Paolo Cicero: “Non è mai troppo tardi … finché dura”

(Riceviamo e pubblichiamo)

Egregio signor Sindaco,

le devo confessare che … mi sono perso (il dott. Giuseppe Fiasconaro mi perdonerà se abuso del suo ormai affermato copyright).

Ma come? Lei si era tanto piccato quando le fecero notare di non avere rispettato i tempi imposti dal Consiglio Comunale aperto per la revisione del progetto per la ristrutturazione di Le Fontanelle e, ad oggi, non ci vuole ancora diri né scu né ppassaddrà? Il 7 aprile, in un suo post, aveva tacciato coloro che lo contestavano in proposito di lanciare accuse strumentali, di essere male informati e che la delibera con la revisione era stata già inviata ai progettisti, scrivendo: “Facciamo notare che da giorno 25.03.2021, ovvero il giorno successivo a quando è stata inviata la nota con la delibera ai progettisti, fino a giorno 06.04.2021, ovvero il giorno in cui è stato pubblicato l’articolo dei promotori del Manifesto, sono passati soltanto 13 giorni festività comprese”.

Il conto dei giorni allora tornava. Ora però, mi consenta egregio signor Sindaco, non torna più: a meno che non mi sia sfuggita qualche comunicazione, se allora erano passati solo tredici giorni ad oggi ne sono passati più di 70! Cosa devo pensare? Che lei non abbia adeguatamente sollecitato il progettista che stima così tanto?

O devo pensare che lei lo abbia sollecitato adeguatamente ma il progettista non ha avuto ancora il tempo di elaborare la revisione chiesta dal Consiglio Comunale aperto? Chissà, magari ha trovato altri irrisolvibili problemi di geometria euclidea.

Questo sarebbe strano però, davvero molto strano. Tanto che mi perdo ancora di più (sempre con il permesso del dott. Fiasconaro). Perché vede signor Sindaco, l’architetto Monaco durante il dibattito organizzato da Espero News il 19 marzo scorso, si stupì non poco nel sentire le richieste di revisione del progetto: per la maggior parte, dopo averle trascritte – o almeno aver finto di farlo- ebbe a dire più o meno, “Tutto qui”? Come a significare che non c’era bisogno di fare tutto questo bailamme perché lui quelle richieste avrebbe potuto riprogettarle in un fiat (anche se potrei provare di avergli inviato più volte, le stesse richieste, a partire dal giugno 2019).

Mi illumini quindi, signor Sindaco, non mi lasci in ambasce: il dubbio che mi rode è se la revisione del progetto non vada avanti perché lei non la tira o perché il progettista non la spinga. Ma chissà che la verità, come spesso accade, non stia nel mezzo: lei non tira e il progettista non spinge.

Ed ecco che comincio a ritrovarmi: e se la verità fosse che lei e il progettista foste già paghi di ciò che avete fatto (o non fatto)?

In fin dei conti, il progettista ha presentato un progetto rispondente ai requisiti che l’Amministrazione ha chiesto, quindi è tecnicamente a posto. Sì, è rimasto sordo alle indicazioni di chi voleva un Teatro vero; magari su alcuni aspetti architettonici ha fatto scelte molto opinabili; magari ha ceduto troppo alle richieste del committente. Ma ha fatto ciò che gli era stato chiesto. Quindi, avendo onorato il suo incarico professionalmente, può infischiarsene di essere ricordato come colui che ha negato il Teatro e può reclamare la sua parcella a buon diritto, con o senza revisione.

Lei, signor Sindaco, dopo essersi finalmente accorto che tutta la popolazione era in disaccordo con il progetto presentato e che persino al suo interno continuavano a chiederle il perché di tanta ostinazione nel non recepire indicazioni sacrosante, era alla ricerca di elementi importanti da puntare per riguadagnare consenso, pur sapendo di non avere granché per le mani.

Così, per usare un paragone, la proposta di revisione avanzata dal Consiglio aperto potrebbe assomigliare ai tentativi di quei giocatori di baccarat castelbuonesi di tanto tempo fa che, dopo aver perso tutti i quattrini, con mossa disperata e confidando nella comprensione di chi teneva il banco, cercavano di puntare pur non avendo più denaro, annunciando l’ipotetica puntata con “Cadono …” e giù una grossa cifra. Peccato che chi teneva il banco ribattesse sempre, insensibile e crudele, “Lasciamoli cadere”, come a sentenziare che senza sordi un sinni canta missa.

Ecco quindi il messaggio, signor Sindaco: i quattrini nel suo caso sono il consenso popolare e chi tiene il banco sono i castelbuonesi. “Lasciamoli cadere” è l’invio a esporre fatti e risultati concreti della revisione senza giri di parole.

Se lei ha davvero la volontà di cambiare il progetto in modo virtuoso -e io me lo auguro sinceramente anche se ci credo poco- non perda altro tempo e costringa chi sa a formalizzare, concretamente e immediatamente, la revisione e informi. Ricordi però loro che nessuno si accontenterà di un “Questo non si può fare” senza la chiara dimostrazione pubblica dell’infattibilità (con facoltà, eventualmente, anche di usare come prova la geometria euclidea). E che oltre ai punti accettati dal Consiglio ce ne sono altri tre almeno: discutiamo pure, se vuole, su una strada ridimensionata e sull’estetica ma non sul resto.

Lo faccia! Dimostri la sua volontà concreta, seppure molto tardiva, di voler perseguire l’idea di Teatro che tutta Castelbuono reclama per Le Fontanelle. Non solo con atti ma anche con fatti. Lo faccia! E io sarò il primo a ringraziarla e a riconoscere che ha finalmente abbracciato la via giusta verso il Teatro.

Oppure, se crede, non lo faccia. In questo caso, per quanto lei cercherà di dissimulare, sappia che io sarò il primo a urlare che lei ha la responsabilità di non aver voluto il Teatro dall’inizio e a fingere soltanto di volerlo quando si è scoperto solo.

“Non è mai troppo tardi” era il titolo di un vecchio ma utile programma televisivo di istruzione popolare. E la frase è vera, almeno per il tempo in cui lei avrà l’autorità di intervenire. Poi diventerà tardi e potrebbero essere altri a dover fare quello che lei non ha voluto fare.

Cordialmente, Paolo Cicero

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