“Vogliamo un Teatro e non u cammaruni”. Ecco le voci critiche della cittadinanza al progetto delle Fontanelle approvato dall’amministrazione

(Riceviamo e pubblichiamo di seguito da parte del Comitato per Le Fontanelle) – Alcuni recenti commenti hanno evidenziato una certa voluta sbadataggine da parte di qualche lettore il quale, indotto a fare il finto tonto da qualche consigliere fraudolento, cercherebbe di inoculare nella stragrande maggioranza che ha a cuore questo argomento l’insano dubbio che l’affaire Le Fontanelle sia una questione privata fra un paio di componenti il Comitato e il sindaco. I due suddetti componenti, perché sia noto a tutti, nei giorni scorsi hanno depositato presso un accreditato e noto notaio una memoria unilaterale nella quale dichiarano che il sindaco Mario Cicero, a scanso di equivoci, sul piano privato, è una carissima prima ancora che rispettabile persona. Sul piano pubblico l’indefettibile amicizia tentenna appena, ma niente di grave, per via delle impercettibili differenze di posizione sulla destinazione d’uso del Cine Teatro le Fontanelle.

La verità però è che il Comitato esprime una pluralità di soggetti, associazioni, artisti e professionisti; così approfittiamo dell’approvazione da parte della giunta municipale dell’ipotesi progettuale di recupero (????) del Cine Teatro Le Fontanelle, vale a dire u Cammaruni, per esplicitare le singole posizioni delle parti che compongono Il Comitato in ordine alle aspettative che riponevano in questo progetto e che, invece, non hanno trovato.

Per il Gruppo Teatro Incontro è quantomeno deludente constatare che l’amministrazione si ostini a considerare utile una struttura polifunzionale (un altro centro-sud, insomma) rimanendo cieco alle necessità di chi fa teatro, musica, spettacolo in generale, e sordo alle istanze di chi chiede di potere disporre, specialmente nei mesi invernali, di una struttura indoor per questi fondamentali tipi di attività, barricandosi dietro la ridicola esclusiva utilità limitata a tre giorni di carnevale. Così come è deludente constatare l’assenza di un palco, delle sue attrezzature irrinunciabili e dell’assenza di declivio nella sala dove si registra la progressiva riduzione di posti e lo squallido arredo di sedie impilabili e mobili piuttosto che le poltroncine fissate a terra. E’ deprecabile, per il Gruppo Teatro Incontro, stornare fondi del finanziamento destinati ANCHE agli arredi, al palco, alle poltrone (non le sedie dell’oratorio), all’impianto di illuminazione e destinarli a una inutile autostrada (inutile per il teatro ma non per altro) che dovrebbe sorgere in una zona, quella che lambisce il castello, che il professionista archeologo dott. Vincenzo Ippolito, componente storico del Comitato per Le Fontanelle, ricorda e sottolinea essere sottoposta a vincolo archeologico e pertanto difficilmente realizzabile se non previo nulla osta della Soprintendenza.

Il Gruppo musicale Lorimest, accanto alla ridicola congruità di posti in sala e all’inaccettabile arredo con sedie mobili, scomode e utili forse per tutt’altri scopi, mette in risalto l’abnorme vastità delle vetrate, assolutamente anomala per un sito di rappresentazioni, la mancanza del necessario declivio in sala e della contropendenza del palco, anzi della totale assenza di un qualcosa che possa essere assimilato a un palco con le sue quinte, le americane, i sipari e quant’altro. Non poteva non essere evidenziato da un gruppo musicale attento quale i Lorimest la mancanza nel “progetto” di ogni riferimento all’acustica e all’ottimizzazione fonica del locale e del palcoscenico. Un progetto serio deve essere comprensivo di un organico studio acustico del sito. Anche le pareti delle Fontanelle erano progettualmente attrezzate con pannelli fonoassorbenti.

Rimanendo fra le componenti musicali del Comitato, Gioacchino Cannizzaro, storico esponente della musica popolare a Castelbuono, ritiene che in paese non avevamo bisogno di questo coso che hanno “progettato” dato che il paese fortunatamente ha già spazi molto più belli. Però, avendo avuto la fortuna di suonare per due volte al teatro Cicero di Cefalù, Gioacchino Cannizzaro sa benissimo che cosa si prova e che cosa prova il pubblico durante un concerto eseguito in un vero teatro, seppure non grande, che sorge in un angolo di un centro storico dove da secoli riecheggiano la musica, l’arte e le commedie. E non è la stessa cosa.

Per l’associazione culturale Neuroninatto, che pur non facendo ufficialmente parte del Comitato ne condivide contenuti e strategie, quello che è stato approvato dall’amministrazione e pubblicato su CastelbuonoLive tutto è tranne che il progetto di un teatro; e chi fa teatro mal gradisce un sito che solo saltuariamente e all’occorrenza si trasforma in teatro. A parte il fatto che Castelbuono, per tutta la durata dell’inverno, ha bisogno di un teatro, a prescindere dal numero dei posti. Ma i Neuroninatto non sono soddisfatti del progetto approvato anche per la ambigua questione del palco modulare, delle sue dimensioni non chiarite nel progetto e del fatto che lo stesso palco è completamente privo di pendenza, come la platea, e senza l’ombra di un arredo. Cose mai viste in un luogo dove si debbono fare spettacoli di qualsiasi genere, così come cose mai viste sono le sedie mobili che cozzano contro ogni norma di sicurezza in quanto potrebbero diventare corpi contundenti e costituire gran pericolo in caso di emergenze.

