In alto il video realtivo ad un servizio sulla presentazione del libro di Totò Cuffaro avvenuta il 6 maggio scorso alla sala delle Capriate di Castelbuono.
Il video è stato pubblicato su youtube da Massimo Raimondi
Lo vomito e lo sdegno è immane
nel sapere che a Ypsigro codesto personaggio ha goduto e gode de la pietate umane.
Color che con coraggio e sanza ritegno fuoron presenti alla comparsata dell’uomo ca oggi si presenta a voi con la cenere in ta lo capo sparsa
non meritano che possan ricordar li morti che gridan ancor per la sua farsa.
Mai lo villaggio da lo castro de li Ventimiglia era mai caduto in basso, in quale lustro, abbiate memoria che lo pentimento di quest’uomo sia vero quanto è vana l’umana gloria.
Accoliti e succubi de lo potere, lo messaggio malevolo è oramai stato dato, ma lo abitante de lo villaggio non è servo e non sarà ingannato!
Nessuno dei presenti è servo ed è stato ingannato. Se c’è qualcuno che è servo è proprio Anonimous: servo dei propri preconcetti.
Oltre agli amici ed ai semplici cittadini presenti, sono intervenute personalità ed intelligenze di spessore. Docenti universitari e presidi, che sicuramente non hanno bisogno del latino maccheronico per dimostrare la propria cultura e la propria apertura mentale. Anonimous può avere tutto il disprezzo che vuole per una persona: ma non riuscirà mai a contagiare gli altri. Castelbuono non si è macchiata di nessun crimine, ospitando l’ex presidente. Anzi, al contrario, ha dimostrato grande sensibilità nei confronti di una persona che ha sofferto tanto e che adesso si batte per chi ancora soffre. Tutti i presenti sono usciti dalla Badia con una nuova sensibilità nei confronti dei detenuti, che, anche se hanno sbagliato restano pur sempre delle Persone. Sensibilità che sicuramente lei non possiede e non potrà mai avere in quanto accecato dall’odio e dall’astio.
Anche il presidente della commissione Antimafia della Regione Siciliana, a proposito di Toto’ Cuffaro, ha dichiarato: «Tutti dovrebbero riconoscergli grandissima dignità e uno spirito di cristiana accettazione della pena, comune a pochissimi. In questi anni Cuffaro ha dimostrato di accettare il peso della sentenza ed è riuscito a rigenerarsi in questa sua difficilissima esperienza. Dargliene atto è un gesto che dovrebbero compiere tutti. Anche i giudici che lo hanno condannato».
Ricordo ad Anonimous che l’ex presidente, non ha ucciso nessuno ed ha sempre combattuto la mafia, senza però diventare un mestierante dell’antimafia come lo sono diventati in tanti. Famosa la sua affermazione “la mafia fa schifo”.
Sicuramente la dichiarazione del presidente della commissione antimafia è più autorevole di qualsiasi commentatore di questo blog, me compreso. Non riesco a comprendere neanche quelli che continuano a mettere mi piace nel commento di Anonimous. Certamente, se sono reali, saranno fatti della stessa pasta.
Durante la sua prima presidenza alla Regione Siciliana Cuffaro è entrato, nel giugno 2003, insieme ad altri, nel registro degli indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. Con gli elementi raccolti, gli inquirenti ritengono che, attraverso Antonio Borzacchelli e Domenico Miceli (detto Mimmo, precedentemente assessore alla Sanità al Comune di Palermo, appartenente all’UDC e molto legato a Cuffaro) e grazie alle talpe presenti nella direzione distrettuale antimafia di Palermo, Cuffaro abbia informato Giuseppe Guttadauro, boss mafioso ma anche collega medico di Miceli all’Ospedale Civico di Palermo, e Michele Aiello, importante imprenditore siciliano nel settore della sanità, indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate legate alle indagini in corso che li vede coinvolti.
Nel settembre del 2005, Cuffaro per questi fatti, negati dall’interessato, è stato rinviato a giudizio per FAVOREGGIAMENTO AGGRAVATO ALLA MAFIA e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio, mentre non è stata accolta l’accusa di concorso esterno. Secondo il GUP è accertato che abbia fornito all’imprenditore Aiello informazioni fondamentali per sviare le indagini, grazie a una fonte non ancora nota, incontrandolo da solo in circostanze sospette, riferendo che le due talpe che gli fornivano informazioni sulle indagini che lo riguardavano erano state scoperte. Nell’incontro, anche una discussione riguardante l’approvazione del tariffario regionale da applicarsi alle società di diagnosi medica posseduta dall’imprenditore. Aiello ha ammesso entrambi i fatti, Cuffaro afferma soltanto che si sia discusso delle tariffe.
