Soprintendenza: Definita la proposta del piano paesistico per la provincia di Palermo


E’ stata inviata, dalla Soprintendenza di Palermo, per il successivo iter approvativo, la proposta del Piano Paesistico Provinciale all’Osservatorio Regionale per la qualità’ del Paesaggio dell’Assessorato Beni Culturali.

 

Il piano paesaggistico regionale della provincia di Palermo vede la luce a distanza di 14 anni dalle linee guida regionali, definite con il D.A. n.6080 del 21 maggio 1999, che posero le basi per tutti i successivi piani d’ambito.

 

Il piano paesistico detta le linee programmatiche per la pianificazione urbanistica e territoriale essendo lo strumento che permette di riconoscere, rivelare e rappresentare valori identitari della nostra provincia affinché si stabiliscano quelle regole che occorrono per una corretta tutela e valorizzazione dell’intero territorio. Dunque, non solo azioni vincolistiche di tutela, peraltro ampliate rispetto alle aree vincolate ai sensi degli articoli 136 e 142 del Codice dei Beni Culturali, ma anche azioni di valorizzazione.

 

La sua elaborazione è cominciata presso la Soprintendenza, diversi anni addietro con gli studi d’analisi sul territorio redatti secondo i differenti tematismi, da docenti universitari e professionisti esterni appositamente individuati dall’assessorato bbccaa. Tali analisi sono state elaborate negli anni successivi dal personale tecnico della soprintendenza anche in relazione ad una approfondita conoscenza del territorio acquisita nel tempo, che porta alla conoscenza delle peculiarità, delle risorse, dei valori ma anche delle fragilità del territorio stesso. Il piano è stato redatto secondo le Linee Guida del 1999 ed in conformità alla attuale normativa regionale e nazionale oltre che con riferimento alla normativa europea e in particolare alla “convenzione europea del paesaggio” stipulata a Firenze nel 2000 e successivamente recepita con legge 14/2006 e al Codice dei Beni Culturali.

 

Al territorio provinciale – distinto in base alle valenze paesaggistiche in zone differenziate dalle intrinseche caratteristiche che ne definiscono ambiti distinti – sono stati attribuiti tre livelli di tutela che stabiliscono le condizioni per uno sviluppo sostenibile.

 

Aree con livello di tutela 1)

 

Aree caratterizzate da valori percettivi dovuti essenzialmente al riconosciuto valore della configurazione geomorfologica; emergenze percettive (componenti strutturanti); visuali privilegiate e bacini di intervisibilità (o afferenza visiva). In tali aree la tutela si attua attraverso i procedimenti autorizzatori di cui all’art. 146 del Codice.

 

Aree con livello di tutela 2)

 

Aree caratterizzate dalla presenza di una o più delle componenti qualificanti e relativi contesti e quadri paesaggistici. In tali aree, oltre alle procedure di cui al livello precedente, è prescritta la previsione di mitigazione degli impatti dei detrattori visivi da sottoporre a studi ed interventi di progettazione paesaggistico ambientale. Va inoltre previsto l’obbligo di previsione nell’ambito degli strumenti urbanistici di specifiche norme volte ad evitare usi del territorio, forme dell’edificato e dell’insediamento e opere infrastrutturali incompatibili con la tutela dei valori paesaggistico-percettivi o che comportino varianti di destinazione urbanistica delle aree interessate.

 

Gli strumenti urbanistici comunali non possono destinare tali aree a usi diversi da quelli previsti in zona agricola o a parchi urbani e suburbani, anche fluviali, lacustri o marini.

 

Nelle aree individuate quali zone E dagli strumenti urbanistici comunali è consentita la realizzazione di edifici in zona agricola da destinare ad attività a supporto dell’uso agricolo dei fondi, nonché delle attività connesse all’agricoltura, nel rispetto del carattere insediativo rurale.

 

Le politiche di sostegno all’agricoltura dovranno preferibilmente essere finalizzate ed orientate al recupero delle colture tradizionali, con particolare riferimento a quelle a maggior rischio di estinzione, nonché alla tutela della biodiversità.

 

Le aree con livello di tutela 2 potranno essere oggetto di piani particolareggiati, piani quadro o piani strategici finalizzati alla valorizzazione della risorsa paesaggistica, alla valorizzazione degli usi agricoli tradizionali e ad interventi di riforestazione con l’uso di specie autoctone basate anche sullo studio della vegetazione potenziale e/o su eventuali testimonianze storiche.