La compagnia teatrale I Frastornati, visti i diversi altri spazi analoghi disponibili a Castelbuono, ritiene inutile e ripetitiva la destinazione a struttura polifunzionale delle Fontanelle. Chiede a gran voce un palco di almeno 9×9 metri, viste anche le superfici morte di cui necessita un palcoscenico. Palchi piccoli sono improponibili e scoraggiano l’ingaggio di compagnie forestiere e l’organizzazione di rassegne che non siano gastronomiche e enologiche, viste anche le proporzioni pazzesche di un foyer che, con queste dimensioni, non esiste neppure al Politeama. I Frastornati si soffermano, oltre che sull’aspetto funzionale, anche su quello estetico. E vista la forma particolarmente oblunga e sgradevole della sala, pensano che sarebbe il caso di renderla un più godibile con adeguate poltroncine da teatro, non sedie da bar, un bel boccascena e un declivio in contropendenza rispetto a quello del palco, non già tutto piatto come una palude.

Il Gruppo 2001 sottolinea che le cose da dire e migliorare nella linea progettuale imposta da amministratori e progettisti sono veramente tante. Gran parte di queste, a fattor comune, in questo documento vengono espresse dagli amici, anche esterni, del Comitato. Un aspetto però mancherà al Gruppo 2001 e, soprattutto, al teatro: il corridoio centrale, che oltre a garantire proporzione alla sala e maestosità al luogo, costituisce, senza retorica, un ponte, un collegamento, tra il pubblico e quanto avviene sul palco. Mancanza acuita dal riconoscerlo possibile e tuttavia osteggiato dai progettisti, che non vogliono studiarlo, e dall’Amministrazione, che non vuole intestarsene l’azione realizzativa.

Peppe Vignieri, nel Comitato fin dal primo momento, attore del teatro Libero di Palermo, che pure qualche teatro in giro per il mondo lo ha visto, è dell’avviso che quella dell’amministrazione è una NON scelta, per accontentare tutti senza accontentare nessuno. Infatti una struttura polifunzionale è inutile in quanto implica l’assenza di tutti quegli accessori e comfort, indispensabili per un sito, con una destinazione d’uso ben definita. La realizzazione delle Fontanelle risulterà, per Peppe Vignieri, inadatta sia per le rappresentazioni che per i banchetti, convegni e mostre d’arte. Sarebbe stato più proficuo per tutti se chi di dovere si fosse assunto la responsabilità di realizzare una struttura avente una finalità ben precisa. Sarebbe stato auspicabile realizzare un teatro, o anche un cine-teatro. Un teatro e non una sala rappresentazioni. Cioè sarebbe stato più conveniente per il paese che l’amministrazione avesse designato architetti per la elaborazione di un progetto avente tutti i requisiti, gli accessori e i comfort di cui necessita un Teatro, indipendentemente dal numero di posti, dalla grandezza della platea e del foyer.

Infine, ma non certo per minore importanza, l’associazione culturale Glenn Gould che organizza Ypsigrock Festival, ritiene che l’attuale progetto non convince in prima battuta sotto il profilo funzionale poiché il risultato finale non è un teatro ma una struttura ibrida, che lascerebbe insolute tutte le esigenze tecniche che fanno capo alle diverse compagini teatrali operanti da lunghi anni, con merito, nel territorio, pur nell’assenza di adeguati spazi. Se Castelbuono sente il desiderio di riavere il proprio teatro è quello il compito, il significato e l’esigenza di investire ulteriore denaro pubblico. Con la consapevolezza che un teatro si può utilizzare anche per altre attività ma non è vero anche il contrario, e cioè che una struttura pensata per altro possa essere occasionalmente adattata anche a teatro, in quanto ne mancherebbero i requisiti tecnici specificamente necessari a colmare questa lacuna lamentata dai diretti interessati. Le strutture esistenti a Castelbuono quali ad esempio, San Francesco, Centro Sud, la Badia o l’Auditorium del Liceo, continua l’associazione culturale Glenn Gould, nella propria specificità possono diventare anche uno spazio polifunzionale, ma fino ad adesso non sono state in grado di soddisfare le specifiche esigenze dei gruppi teatrali o concertistiche quali quelle dei gruppi orchestrali. Per cui è importante evitare ulteriore dispendio di denaro pubblico per realizzare un inutile doppione e dare ascolto ai gruppi teatrali o orchestrali come sopra, gli unici a porre legittime e irrisolte questioni, per produrre efficacemente la propria attività culturale nel territorio.

Due parole per finire.

Innanzitutto, chiediamo scusa ai ristoratori per non averli interpellati al fine di sapere che ne pensano dû cammaruni, ma in nostra vece a quest’ora avrà già provveduto il caro amico sindaco. Riteniamo di avere documentato «ad abundans» (come avrebbe detto un illustre latinista) la pluralità di opinioni del Comitato e la collegialità dei requisiti espressi. D’altra parte, per chi avesse necessità di verificare, persone e associazioni riportate sono facilmente contattabili perché, per dirla con un noto politico australiano, «in paese ci conosciamo tutti».

Speriamo di avere soddisfatto – ma non ce ne facevamo un cruccio – anche la curiosità di quei lettori distratti, anche volutamente, che si chiedono chi siano i componenti del Comitato.

Sindaco carissimo (ora anche certificato dal notaio), lei può ascoltarci o no, continuare a procedere unilateralmente o no, perseguire nei suoi imperscrutabili scopi o no. Certo, conoscendola dubitiamo che quanto affermato qui le farà cambiare idea: lei non ama ammettere di non aver ragione; ma forse a quest’ora si sarà anche convinto che nemmeno noi cambieremo idea. Con la differenza che contrariamente a lei, noi di questa nostra “ostinazione”, a rigore, non dobbiamo rendere conto a nessuno se non a un’idea condivisa di Teatro. Ecco, questo forse potrebbe farla rinsavire.

Iscriviti per seguire i commenti
Notificami

11 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
11
0
Cosa ne pensi? Commenta!x