Il GUP ipotizza inoltre che il mafioso Guttadauro sia venuto a conoscenza da Cuffaro delle microspie, in funzione del suo rapporto con Aiello, sempre per via del contatto con i due marescialli corrotti, in servizio ai nuclei di polizia giudiziaria della Procura di Palermo, uno dei quali è stato l’autore del piazzamento delle microspie. Secondo una perizia ordinata dal tribunale nel corso del processo a Miceli, nei momenti in cui si è scoperta a casa di Guttadauro la microspia, sarebbero state confermate le testimonianze secondo le quali la moglie del boss mafioso ha dato merito a Totò Cuffaro del ritrovamento.
Il 15 ottobre 2007 il procuratore aggiunto del processo a Cuffaro, Giuseppe Pignatone, ha chiesto 8 anni di reclusione per l’attuale Presidente della Regione Siciliana, per quanto riguarda i seguenti capi d’imputazione:
FAVOREGGIAMENTO A COSA NOSTRA
Rivelazione di segreto d’ufficio
Il 18 gennaio 2008 Cuffaro viene dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le ‘talpe’ alla Dda di Palermo. La sentenza di primo grado condanna Cuffaro a 5 anni di reclusione nonché all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Cuffaro assiste alla lettura della sentenza nell’aula bunker di Pagliarelli e dichiara immediatamente di non essere intenzionato ad abbandonare il suo ruolo di presidente della Regione Siciliana. Nel frattempo, la pubblicazione di una serie di foto che lo ritraggono con un vassoio di cannoli, mentre apparentemente festeggia per non essere stato condannato per favoreggiamento della mafia, provoca un grande imbarazzo.
Il 24 gennaio 2008 l’Assemblea regionale siciliana respinge la mozione di sfiducia (53 voti contro 32) presentata dal centrosinistra. Nonostante il voto di fiducia del Parlamento siciliano, Cuffaro si dimette due giorni dopo, nel corso di una seduta straordinaria dell’Assemblea. Il processo d’appello è iniziato il 15 maggio 2009 alla terza sezione della Corte d’appello di Palermo. È inoltre accusato dal pentito di mafia Massimo Ciancimino (figlio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino) di aver intascato tangenti. Per questo è iscritto nel registro degli indagati della DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell’Udc Saverio Romano e Salvatore Cintola e del Pdl Carlo Vizzini.
La condanna all’interdizione perpetua dai pubblici uffici non gli impedisce di sedere in Parlamento come Senatore nelle file dell’UDC.
Nell’ottobre del 2009 il pentito Gaspare Romano, imprenditore condannato per aver favoreggiato Giovanni Brusca, accusa Cuffaro di aver partecipato ad un pranzo con i mafiosi Santino Di Matteo, uno degli assassini di Giovanni Falcone, ed Emanuele Brusca, fratello di Giovanni. Alle dichiarazioni di Romano, tuttavia, non fecero seguito riscontri.
Nello stesso periodo gli perviene un nuovo avviso di conclusione delle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa, fatto che presuppone un nuovo rinvio a giudizio. La Magistratura presume che Cuffaro sia stato sostenuto elettoralmente dalla mafia sin dall’inizio degli anni novanta e che perciò sia a disposizione delle cosche.
Il 23 gennaio 2010 la Corte d’Appello di Palermo condanna Cuffaro a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato nel processo ‘talpe alla DDA’. Rispetto alla sentenza di primo grado la pena è stata inasprita di ulteriori due anni, con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra. Dopo la sentenza Cuffaro ha annunciato di lasciare ogni incarico di partito e di voler ricorrere alla Corte di cassazione. Nel giugno 2010 la Procura della Repubblica di Palermo dispone una indagine sul patrimonio di Cuffaro, per accertare una eventuale sproporzione tra il patrimonio dell’ex presidente e il reddito dichiarato.
