Svelato il mistero della cartolina.. la palma è riapparsa!

Cari lettori,

le nostre fantasticherie hanno avuto vita breve. In poche ore l’enigma della palma scomparsa e dell’ominide è stato risolto grazie al contributo del Prof. Massimo Genchi, che con rigore logico ci svela la vera storia della stampa in questione

Segue il contributo (testo + foto) inviatoci dal Prof. Genchi.

Parafrasando Alberto Sordi mi verrebbe da dire: “Redazione, m’hai provocato, e mò te distruggo.

Ma andiamo con ordine. Le palme sono, ovviamente, quattro. E’ successo (ggiustu ggiustu) che il fotografo (della Beretta, Terni) volendo centrare il prospetto della Matrice, ha finito col mettere in asse l’obiettivo, la palma anteriore destra e la posteriore destra. Ora, la palma posteriore destra è meno sviluppata dell’anteriore destra, come si deduce dal confronto delle fronde nella foto in bianco e nero scattata nello stesso periodo, e rimane – in virtù dell’allineamento – perfettamente nascosta (vedi foto sotto).

 

In più, essendo la cartolina colorata a mano, i particolari sono alquanto confusi e ciò lascia qualche dubbio sulla interpretazione di alcuni dettagli. Io non possiedo la cartolina in bianco e nero (che pure deve esistere) ma ne ho sei tutte colorate con tinte diverse, dalla comparazione delle quali emergono minuscoli dettagli della palma latente.

 

Ma dal confronto di questi sei esemplari emerge anche che l’ominide, il soldato, il fantasma e – perché no – l’extra terrestre – è una chiara illusione ottica (ma è lo stesso inquietante) dovuta al fatto che quell’area, già in ombra, è stata colorata di verde scuro e quindi emerge maggiormente la testa fra le fronde assolate del ficus e il fianco destro (in verità il profilo della pennellata. Le diverse tonalità di colore impiegate e le parti della cartolina in alcuni esemplari colorati in altri no, danno maggiore o minore risalto all’alieno. Le due cartoline colorate acquisite a 1200 dpi mostrano come stanno, in realtà, le cose.

Per quanto riguarda la terza osservazione c’è da dire che il paragone fra i due scatti proposto dalla redazione non regge in quanto i due punti di vista, per quanto simili, non sono identici. U zzu Vicìenzu cul’i fora (come noi impertinenti bimbi che nei primi dei ’60 gravitavamo ô chianâ matrici lo chiamvamo), com’è ovvio, dal 1927, fissa sempre lo stesso punto (forse proprio quello lì, perché già allora si sapeva che, molto tempo dopo, ci sarebbe stato da tenere d’occhio il parrucchiere Mario Bonomo).

Scherzi a parte, chiudo con alcune informazioni complementari.

Lo scatto fotografico è antecedente al 1960 perché una di queste mie cartoline (tutte edizioni Nicolino Genchi) è viaggiata in data 30 ottobre 1960. La seicento (di colore grigio) è targata PA 37016, la nuova cinquecento, prima serie, col tettuccio completamente apribile (di colore chiaro) è targata PA 47615, per la 1100 (di colore blu o nero) nulla si può dire.

Animano la fotografia: una gallina in primo piano, i due bimbi a destra, un giovanotto (ha i càvisi lùonghi) appoggiato alla ringhiera in alto a destra, in alto il ragazzo che sfreccia in bicicletta con un bimbo seduto dietro, la nonna e la zia di Tommaso Gambaro al balcone sulla destra.

Spero di essere stato esaustivo

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