Il professor Orazio Cancila scrive una lettera aperta al consigliere Andrea Prestianni in merito alla revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini

Pubblichiamo di seguito la lettera aperta che il professor Orazio Cancila indirizza al consigliere capogruppo di maggioranza Andrea Prestianni. L’argomento della lettera prende spunto da un articolo apparso sul Giornale di Sicilia del 17 novembre scorso in merito alla richiesta di revoca della cittadinanza onoraria a Benito Mussolini (proclamata per acclamazione nel 1924 dal consiglio comunale di Castelbuono) avanzata dal capogruppo di maggioranza Andrea Prestianni

Egregio dottor Andrea Prestianni,
ho letto sulla stampa della sua proposta di revoca della cittadinanza onoraria di Castelbuono a Mussolini, che non mi trova d’accordo. Sono convinto che la storia sia anche memoria e che essa, per quanto criticabile, non possa essere in nessun modo cancellata né depurata, come avverrebbe nel caso della revoca della cittadinanza a Mussolini. Anche gli errori debbono essere ricordati come monito per non essere ripetuti. Revocare la cittadinanza significa cancellarla e quindi fornire una visione distorta della Castelbuono del 1924. Perché è bene che si sappia che, se nel 1923-24 i comuni italiani fecero a gara nel concedere la cittadinanza a Mussolini, ci furono pure comuni (pochissimi, in verità) che non parteciparono alla gara: penso ad esempio ai comuni piemontesi Alba, Cuneo, Mondovì. Castelbuono invece partecipò alla gara, perché – a detta del sindaco del tempo – «non seconda ad alcun comune nelle nobili iniziative».

Se vogliamo rimuovere quindi il fatto, bisognerebbe anche revocare la cittadinanza castelbuonese ai quattordici consiglieri comunali – tra cui alcuni socialisti – che il 23 maggio 1924 approvarono per acclamazione la proposta del sindaco cavaliere Antonio Gugliuzza. Ecco i nomi: avvocato Antonio Guzzio, Michele Pittalà, Nunzio Tornabene, Vincenzo Mazzola fu Stefano, don Gioacchino Pupillo, farmacista Salvatore Guzzio, Francesco Castelli, Vincenzo Gambaro, Carmelo Di Bella, Gioacchino Leta, Gioacchino Lanza, Domenico Bonomo, Martino Biundo, Vincenzo Puccia. Risultarono assenti: Giuseppe (don Peppino) Turrisi Forti, l’avvocato Vincenzo Mercanti (assente cronico) e Carmelo Morici (ammalato, forse ancora ricoverato in ospedale a Palermo). L’unico dissenziente a me pare il socialista don Peppino Turrisi, assente.

A pensarci bene, la cittadinanza castelbuonese andrebbe revocata anche ai 1.418 elettori che il 6 aprile precedente avevano votato alle elezioni politiche il listone fascista, e quindi per l’allora già gerarca Alfredo Cucco, diversamente dai 553 elettori che votarono per i socialisti, in attesa di convertirsi anch’essi in buona parte al fascismo nel biennio successivo. Se ne salverebbero davvero pochi: Pietro Cangelosi, Rosario Genchi, Gioacchino Cammarata, il farmacista Pietro Lombardo, forse il notaio Francesco Gallegra e qualche altro. Non so se tra i 553 che votarono partito socialista ci fosse anche il sindaco Gugliuzza, che pure era stato presidente del comitato elettorale di Cucco, ma che i fascisti accusarono di aver votato socialista e gli organizzarono una manifestazione di protesta. Un mese dopo comunque, nel proporre al consiglio il conferimento della cittadinanza onoraria a Mussolini, il sindaco ebbe parole di stima e ammirazione per «il nome glorioso di Benito Mussolini».

Come vede, anche i socialisti che non avevano votato Cucco, non esitarono a proclamare Mussolini cittadino onorario di Castelbuono. Tra gli elettori di Cucco c’erano stati invece sicuramente i miei due nonni e mio padre, ma forse c’era anche qualcuno dei suoi antenati, perché mi pare che tra i Prestianni di fascisti (e poi missini) ce ne fossero parecchi. A questo punto, io chiamerei in causa anche tutti, dico tutti, i castelbuonesi che negli anni Cinquanta del Novecento votarono per l’ex gerarca Alfredo Cucco: anche a loro andrebbe revocata la cittadinanza castelbuonese. Per mia fortuna, pur avendolo allora votato, mi salverei, non essendo più da mezzo secolo cittadino castelbuonese: a Palermo non correrei infatti rischi, perché da tempo esiste una via dedicata a Cucco, così come nella vicina Bagheria. E ancora non si è pensato a cancellarle.
Gli eventi, egregio dottor Prestianni, vanno storicizzati e non possono essere in nessun modo cancellati. Sono accaduti. Critichiamoli pure, ma non possiamo rimuoverli. A parte il fatto che, in seguito al decesso (in questo caso quello di Mussolini), il cittadino onorario non potrà più usufruire dei vantaggi che essa può comportare e quindi probabilmente la cittadinanza conferita decade. E se così è, il problema è già risolto e non si pone neppure più. Pensiamo allora piuttosto al futuro, che non mi pare si presenti per niente allegro.
Cordialmente, Orazio Cancila

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