Politica castelbuonese: scontri social, denunce e stato dell’arte

Si è scatenato nelle ultime settimane un dibattito politico su più fronti sui social, ne diamo parzialmente sintesi con alcune riflessioni

La politica, si sa, raramente regala gioie ma ciò che stiamo vivendo in questi giorni suona come un pericoloso campanello di allarme.

Il clima politico, dall’elezione di Tumminello, è rimasto teso come non mai e bisogna risalire alla stagione del 92 per rivivere una situazione simile in cui la parola più diffusa nel linguaggio politico è – ora come allora – denuncia.

Qualche giorno fa un post di Facebook del candidato sindaco Allegra parlava di “brutta aria di odio, di denunce ed arroganza” che inquina sempre di più il nostro paese, augurandosi un modello di governo efficiente per Castelbuono.
Come dargli torto, ma queste sono purtroppo le conseguenze inevitabili dello scontro che sta viziando l’azione di molti protagonisti della nostra politica.

Mario Cicero nel giugno 2017 ha stravinto le elezioni, con innegabili meriti di stratega per aver surclassato ancora una volta gli altri contendenti ma, adesso, sono evidenti i nodi al pettine di questa ultima strategia. Fin dai primi atti dell’amministrazione Tumminello ne ha risucchiato i consiglieri, prosciugandolo del sostegno in consiglio e attuando una tenace opposizione dell’Aventino disertando e di fatto rendendo inutile la maggior parte delle sedute comunali.

Non sono mancate ovviamente le denunce, così da inaugurare una nuova stagione di tensione ad alti livelli. Molti commentatori condividono sul punto, e cioè del gioco facile di invocare una pacificazione sociale sotto forma di dialettica politica da gentiluomini adesso che le parti sono invertite con lo storico antagonista Tumminello.

Tumminello, dalla sua, è riuscito nell’abile risultato di perdere le elezioni da sindaco uscente contro una sinistra spaccata ignorando tutte le insofferenze che la sua coalizione gli aveva in tutti modi palesato. Cosparsosi il capo di cenere ha però, fino a poco tempo fa, rappresentato l’unica voce critica contro la corazzata politica di Mario Cicero, restituendo pan per focaccia al suo avversario che insieme a mille altre voci critiche gli aveva scatenato un serratissimo fuoco di fila nel quinquennio 2012-2017. E da capo dell’opposizione Tumminello si è beccato una querela per diffamazione, segno che le aule giudiziarie sono la passione dei tempi che viviamo.

Dicevamo che unico bastian contrario fino a poco tempo fa è stato il solo Tumminello, tuttavia sulla scena politica si è affacciato Peppe Cicero, simpatizzante 5 Stelle “nazionale”, che a viso aperto ha affrontato Mario Cicero in tutte, ma proprio tutte, le questione spinose che tormentano l’attuale sindaco.

Peppe Cicero ha il vantaggio di non avere uno storico politico, attacca sui temi sensibili senza timore di un contropiede, pretende delle risposte ma si vede redarguito dal primo cittadino per una questione di cane non registrato all’anagrafe canina, segnando uno dei punti più bassi del dibattito politico dalla fondazione di Atene ai giorni nostri.

Peppe Cicero ha sollevato delle questioni importanti, tanto care alla filosofia politica di Mario Cicero, ed è giusto che vengano affrontate nel dibattito pubblico senza risibili divagazioni.
Le tematiche affrontate sono talmente delicate che hanno destato l’attenzione dei 5 Stelle “locali”, non più operativi in ordine sparso e ritornati a più sostenuta opposizione, con aperte critiche di Daniele Di Vuono per la gestione dell’autobotte e dei rifiuti in generale.

A distanza di un anno e tre mesi dall’inizio del suo terzo mandato è tempo di guardare i fatti prodotti dall’amministrazione Cicero e si notano una costellazione di episodi che lasciano molto perplessi: il caso Liccia, lo scontro con querela contro alcuni lavoratori delle cooperative di Castelbuono Ambiente, nomine di consulenti, l’autobotte, strisce pedonali, le dimissioni del presidente del Museo Civico, dotazione di auto blu pronta per la rottamazione e feste per la Repubblica Socialista del Vietnam a carico dei cittadini.

Il bilancio è severo per l’aggravante di avere ricevuto un milione di euro dalla vendita lotti a Fiasconaro e una condizione politica di assoluto controllo con ferrea maggioranza in consiglio e una giunta totalmente disponibile.

Queste ombre non hanno infatti incrinato la solidità della maggioranza di governo, non una lamentela da parte del capo gruppo Prestianni il cui, seppur breve curriculum politico di sinistra purista, avrebbe lasciato pensare il contrario.

Tutto tace, insomma, e l’unico forse in grado di contrapporre una convinta resistenza tecnica-politica all’azione del Sindaco – laddove dovesse essere percepita negativamente – rimane Angelo Puccia il quale però oggi non sembra particolarmente interessato alle vive questioni politiche di questi mesi.

Oggi quindi le prospettive sui risultati non appaiono rosee, tenuto conto delle aspettative legate al passato di Mario Cicero il quale appare più solo che come il factotum della macchina governativa. La solitudine pare suggerita dalla vacuità della sua giunta che paga un prezzo alto all’inesperienza amministrativa.

Allora si spiegano i nodi al pettine. La squadra di Lia Romè, senza Mario Cicero, era talmente inadeguata per vincere le elezioni quanto necessaria per garantire allo stesso un buon governo.
Infatti, basta ricordare che tutti gli assi delle precedenti amministrazioni Cicero adesso gli sono contro oppure sentimentalmente molto lontani, quasi a dimostrare che – senza Giuseppe Fiasconaro, Lia Romè, Martino Spallino, Carmelo Mazzola e via discorrendo – anche per Mario Cicero si potrebbe evocare la scena dei pretoriani che sfilando dissero: Cesare ricordati che anche tu sei mortale.

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