Tonino Zito, il grande giornalista che Castelbuono ha dimenticato

Antonio Fiasconaro ricorda una delle più grandi firme del giornalismo siciliano

di Antonio Fiasconaro

Palermo lo ha “onorato”, Castelbuono quando? Da quella nuvoletta che ospita i giornalisti e dove si trova ormai dal 2 febbraio 1996, ed avendo avuto modo di frequentarlo e di lavorarci assieme, dal lontano 1980 fino agli ultimi giorni della sua vita terrena, quasi certamente quando è stata diffusa la notizia che l’amministrazione comunale di Palermo gli aveva dedicato una strada, Tonino Zito, castelbuonese doc che, oggi, sicuramente soltanto gli over 65 possono ancora ricordarne le doti professionali ed umane, apostroferebbe con la sua spiccata ironia sempre pungente e alle volte al limite della provocazione: “Compagno! Stai scherzando? Mi hanno intitolato una strada? Ma dai, smettila. Bisogna essere seri…”.

Eppure, nell’ottobre 2008 la città di Palermo che lo ha adottato fin dai primi anni Cinquanta, quando decise di “abbandonare” Castelbuono, forse perché ormai il paese gli stava troppo stretto, ha voluto dedicare quella che era l’ex area che va dalla via RL16 alla via TS50, nel quartiere di Cardillo.

Tonino Zito, era nato a Castelbuono il 29 aprile 1929 e per coloro i quali non lo hanno conosciuto possiamo ben dire che è stato un giornalista di razza. La sua “palestra”, come si dice in gergo, l’ha compiuta proprio su queste colonne. Aveva il senso della notizia nel sangue e una curiosità innata che lo portava a ricerche minuziose, prima di scrivere un articolo. Ha regalato una infinità di pagine di storia siciliana, di episodi inediti ricostruiti minuziosamente, di fatti e accadimenti che solo lui andava a scoprire. Tonino non scriveva mai per caso. Lo faceva proprio sentendo il gusto di scrivere, di raccontare, di ricostruire.

Giornalista di vecchio stampo, incorruttibile, con una inconfessata morbosità dell’archeologia. E’ sopravvissuto alle mille battaglie della “giungla” palermitana, rimanendo sempre, fino quando la morte non lo ha rapito alla vita, tra le penne più argute ed indipendenti.

La sua famiglia, tradizionalmente impegnata in politica, cugino del senatore Vincenzo Carollo, lo ha ispirato al rifiuto totale di essa. La sua estrazione chiaramente liberale – fu amico intimo del grande anarchico di Collesano, Paolo Schicchi – lo ha aiutato durante la sua carriera nelle scelte. E di aneddotti e fatti ce ne sono davvero tanti.

Tonino Zito, ad esempio, fu colui che licenziò in tronco l’allora boss mafioso Peppe Di Cristina che lavorava alla Sochimisi, quando ne era presidente.

Alle cariche pubbliche accoppiava l’impegno professionale: già capo ufficio stampa della Presidenza della Regione alla fine degli anni Sessanta e di vari enti pubblici, tra le quali l’ex Ente Minerario al tempo di Graziano Verzotto.

In ambito giornalistico fu anche vicesegretario dell’Associazione Siciliana della Stampa. Ha regalato una infinità di pagine di storia siciliana, di episodi inediti ricostruiti minuziosamente. Tonino non scriveva mai per caso. Lo faceva proprio sentendo il gusto di scrivere, di raccontare, di ricostruire. E in questa sua naturale vocazione, da giornalista di razza, respingeva anche il più minimo dei compromessi, rivendicando la sua libertà di pensiero.

Nel giornalismo siciliano delle passate generazioni, tutti, chi più chi meno, si sono rivolti a lui, o per documentarsi su un fatto o per chiedergli un consiglio. Dall’ironia sempre pungente, a volte al limite della provocazione, Tonino Zito era un giornalista che sapeva scrivere. Basta leggere il suo libro postumo “Lo Statuto provvisorio”, pubblicato dalla presidenza della Regione Siciliana, che ricostruisce fatti e retroscena della Sicilia tra il 1943 e il 1945 che portarono alla speciale autonomia.

Tra i fondatori del settimanale “Il Domani”, aveva attraversato, lungo un percorso tra i più variegati, ogni forma di giornalismo. Anche quello televisivo, come capo redattore e poi direttore di Telesicilia, ed anche responsabile qualche anno prima che morisse della Compagna Televisiva Siciliana, per approdare alla fine degli anni Ottanta e definitivamente alla redazione palermitana del quotidiano “La Sicilia”.

Orbene ci chiediamo perché Palermo lo ha voluto ricordare ai posteri intitolandogli una strada, mentre il paese che gli ha dato i natali, lo ha allevato, prima che spiccasse il volo, oggi lo ha dimenticato?

Tonino Zito non merita questo. Anzi… E’ stato maestro di giornalismo e di vita. Ecco perché la “sua” Castelbuono non deve dimenticarlo. Nemo propheta in patria. Mai locuzione fu appropriata.

Fonte: Madoniepress.it

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