Il 28 giugno 2010 i pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per Cuffaro, imputato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa in un altro processo con rito abbreviato noto come «Cuffaro bis». Tra le vicende al centro di questo ulteriore processo, quella delle candidature di Mimmo Miceli e Giuseppe Acanto, detto Piero, nelle liste del Cdu e del Biancofiore alle elezioni regionali del 2001. Entrambi, secondo l’accusa, furono sponsorizzati da Cosa nostra e Cuffaro per questo motivo li accettò come candidati nelle liste a lui collegate. La richiesta di pena tiene conto dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato. Il 22 gennaio 2011 la Corte di cassazione conferma in via definitiva la condanna 7 anni di reclusione inflittagli l’anno prima dalla Corte di Appello di Palermo, nonostante la richiesta di eliminazione dell’aggravante mafiosa da parte del procuratore generale.
Il giorno stesso Cuffaro si costituisce e viene rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia. Il successivo 2 febbraio il Senato della Repubblica accoglie le sue dimissioni da parlamentare con 230 voti favorevoli, 25 contrari e 17 astenuti.
NELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA I GIUDICI DELLA CASSAZIONE DICHIARANO PROVATO «L’ACCORDO POLITICO-MAFIOSO TRA IL CAPO-MANDAMENTO GIUSEPPE GUTTADAURO E L’UOMO POLITICO SALVATORE CUFFARO, E LA CONSAPEVOLEZZA DI QUEST’ULTIMO DI AGEVOLARE L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti».
Il 16 febbraio 2011 il giudice dell’udienza preliminare al termine del rito abbreviato del secondo processo di Cuffaro, per concorso esterno in associazione mafiosa, pronuncia sentenza di non luogo a procedere nei confronti dell’ex Presidente della Regione Siciliana perché per gli stessi reati è già stato giudicato. La sentenza viene confermata in appello nel giugno 2012 per “Ne bis in idem”. Nonostante ciò la Procura ricorre in Cassazione, dove, per la terza volte su tre gradi di giudizio, viene affermata la sussistenza del Ne bis in idem, con il conseguente proscioglimento di Salvatore Cuffaro. A seguito della condanna definitiva, nel maggio 2011 viene licenziato dalla Regione Siciliana dove nel 1989 era stato assunto dall’Ispettorato regionale alla Sanità ed era in aspettativa dal 1991. Nei giorni successivi arriva anche il provvedimento di radiazione dall’Ordine dei medici.
E si non bastasse la precedente argomentazione, che a un’altro documento istorico vada la vostra attenzione.
Lo video qui riportato mostra la maschera de l’omo rinnovato.
Ma guardate tanti anni addietro come lo volto era adirato e pien di rabbia contro lo vero eroe e combattente martire de lo male siciliano.
Mirate mirate e sentenziate e se ci riuscite le mie parole silenziatore
Maurizio Costanzo Show: Totò Cuffaro attacca Giovanni Falcone.
Giovanni Falcone (ancora vivo) durante il Maurizio Costanzo Show viene aggredito e accusato verbalmente da un sconosciuto politico democristiano che diventerà Presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro.
Potrai aggiungere tutte le argomentazioni che vuoi. Tutti, conosciamo i fatti. È stato dichiarato colpevole, ha scontato la pena. Non capisco perché ti accanisci così tanto? Qualcosa non mi quadra. In ogni caso, la metà dei commenti e dei mi piace sono a favore e metà contro, come è giusto che sia. Non tutti, per fortuna, la pensiamo allo stesso modo. La tua non è quindi una posizione condivisa da tutti, come ti piacerebbe che fosse.
Uno pari e palla a centro!
Ma lo sdegno non verrà mai cancellato e se ci sarà omo che nel pentimento avrà trovato, ragione per lo cambiamento e lo perdono, non vorrà dire che sarà mondo di fronte a lo Mondo.
“Beati i puri di spirito che di loro sarà i regni del cielo”
“Beati gli ingenui che di loro sarà lo regno de lo inganno”
In ogni caso, si è solo presentato un libro. Di questo si dovrebbe discutere, dei contenuti del testo. Il processo lo hanno già fatto i giudici, non c’è bisogno di altri giudici anonimi.
Lo vomito e lo sdegno è immane
nel sapere che a Ypsigro codesto personaggio ha goduto e gode de la pietate umane.
Color che con coraggio e sanza ritegno fuoron presenti alla comparsata dell’uomo ca oggi si presenta a voi con la cenere in ta lo capo sparsa
non meritano che possan ricordar li morti che gridan ancor per la sua farsa.
Mai lo villaggio da lo castro de li Ventimiglia era mai caduto in basso, in quale lustro, abbiate memoria che lo pentimento di quest’uomo sia vero quanto è vana l’umana gloria.
