero una bella “Disponibilità ad accompagnarci in questo percorso” da parte della Sovrintendenza e di Bellomo! In secondo luogo ritengo che quanto riportato non sia credibile, almeno finché non sarà possibile verificare le presunte argomentazioni che portano a non accogliere le varianti escluse. Piuttosto sembra quasi che il sindaco voglia sfrondare, a poco a poco, la lista delle varianti superstiti, già insufficienti. Così, niente di strano, che alla prossima lettera aperta, resterà una sola variante; e alla successiva, â scurdata, nessuna.

Senza trascurare che per le varianti che avessero ricevuto esito negativo era stato concordato più volte, oltre ad essere doveroso per un’amministrazione trasparente, che l’esito avrebbe dovuto essere chiarito in dettaglio alla popolazione e ai portatori di interesse sull’argomento, primo fra tutti il Comitato per Le Fontanelle. Invece tutto rimane insondabile, nelle segrete carte dell’amministrazione o, peggio, nei presunti dialoghi intrattenuti con la Sovrintendenza e altri riferimenti. A cchiù miegli cosa: occhio che non vede, cuore che non duole, avrà pensato il sindaco. Sia chiaro, finché non le vedrò per iscritto -e non credo proprio che succederà- non crederò alle argomentazioni che hanno solo citato per escluderle. E sono certo di non essere il solo.

C’è poi una incongruenza arbitraria nel rimandare le varianti superstiti all’improbabile intervento del direttore dei lavori in corso d’opera, che abbiamo già visto non essere possibile: ma come, dall’11 marzo a quasi fine agosto, quando è iniziata la procedura di gara, non sono forse trascorsi più di quattro mesi? Non ci sarebbe stato quindi tutto il tempo di valutare tutte le varianti, progettandole e includendole nel progetto e quindi tra i lavori da aggiudicare, prima di iniziare la procedura di aggiudicazione? Non era questo ciò che era stato prospettato e che tutti si aspettavano?

Un’altra incongruenza arbitraria la riscontro nella frase testuale “In questi anni abbiamo dimostrato serietà nell’attività politica-amministrativa portata avanti, ripagata dalla fiducia dei cittadini”. Bbanò! In questo caso converrebbe al sindaco far dimenticare quando, proprio all’inizio del suo mandato, ipotizzò di trasformare il campo sportivo in un parcheggio, abbandonando l’idea appena si rese conto che non stava in piedi ed era malvista da tutti. O quando chiuse l’ingresso principale del palazzo comunale a favore di quello laterale, ritornando sui suoi passi appena capì che ancora una volta l’aveva scafazzata. O quando commissionò quella nuova segnaletica orizzontale che tutto il mondo tuttora ci invidia. Oppure le incompiute eclatanti, sbandierate come opere urgenti in campagna elettorale, quali per esempio la messa in sicurezza di via Ernesto Forte.

È ormai opinione diffusa che per lui a miegli parola è chiddra ca un si dici. D’altro canto si è fatta strada l’idea che, tolte le pur controproducenti parole, per usare una frase di una fiaba di Hans Christian Andersen ormai “Il re è nudo”.

Paolo Cicero

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