 

Aree con livello di tutela 3)

 

Aree che devono la loro riconoscibilità alla presenza di varie componenti qualificanti di grande valore e relativi contesti e quadri paesaggistici, o in cui anche la presenza di un elemento qualificante di rilevanza eccezionale a livello almeno regionale determina particolari e specifiche esigenze di tutela. Queste aree rappresentano le “invarianti” del paesaggio. In tali aree, oltre alla previsione di mitigazione degli impatti dei detrattori visivi individuati alla scala comunale e dei detrattori di maggiore interferenza visiva da sottoporre a studi ed interventi di progettazione paesaggistico ambientale, è esclusa ogni edificazione. Nell’ambito degli strumenti urbanistici va previsto l’obbligo di previsione di specifiche norme volte ad evitare usi del territorio, forme dell’edificato e dell’insediamento e opere infrastrutturali incompatibili con la tutela dei valori paesaggistico-percettivi o che comportino varianti di destinazione urbanistica delle aree interessate. Va inoltre previsto l’obbligo, per gli stessi strumenti urbanistici, di includere tali aree fra le zone di inedificabilità, in cui sono consentiti solo interventi di manutenzione, restauro, valorizzazione paesaggistico-ambientale finalizzata alla messa in valore e fruizione dei beni.

 

Gli strumenti urbanistici comunali non possono destinare tali aree a usi diversi da quelli previsti in zona agricola o a parchi urbani e suburbani, anche fluviali, lacustri o marini.

 

Le politiche di sostegno all’agricoltura dovranno preferibilmente essere finalizzate ed orientate al recupero delle colture tradizionali, con particolare riferimento a quelle a maggior rischio di estinzione, nonché alla tutela della biodiversità.

 

Le aree con livello di tutela 3 potranno essere oggetto di piani particolareggiati, piani quadro o piani strategici finalizzati alla valorizzazione della risorsa paesaggistica, alla valorizzazione degli usi agricoli tradizionali e ad interventi di riforestazione con l’uso di specie autoctone basate anche sullo studio della vegetazione potenziale e/o su eventuali testimonianze storiche.

 

Sono inoltre previste Aree di recupero

 

Esse sono costituite da aree interessate da processi di trasformazione intensi e disordinati, caratterizzati dalla presenza di attività o di usi che compromettono il paesaggio e danneggiano risorse e beni di tipo naturalistico e storico-culturale.

 

Tali aree sono soggette alla disciplina del recupero e sulle quali gli strumenti urbanistici dovranno prevedere specifici piani di recupero ambientali.

 

Gli interventi devono essere indirizzati alla riqualificazione, al ripristino e al restauro dei beni, dei valori paesaggistici e ambientali manomessi o degradati.

 

Il Piano della Provincia di Palermo parte da alcuni obiettivi primari generati dalla morfologia del territorio, dalla storia del paesaggio urbano ed agrario, dalle valenze frammiste presenti, facenti capo, senza soluzione di continuità, agli aspetti archeologici sui quali si sovrappongono le urbanizzazioni e l’antropizzazione dei luoghi.

 

Per ciò si sono decodificate le energie culturali ed i caratteri identitari e simbolici del territorio, costituito da neo-ecosistemi generati da processi di trasformazione di cui il paesaggio attuale è l’esito.

 

Si è sviluppato così, attraverso questo percorso metodologico, il piano paesistico che si pone come obbiettivo la valorizzazione attiva del patrimonio territoriale e paesistico, del paesaggio e dell’economia,recuperando il valore del paesaggio quale bene comune e patrimonio sociale che deve essere continuamente costruito e ricostruito attraverso azioni di conservazione, valorizzazione e riqualificazione.

 

In coerenza alla strategia europea per la gestione integrata delle zone costiere, si è scelto, riconosciuta la fragilità ambientale e la diversità ecologica di tali aree, caratterizzate da un alto livello di pressione antropica, di promuovere la salvaguardia e la tutela attiva di soluzioni di continuità tra le città storiche dei territori costieri, da Balestrate a Pollina, con l’obiettivo di contrastare il processo di formazione di un fronte urbano costiero unico, intervenendo sui fronti urbani costieri da riqualificare e valorizzare, sui fronti turistici residenziali di costa da riqualificare e sui fronti residenziali costieri a forte criticità da riqualificare.

 

Particolare attenzione è stata posta sulla interconnessione tra i paesaggi prettamente costieri e quelli dell’immediato entroterra.