Accoliti e succubi de lo potere, lo messaggio malevolo è oramai stato dato, ma lo abitante de lo villaggio non è servo e non sarà ingannato!
vergin di servo encomio,
e di codardo oltraggio…
io sono scappato via dalla Sicilia, ma occhio che tanti che oggi lo sdegnano erano a chieder il posto o la raccomandazione…
Nessuno dei presenti è servo ed è stato ingannato. Se c’è qualcuno che è servo è proprio Anonimous: servo dei propri preconcetti.
Oltre agli amici ed ai semplici cittadini presenti, sono intervenute personalità ed intelligenze di spessore. Docenti universitari e presidi, che sicuramente non hanno bisogno del latino maccheronico per dimostrare la propria cultura e la propria apertura mentale. Anonimous può avere tutto il disprezzo che vuole per una persona: ma non riuscirà mai a contagiare gli altri. Castelbuono non si è macchiata di nessun crimine, ospitando l’ex presidente. Anzi, al contrario, ha dimostrato grande sensibilità nei confronti di una persona che ha sofferto tanto e che adesso si batte per chi ancora soffre. Tutti i presenti sono usciti dalla Badia con una nuova sensibilità nei confronti dei detenuti, che, anche se hanno sbagliato restano pur sempre delle Persone. Sensibilità che sicuramente lei non possiede e non potrà mai avere in quanto accecato dall’odio e dall’astio.
È vero. Condivido pienamente il pensiero di Giuseppe
hai colto nel segno!
Leggetevi il libro di Simone Nastasi : Cuffaro, tutta un’altra storia. Servirà a qualcuno per meglio comprendere…
Anche il presidente della commissione Antimafia della Regione Siciliana, a proposito di Toto’ Cuffaro, ha dichiarato: «Tutti dovrebbero riconoscergli grandissima dignità e uno spirito di cristiana accettazione della pena, comune a pochissimi. In questi anni Cuffaro ha dimostrato di accettare il peso della sentenza ed è riuscito a rigenerarsi in questa sua difficilissima esperienza. Dargliene atto è un gesto che dovrebbero compiere tutti. Anche i giudici che lo hanno condannato».
Ricordo ad Anonimous che l’ex presidente, non ha ucciso nessuno ed ha sempre combattuto la mafia, senza però diventare un mestierante dell’antimafia come lo sono diventati in tanti. Famosa la sua affermazione “la mafia fa schifo”.
Sicuramente la dichiarazione del presidente della commissione antimafia è più autorevole di qualsiasi commentatore di questo blog, me compreso. Non riesco a comprendere neanche quelli che continuano a mettere mi piace nel commento di Anonimous. Certamente, se sono reali, saranno fatti della stessa pasta.
Durante la sua prima presidenza alla Regione Siciliana Cuffaro è entrato, nel giugno 2003, insieme ad altri, nel registro degli indagati per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta sui rapporti tra il clan di Brancaccio e ambienti della politica locale. Con gli elementi raccolti, gli inquirenti ritengono che, attraverso Antonio Borzacchelli e Domenico Miceli (detto Mimmo, precedentemente assessore alla Sanità al Comune di Palermo, appartenente all’UDC e molto legato a Cuffaro) e grazie alle talpe presenti nella direzione distrettuale antimafia di Palermo, Cuffaro abbia informato Giuseppe Guttadauro, boss mafioso ma anche collega medico di Miceli all’Ospedale Civico di Palermo, e Michele Aiello, importante imprenditore siciliano nel settore della sanità, indagato per associazione mafiosa, di notizie riservate legate alle indagini in corso che li vede coinvolti.
Nel settembre del 2005, Cuffaro per questi fatti, negati dall’interessato, è stato rinviato a giudizio per FAVOREGGIAMENTO AGGRAVATO ALLA MAFIA e rivelazione di notizie coperte da segreto istruttorio, mentre non è stata accolta l’accusa di concorso esterno. Secondo il GUP è accertato che abbia fornito all’imprenditore Aiello informazioni fondamentali per sviare le indagini, grazie a una fonte non ancora nota, incontrandolo da solo in circostanze sospette, riferendo che le due talpe che gli fornivano informazioni sulle indagini che lo riguardavano erano state scoperte. Nell’incontro, anche una discussione riguardante l’approvazione del tariffario regionale da applicarsi alle società di diagnosi medica posseduta dall’imprenditore. Aiello ha ammesso entrambi i fatti, Cuffaro afferma soltanto che si sia discusso delle tariffe.
