Punti Nascite madoniti, il bilancio di un anno: preoccupazione per il futuro

(tratto da Madonienotizie.it di Vincenzo Lapunzina)

Mancano poche ore alla notte di Natale, il 25 dicembre cattolici protestanti e ortodossi che seguono il calendario gregoriano celebreranno la nascita di Gesù.
Quando si pronuncia la parola nascita il pensiero di tutti, da Termini Imerese a Cefalù, fino alle quote più alte del Paesaggio madonita, va al Punto Nascite.
I punti nascite sono diventati un incubo per  amministratori e primari dei vari reparti di Ostetricia e Ginecologia che insistono nei tre nosocomi di Termini Imerese, Petralia e Cefalù. 

Tutto gira attorno ad un numero: 500, che non è la Cinquecento della Fiat, ma il numero dei parti che si devono registrare per ottenere il “fiat” del Comitato Nazionale Percorso Nascite di potere operare senza la preoccupazione di dovere aspettare una decisione ad hoc, ovvero una deroga per tenere aperto il reparto con nascite al di sotto della soglia minima di sicurezza, secondo i parametri che i membri qualificati del comitato hanno dettato.

E dovremmo pure ringraziarli in quanto l’Organizzazione Mondiale della Sanità considera sicuri i reparti dove nascono almeno mille bambini ogni anno. L’equipe del reparto avrebbe una capacità superiore in termini esperienziali quindi il parto sarebbe sicuro.

A parte il reparto di Ginecologia e Ostetricia del “Cimino” di Termini Imerese, abilmente diretto da Giuseppe Canzone, che ad oggi conta 556 parti, di cui 55 provenienti dalle alte Madonie,  Cefalù e Petralia Sottana stano vivendo delle ore d’angoscia in quanto entro il prossimo 31 dicembre il ministero si dovrà determinare sul futuro dei reparti.

Al San Raffaele-Giglio, con i 329 parti (proiettati a 345 entro fine anno) il dottore Miceli, il personale sanitario e la direzione dovrebbero dormire sogni tranquilli, almeno per quest’anno, in quanto, secondo le anticipazioni dall’onorevole Magda Culotta, la deroga per Cefalù sarebbe “oramai nell’aria”.
Ma Cefalù è un caso a parte, nel 2015 ottenne una proroga temporale “a causa degli oggettivi, e allo stato attuale insuperabili, disagi di viabilità che rendono difficili i collegamenti con il territorio e che potrebbero comportare inadeguatezza dell’assistenza sanitaria”.
Era ceduto da poco il viadotto Himera, sull’A19, in direzione Palermo. 

Destino incerto per il reparto del “Madonna SS dell’Alto”.
A quella quota nel 2016 sono nati appena 4 maschi ed 1 femmina, tutti da partorienti intrasportabili per diverse ragioni.
A Petralia il reparto è chiuso dal 31 dicembre scorso e, almeno secondo l’orientamento del Comitato Nazionale Percorso Nascite, abbiamo motivo di credere che sarà dura convincere i rappresentanti delle società scientifiche che ne fanno parte di ritornare sui propri passi.
Tuttavia il reparto di Ostetricia e ginecologia è rimasto operativo, per i parti in emergenza la guardia è garantita h 24 da 6 ginecologi, 6 ostetrici e personale sanitario in numero adeguato.
Inoltre, nel 2016, il reparto ha garantito 918 visite ambulatoriali, 890 esami strumentali ed è un punto di riferimento regionale per le interruzioni volontarie della gravidanza, ad oggi sono stati praticati 280 interventi.

Orbene, in totale, alla data del 15 dicembre, si sono presentati nei rispettivi comuni 114 genitori, per dichiarare la nascita di un/a figlio/a.
8 di Alimena (2032 abitanti), 5 di Bompietro (1401), 7 di Blufi (1029), 11 di Castellana Sicula (3411), 37 di Gangi (6811), 8 di Geraci Siculo (1945), 12 di Petralia Soprana (3360) e 12 di Sottana (2821) e 14 di Polizzi Generosa (3407).
114 nati in totale, in un Distretto Sanitario che conta 26214 abitanti, secondo i dati Istat al primo gennaio 2016. 

Di questi, al netto dei 5 che sono dovuti nascere “per forza” a Petralia Sottana, ecco dove le mamme hanno scelto, per i più disparati motivi, far nascere la propria creatura.
10 hanno scelto Enna, 28 Palermo, 55 Termini, una famiglia ha scelto Catania, 6 Cefalù, 8 Nicosia, una partoriente, residente in un comune delle Madonie, invece si è trovata a partorire in un’altra Regione.

La scelta del “diversorium” è dettata da tante motivazioni tra le quali il ginecologo di fiducia che giustamente indirizza le proprie assistite nel nosocomio dove presta servizio, pubblico o privato.
Pare che tale attività venga svolta direttamente presso gli studi privati che insistono sulle Madonie. Sarebbe curioso sapere se a tale prestazione, qualora pagata, corrisponda il rilascio di ricevuta fiscale, ma questa non è materia nostra.

Ci limitiamo a darvi conto dei numeri ed a fare una riflessione legata al futuro del “Madonna SS. dell’Alto”.
Il Paesaggio madonita è stato dichiarato zona disagiata per delle contingenze legate anche al graduale spopolamento dell’area a causa della mancata attuazione, negli ultimi vent’anni,  di politiche di sviluppo sostenibili e lungimiranti. 

L’articolo continua su Madonienotizie.it

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