 

Si sono così identificati territori facenti parte di conformazioni geomorfologiche, quale le insenature ed i rilievi collinari e montuosi dell’entroterra, che attraverso percorsi di viabilità si mostrano nella interezza della visibilità percettiva, oltrepassando ovviamente i confini amministrativi comunali. Altrettanto rilievo si è dato a quei paesaggi la cui configurazione è stata determinata dall’erosione di corsi d’acqua, alcuni dei quali oggi privi di portata, frammista al formarsi di vegetazione ripariale, quindi spontanea, a cui si affianca l’opera dell’uomo attraverso l’impianto ormai secolare di uliveti e vigneti e componendo così un paesaggio ormai intrecciato di elementi ripetutamente leggibili lungo tutta la costa: Piana di Partinico, entroterra dei comuni di Altavilla Milicia, Trabia, Termini Imerese, corrispondenti alle fiumare intorno al Torrente Calatubo, San Leonardo, Eleuterio, Torto ed Imera Meridionale; nonché i giardini storici del palermitano con i loro sistemi irrigui, i terrazzamenti ed i mulini.

 

Particolare attenzione è stata dedicata al territorio del Palermitano, provvedendo ad individuarne le aree facenti parte dei fondi storici, nelle aree la cui lettura ad oggi è pervenuta; richiedendo un lavoro di cesello attraverso la sovrapposizione delle carte storiche sulle foto aeree attuali. Si è quindi sottolineata la priorità della salvaguardia della fascia costiera che va dalla frazione di Sferracavallo, Capo Gallo, sino a giungere alla costa dell’Addaura, promovendone la possibilità di un godimento completo da parte della collettività, ampliando tale interesse su tutto il fronte a mare del territorio comunale.

 

Ogni punto d’osservazione della provincia, quali fari, torri d’avvistamento, castelli e monasteri isolati, è divenuto fulcro percettivo, recuperando nella funzione strategica la valenza panoramica.

 

Nell’ottica della tutela e della valorizzazione un particolare valore è stato attribuito al paesaggio delle Madonie, quale propaggine centrale della catena appenninica siciliana che annovera le vette più alte dell’Isola (ad eccezione dell’Etna) montagne formatesi a partire dal Triassico dunque circa 200 milioni di anni fa; esse sono dunque tra le prime terre emerse ed attraverso lo studio dei suoi fossili, sono stati ricostruiti paesaggi oceanici con grandi barriere coralline poi coperti durante l’avvicinamento tra Africa ed Europa, da sedimenti di varia natura.

 

In questi territori è rappresentata buona parte della biodiversità dell’intera area mediterranea: oltre agli splendidi paesaggi naturali, vi si alternano quelli modellati dalla sapienza dell’uomo attraverso la cura delle colture agricole con paesaggi agrari ed insediamenti rurali ancora ben conservati .

 

Maggiore attenzione è stata dunque posta in questi territori per le altissime valenze naturalistiche e culturali ampliando alcune aree già sottoposte a vincolo paesaggistico, comprendendone delle altre che, per continuità paesaggistica, per valori ed interesse culturali, attendevano di essere attenzionate e sottoposte a maggiore tutela. Stesse attenzioni sono state rivolte ai comuni della provincia compresi nel territorio dei monti Sicani, dove di recente è stato istituito il Parco Regionale dei Monti Sicani, per il riconoscimento di analoghe valenze paesaggistiche, naturalistiche e archeologiche.

 

Il lavoro è stato svolto in coordinamento con le Soprintendenze delle province limitrofe per potere unificare le strategie d’intervento ed universalizzarne il linguaggio: così si è agito nei confronti del Golfo di Castellammare con la Soprintendenza di Trapani e per le valli interne in continuità con le Soprintendenze delle provincie di Enna e Caltanissetta, nonché con l’Università ed alcune amministrazioni comunali attualmente impegnate nella pianificazione locale.

 

Dopo la fase di vaglio e coordinamento che sarà svolto dall’Osservatorio regionale del paesaggio, si procederà alla concertazione con le amministrazioni comunali costituendo così un importante momento di partecipazione e confronto con le diverse amministrazioni interessate e alla successiva pubblicazione del Piano. In tale fase entreranno in vigore le Norme di Salvaguardia, in attesa della pubblicazione della stesura definitiva a seguito della concertazione con i Comuni.

 

(siciliainformazioni.com)

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