Il GUP ipotizza inoltre che il mafioso Guttadauro sia venuto a conoscenza da Cuffaro delle microspie, in funzione del suo rapporto con Aiello, sempre per via del contatto con i due marescialli corrotti, in servizio ai nuclei di polizia giudiziaria della Procura di Palermo, uno dei quali è stato l’autore del piazzamento delle microspie. Secondo una perizia ordinata dal tribunale nel corso del processo a Miceli, nei momenti in cui si è scoperta a casa di Guttadauro la microspia, sarebbero state confermate le testimonianze secondo le quali la moglie del boss mafioso ha dato merito a Totò Cuffaro del ritrovamento.
Il 15 ottobre 2007 il procuratore aggiunto del processo a Cuffaro, Giuseppe Pignatone, ha chiesto 8 anni di reclusione per l’attuale Presidente della Regione Siciliana, per quanto riguarda i seguenti capi d’imputazione:
FAVOREGGIAMENTO A COSA NOSTRA
Rivelazione di segreto d’ufficio
Il 18 gennaio 2008 Cuffaro viene dichiarato colpevole di favoreggiamento semplice nel processo di primo grado per le ‘talpe’ alla Dda di Palermo. La sentenza di primo grado condanna Cuffaro a 5 anni di reclusione nonché all’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Cuffaro assiste alla lettura della sentenza nell’aula bunker di Pagliarelli e dichiara immediatamente di non essere intenzionato ad abbandonare il suo ruolo di presidente della Regione Siciliana. Nel frattempo, la pubblicazione di una serie di foto che lo ritraggono con un vassoio di cannoli, mentre apparentemente festeggia per non essere stato condannato per favoreggiamento della mafia, provoca un grande imbarazzo.
Il 24 gennaio 2008 l’Assemblea regionale siciliana respinge la mozione di sfiducia (53 voti contro 32) presentata dal centrosinistra. Nonostante il voto di fiducia del Parlamento siciliano, Cuffaro si dimette due giorni dopo, nel corso di una seduta straordinaria dell’Assemblea. Il processo d’appello è iniziato il 15 maggio 2009 alla terza sezione della Corte d’appello di Palermo. È inoltre accusato dal pentito di mafia Massimo Ciancimino (figlio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino) di aver intascato tangenti. Per questo è iscritto nel registro degli indagati della DDA di Palermo per concorso in corruzione aggravata dal favoreggiamento di Cosa Nostra assieme ai politici dell’Udc Saverio Romano e Salvatore Cintola e del Pdl Carlo Vizzini.
La condanna all’interdizione perpetua dai pubblici uffici non gli impedisce di sedere in Parlamento come Senatore nelle file dell’UDC.
Nell’ottobre del 2009 il pentito Gaspare Romano, imprenditore condannato per aver favoreggiato Giovanni Brusca, accusa Cuffaro di aver partecipato ad un pranzo con i mafiosi Santino Di Matteo, uno degli assassini di Giovanni Falcone, ed Emanuele Brusca, fratello di Giovanni. Alle dichiarazioni di Romano, tuttavia, non fecero seguito riscontri.
Nello stesso periodo gli perviene un nuovo avviso di conclusione delle indagini per concorso esterno in associazione mafiosa, fatto che presuppone un nuovo rinvio a giudizio. La Magistratura presume che Cuffaro sia stato sostenuto elettoralmente dalla mafia sin dall’inizio degli anni novanta e che perciò sia a disposizione delle cosche.
Il 23 gennaio 2010 la Corte d’Appello di Palermo condanna Cuffaro a sette anni di reclusione per favoreggiamento aggravato nel processo ‘talpe alla DDA’. Rispetto alla sentenza di primo grado la pena è stata inasprita di ulteriori due anni, con l’aggravante di aver favorito Cosa Nostra. Dopo la sentenza Cuffaro ha annunciato di lasciare ogni incarico di partito e di voler ricorrere alla Corte di cassazione. Nel giugno 2010 la Procura della Repubblica di Palermo dispone una indagine sul patrimonio di Cuffaro, per accertare una eventuale sproporzione tra il patrimonio dell’ex presidente e il reddito dichiarato.
