Prima del sistema paese, c’era… il Paese

(Di Massimo Genchi) – Mi è casualmente capitato per le mani, ma lo potete rintracciare on-lain all’indirizzo https://www.google.com/books/edition/_/bOWf42YQVLgC?sa=X&ved=2ahUKEwiZy7ex1IqFAxWKgf0HHTAeC8UQ7_IDegQIFhAD (eventualmente gli dite che vi ho mandato io)

l’Annuario Generale d’Italia e dell’Impero Italiano per il 1938.

Naturalmente, di fronte a una occasione del genere, la prima cosa che ciascuno di noi fa è di andare a vedere cosa dice di Castelbuono e, mentre effettui la ricerca, pensi che forse manco c’è, forse era un paese sconosciuto e intanto lo vedi spuntare: CASTELBUONO, compreso fra Carini e Casteldaccia.

Vengono riportate tante notizie e, fra queste, appaiono degne di una qualche significatività le seguenti:

Paese di 11.200 abitanti, fra i suoi prodotti spiccano vino, olive, manna, arance, formaggi, lana, olio, cerali, sommacco, stinco, mandorle e legname, abbondano i pascoli, dunque fiorisce l’allevamento.

Tralasciando gli uffici presenti nel territorio comunale (Ufficio del registro, Esattoria, Comando Tenenza carabinieri, Pretura, ispettorato Agrario), il consultorio ostetrico pediatrico, l’ambulatorio medico e l’ospedale civico

risaltano, senza dubbio, la presenza di

  • quattro agenzie assicurative: Fondiaria, Securitas. Assicurazioni nazionali, Assicurazioni generali;
  • una banca locale (ma erano tre fino a qualche anno prima, quando furono messe in ginocchio dalla grave crisi della manna);
  • cinque studi legali;
  • una fabbrica di acque gassose;
  • due alberghi;
  • sette esportatori di manna;
  • due laboratori artigianali di strumenti musicali;
  • due fabbriche di laterizi;
  • due grosse aziende agricole multiproduttive;
  • quattro rappresentanti di macchine da cucire;
  • cinque grosse aziende di allevamento;
  • otto costruttori di mobili;
  • quattro mulini;
  • otto grossi produttori di olio di oliva;
  • quattro grossi esportatori di agrumi;
  • due stabilimenti di paste alimentari;
  • nove produttori di vini;
  • tre produttori di sommacco
  • una fonderia di ferro, ghisa e metalli;
  • un laboratorio di lavorazione meccanica del legno;
  • un tornitore;
  • un ristorante

e ancora:

  • una ventina di calzolai;
  • una decina di falegnami;
  • quattro frantoi;
  • dieci ditte di costruzioni edili;
  • tre negozi di cotoni;
  • cinque stagnini;
  • cinque rivenditori di concimi;
  • otto negozi di tessuti;
  • otto sartorie;
  • otto merciai;
  • dodici parrucchieri;
  • cinque pizzicagnoli

eccetera.

Voglio solo dire che nello stesso annuario, risulta che Cefalù ha circa cinquecento abitanti in meno di Castelbuono e una minore estensione dei settori produttivi, la stessa minore estensione dei settori produttivi si registra per Gangi e Petralia Sottana pur avendo entrambi 11000 abitanti e soprattutto per Partinico che pure ha il doppio degli abitanti di Castelbuono. Rimanendo in questo ordine di grandezza solo Mistretta equivale a Castelbuono per abitanti e diffusione di industria, commercio, professioni e artigianato.

Naturalmente è la situazione relativa a ottant’anni fa e quelle riportate sono soltanto una parte delle attività presenti. Ad esempio, non so perché non siano stati riportati i fabbri e il comparto pastorizia era sicuramente ben più esteso delle cinque grosse aziende di cui si parla. Ma ognuno di noi può fare le proprie analisi e conclusioni.

Certo non si nuotava nell’oro, lo sappiamo. Neanche oggi. Non c’erano taumaturghi né ciarlatani impegnati a propalare che tutto andava a gonfie vele. Sì, c’era la propaganda di regime. Non c’erano So. di SVI. ma penso che il paese, nella sua interezza, non abbia sofferto maledettamente la mancanza. C’era un paese che viveva fra gli stenti, un paese al lavoro, un paese pieno di castelbuonesi. C’era un paese. Oggi c’è un paese al tramonto.

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