Un dettagliato report sulla mostra di meteoriti tenutasi al Museo F. Minà Palumbo

(di Maria Angela Pupillo) – Lo scorso 14 luglio 2018, un piccolo centro come Castelbuono si è fatto promotore di alta cultura scientifica attraverso il museo naturalistico Francesco Minà Palumbo, che ha ospitato un evento insolito, incentrato sulle più recenti acquisizioni che riguardano il Sistema solare di cui il nostro pianeta Terra fa parte. Nei locali del museo è stata allestita per quella giornata, fino alla mezzanotte ed in prima visione assoluta, un’interessantissima mostra su piccoli corpi celesti, le meteoriti, di proprietà del Gal Hassin “Centro internazionale per le scienze astronomiche di Isnello” in cui, tra qualche tempo, verranno permanentemente esposte.
Le meteoriti sono, appunto, dei corpi celesti minori, solo erroneamente poco interessanti agli occhi dei non addetti ai lavori, incuriositi maggiormente dai corpi cosmici di maggiore impatto estetico. Si tratta, infatti, di veri e propri “viaggiatori” del cosmo, dalla enorme valenza scientifica poiché sono campioni di rocce racchiudenti informazioni fondamentali relative alla storia dell’Universo e all’evoluzione della vita sulla Terra.

L’apertura al pubblico dei locali del museo ospitanti le teche con i campioni e le schede scientifiche di documentazione dei dieci campioni di meteoriti esposti, è stata preceduta da due conferenze dall’intento divulgativo, assolutamente fruibili dal pubblico per il linguaggio chiaro con cui tante nuove aquisizioni sono state comunicate. Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno sono, oltre la nostra Terra, gli otto pianeti del Sistema solare. Di questi corpi celesti, oggi, grazie al paziente ed appassionato lavoro di astronomi ed astrofisici, si hanno acquisizioni importanti dal punto di visto chimico-geologico. Ma Oltre Nettuno, quali sorprese riserva l’Universo, di cui il Sistema solare è solo un microscopico componente?

E proprio sui nuovi orizzonti del Sistema Solare, con pianeti già denominati e loro lune, ha argomentato l’astrofisica della fondazione Gal Hassin di Isnello Sabrina Masiero all’interno della sala conferenze del Museo, ribadendo quel concetto che affascina e sgomenta al contempo delle distanze astronomiche, enormi, quasi inconcepibili dalla mente umana. Dopo di lei, con altrettanta chiarezza, il direttore del Parco delle Scienze e della Cultura PARSEC di Prato, Marco Morelli, è entrato nel cuore dell’oggetto della mostra, ripercorrendo attraverso slides momenti nodali della storia della Vita sul nostro pianeta, dai tempi dei dinosauri all’era recente della comparsa dell’uomo, per i quali gli impatti delle meteoriti prima con l’atmosfera e poi con la Terra non sono stati senza conseguenze. Tra le curiosità comunicate ai presenti quella relativa ad attrezzi appartenuti a faraoni egiziani realizzati con pietra di meteoriti, essendo queste formazioni costituite da metalli pesanti. “Trovare una meteorite potrebbe fare la ricchezza di qualcuno”, ha affermato il dott. Morelli, essendo oggetti di studio molto richiesti dagli enti di ricerca, tant’è che al pubblico sono stati esposti criteri di paragone e riconoscimento, tra cui la pesantezza rispetto ad un sasso di uguale grandezza, atti a non far prendere abbagli a chi si convince di aver trovato una meteorite.

Nella visita in cui si sono potuti ammirare i preziosi pezzi di roccia che hanno attraversato distanze cosmiche impossibili per l’uomo, sono venuti fuori i loro nomi particolari, la caratteristica vetrosa, la componente ferrosa, i colori scuri, i luoghi del ritrovamento, le conseguenze che hanno provocato, laddove questo è dimostrabile, come in Russia all’inizio del secolo scorso. In confronto al loro esistere, la durata della vita umana, densa di azioni ed emozioni ma costruita sugli stessi atomi di cui è formato l’Universo, è un infinitesimo durare…
In visita alla mostra anche dei bambini, con i loro genitori. Un bell’auspicio, che fa ben sperare per la Scienza e la Ricerca, grazie a questi fondamentali input che è importante disseminare, in un momento storico non bello, in cui la curiosità dell’essere umano è purtroppo depistata verso il gossip, il cinismo e la vacuità. Un vivo ringraziamento, pertanto, al direttore del Museo Minà Palumbo, dott. Franco Toscano, ed al suo presidente, prof. Rosario Schicchi.

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