Il 28 giugno 2010 i pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per Cuffaro, imputato con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa in un altro processo con rito abbreviato noto come «Cuffaro bis». Tra le vicende al centro di questo ulteriore processo, quella delle candidature di Mimmo Miceli e Giuseppe Acanto, detto Piero, nelle liste del Cdu e del Biancofiore alle elezioni regionali del 2001. Entrambi, secondo l’accusa, furono sponsorizzati da Cosa nostra e Cuffaro per questo motivo li accettò come candidati nelle liste a lui collegate. La richiesta di pena tiene conto dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito abbreviato. Il 22 gennaio 2011 la Corte di cassazione conferma in via definitiva la condanna 7 anni di reclusione inflittagli l’anno prima dalla Corte di Appello di Palermo, nonostante la richiesta di eliminazione dell’aggravante mafiosa da parte del procuratore generale.
Il giorno stesso Cuffaro si costituisce e viene rinchiuso nel carcere romano di Rebibbia. Il successivo 2 febbraio il Senato della Repubblica accoglie le sue dimissioni da parlamentare con 230 voti favorevoli, 25 contrari e 17 astenuti.
NELLE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA I GIUDICI DELLA CASSAZIONE DICHIARANO PROVATO «L’ACCORDO POLITICO-MAFIOSO TRA IL CAPO-MANDAMENTO GIUSEPPE GUTTADAURO E L’UOMO POLITICO SALVATORE CUFFARO, E LA CONSAPEVOLEZZA DI QUEST’ULTIMO DI AGEVOLARE L’ASSOCIAZIONE MAFIOSA, inserendo nella lista elettorale per le elezioni siciliane del 2001 persone gradite ai boss e rivelando, in più occasioni, a personaggi mafiosi l’esistenza di indagini in corso nei loro confronti».
Il 16 febbraio 2011 il giudice dell’udienza preliminare al termine del rito abbreviato del secondo processo di Cuffaro, per concorso esterno in associazione mafiosa, pronuncia sentenza di non luogo a procedere nei confronti dell’ex Presidente della Regione Siciliana perché per gli stessi reati è già stato giudicato. La sentenza viene confermata in appello nel giugno 2012 per “Ne bis in idem”. Nonostante ciò la Procura ricorre in Cassazione, dove, per la terza volte su tre gradi di giudizio, viene affermata la sussistenza del Ne bis in idem, con il conseguente proscioglimento di Salvatore Cuffaro. A seguito della condanna definitiva, nel maggio 2011 viene licenziato dalla Regione Siciliana dove nel 1989 era stato assunto dall’Ispettorato regionale alla Sanità ed era in aspettativa dal 1991. Nei giorni successivi arriva anche il provvedimento di radiazione dall’Ordine dei medici.
Fonte Wikipedia
E si non bastasse la precedente argomentazione, che a un’altro documento istorico vada la vostra attenzione.
Lo video qui riportato mostra la maschera de l’omo rinnovato.
Ma guardate tanti anni addietro come lo volto era adirato e pien di rabbia contro lo vero eroe e combattente martire de lo male siciliano.
Mirate mirate e sentenziate e se ci riuscite le mie parole silenziatore
Maurizio Costanzo Show: Totò Cuffaro attacca Giovanni Falcone.
Giovanni Falcone (ancora vivo) durante il Maurizio Costanzo Show viene aggredito e accusato verbalmente da un sconosciuto politico democristiano che diventerà Presidente della Regione Sicilia Totò Cuffaro.
https://youtu.be/XoHCYwKLicg
Potrai aggiungere tutte le argomentazioni che vuoi. Tutti, conosciamo i fatti. È stato dichiarato colpevole, ha scontato la pena. Non capisco perché ti accanisci così tanto? Qualcosa non mi quadra. In ogni caso, la metà dei commenti e dei mi piace sono a favore e metà contro, come è giusto che sia. Non tutti, per fortuna, la pensiamo allo stesso modo. La tua non è quindi una posizione condivisa da tutti, come ti piacerebbe che fosse.
Uno pari e palla a centro!
Poco importa lo dimostrare la Ragione.
A giudicare l’omo sbaglia, a giudicare l’omo.
Ma lo sdegno non verrà mai cancellato e se ci sarà omo che nel pentimento avrà trovato, ragione per lo cambiamento e lo perdono, non vorrà dire che sarà mondo di fronte a lo Mondo.
“Beati i puri di spirito che di loro sarà i regni del cielo”
“Beati gli ingenui che di loro sarà lo regno de lo inganno”
In ogni caso, si è solo presentato un libro. Di questo si dovrebbe discutere, dei contenuti del testo. Il processo lo hanno già fatto i giudici, non c’è bisogno di altri giudici anonimi.