Se cambiamo la Sicilia cambiamo l’Italia. Intervista a Magda Culotta

Una delle giovani novità alle primarie parlamentari del partito democratico è Magda Culotta. Ad appena 26 anni, la neo candidata ha superato anche le più rosee aspettative vincendo a Palermo con oltre 3mila preferenze. Ora per lei, già sindaco del paese di Pollina, si aprono nuove orizzonti, nuove prospettive e soprattutto nuove speranze per l’isola da cui proviene.

 

Ma chi è la giovane Magda Culotta balzata improvvisamente alle cronache nazionali? Qual’è il tuo percorso politico e come sei arrivata nel Pd?

 

Ho fatto politica in modo spassionato. Io credo che occupandoci delle cose del nostro quotidiano spesso facciamo politica senza accorgercene. Il mio impegno in prima persona, per la mia comunità, è arrivato a 25 anni quando “ci siamo candidati” alla guida del governo del mio paese, Pollina. Ho aderito al PD poiché reputo che, sia in Italia, l’unico partito capace di coniugare progetti di governo e piattaforme politiche di riforma della società in ogni suo settore, dal lavoro alla giustizia. Le contraddizioni si sa fanno parte delle cose della politica, ma la forza del PD sta sempre nel riuscire ad avere una risposta di sintesi realistica alla complessità dei problemi.

 

Molti giovani come te pensano che il Pd abbia bisogno di esprimere concetti più a sinistra rispetto al presente. Sei d’accordo su questa affermazione?

 

Se “concetti più a sinistra” significa stare dalla parte dei cittadini, dei lavoratori, delle famiglie e degli studenti che chiedono istanze di cambiamento reali allora sono perfettamente d’accordo. Vorrei che riuscissimo a riempire di significati e di progetti concreti la parola sinistra, senza che questa, politicamente parlando, debba gonfiarsi di idee vuote lontane e distaccate dai problemi della gente comune, come è successo in questi ultimi anni. Ma le cose stanno cambiando, qualche segnale c’è.

 

In Sicilia sei riuscita a battere anche i cosiddetti “veterani” della politica. Come giudichi questo cambiamento, oserei dire, epocale?

 

Siamo, io direi siamo riusciti a battere. Per dare un segnale di cambiamento si sono mobilitati centinaia di militanti, democratici e cittadini che hanno votato alle primarie. E’ anche per questo che “ci siamo candidati”, perché abbiamo sentito che il nostro territorio aveva l’esigenza di rappresentanza vera, che venisse dal basso fuori da logiche prettamente correntizie. Per me questa è una vittoria dei siciliani che hanno saputo guardare oltre caricandomi di un impegno importante a cui non mi sottrarrò nemmeno per un attimo.

 

Lavorare per innovare e cambiare la tua terra. E’ questo il tuo obiettivo principale, dovessi arrivare a Montecitorio?

 

Io credo che se cambiamo la Sicilia cambiamo l’Italia. E’ una sfida d’altri tempi, che la politica e i politici, anche del Sud purtroppo, hanno quasi del tutto abbandonato. Bisognerà riprendere il filo del discorso e mettere in campo tutte le forze del riscatto. Ho cominciato da sindaco nel mio piccolo paese Pollina e nel mio territorio le Madonie, ora l’impegno si allarga ma io so già che non sarò sola.

 

Una domanda è d’obbligo e riguarda il Ponte sullo Stretto. Nonostante il blocco grazie al recente decreto legge molta gente, tra studi e consulenze si è già arricchita. E ora il consorzio Eurolink, in cui compare anche Impregilo chiede allo Stato il pagamento delle penali dovute, la cui somma si aggirerebbe attorno ai 500 milioni. Pensi che questa grande opera avrebbe aiutato la Sicilia?

 

Avrei immaginato un piano per la mobilità regionale (e nazionale) che partisse dall’idea di mettere in collegamento l’entroterra con la costa e poi la Sicilia con l’Italia e l’Europa. Il Ponte sullo Stretto ha succhiato sangue e denaro ai siciliani illudendoli di un falso progresso. Oggi il blocco di quei lavori è importante poiché ferma l’idea di una mobilità faraonica che senza le dovute precauzioni può diventare dannosa. Mi fa rabbia pensare che per percorrere con mezzi pubblici il tratto Palermo-Siracusa, mete turistiche importanti, si possano impiegare da 5 a 8 ore per 260 km. Credo che la ricchezza della nostra terra sia nel nostro paesaggio, nella storia e nella cultura se non facciamo in modo che questo venga fruito agevolmente dai turisti, quale altro futuro e sviluppo economico possiamo immaginare per la nostra terra?

 

La prima cosa da fare per la Sicilia…
Amarla. Spesso, fin troppo chi si candida a rappresentarla non la ama abbastanza. Se ami qualcosa è sempre prima nei tuoi pensieri. Politicamente però non voglio sottrarmi alla domanda. Molti parlano di un nuovo piano industriale per la Sicilia e il Mezzogiorno. Questo è utile se consideriamo che importanti aziende nazionali stanno “abbandonando silenziosamente” la Sicilia. Io credo che però serva un Piano Agro-Turistico-Culturale: il patrimonio agro-ambientale e Paesaggistico-Monumentale è la nostra ricchezza “nascosta” agli occhi dei politici. Serve una nuova idea globale per lo sviluppo delle tematiche di biotecnologia ed eco-turismo. Una generazione di giovani meridionali ha raggiunto livelli di formazione europei, a cui è doveroso proporsi come risposta politica per dare opportunità di impiego e realizzazione individuale.

 

Cos’ hanno mancato secondo te i politici siciliani del centro sinistra che hanno occupato per anni gli scranni delle massime istituzioni?

 

Questa risposta l’hanno data i siciliani in questo turno di primarie parlamentari.

 

Un ultima domanda di rito. C’è un gran fermento per le prossime politiche. Si parla di matrimoni e separazioni in vista. Quale sarebbe il miglior alleato tra Monti e Ingroia?

 

Risponderò da Sindaco a questa domanda. Credo che l’unica alleanza possibile è con i cittadini, gli italiani. Ho imparato nella mia esperienza che non si può fare politica senza una connessione sentimentale fra la classe dirigente e il popolo. Questo già Gramsci lo aveva spiegato molto bene. Chi sta dentro questa connessione sta dentro i possibili alleati del PD.
(dazebaonews.it)

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