Yves Rocher, La Favorita e il frassino da Manna
«Buono per la mia pelle, buono per il mio pianeta»: su questa filosofia si fonda il marchio cosmetico Yves Rocher che dal 2007 collabora con la campagna delle Nazioni Unite «Piantiamo per il Pianeta». In quest’ottica rientra il suo ultimo progetto «verde»: la riqualificazione di 10 ettari di terreno siciliano, nel parco «La Favorita» di Palermo. In particolare, Yves Rocher si è impegnata a piantare 10mila Frassini da Manna nei primi mesi del 2013.
Questo albero, coltivato esclusivamente in Sicilia (nella zona delle Madonie) e conosciuto per le sue proprietà nutritive, curative e digestive, è infatti a rischio estinzione a causa di un’alternativa concorrente di scarsa qualità. Yves Rocher, attraverso la suafondazione Yves Rocher-Institut de France e in collaborazione con il Comune e l’orto botanico dell’Università degli studi di Palermo, permetterà attraverso il suo intervento di aumentare la produzione locale del 30%, salvaguardando questa specie vegetale.
Per celebrare l’iniziativa, domani 17 gennaio all’orto Botanico di Palermo saranno piantati, a titolo esemplificativo, due dei Frassini da Manna regalati da Yves Rocher alla città. Alla riqualificazione dei 10 ettari di terreno seguirà l’impegno di Yves Rocher nel seguire la crescita e il raccolto di questi alberi nei prossimi tre anni, con l’obiettivo di proseguire anche oltre, secondo lo spirito di tutela della natura e solidarietà ambientale che caratterizza l’opera di Yves Rocher – Institut de France.
(vanityfair.it)
Anche se la coltivazione del Frassino nel passato era diffusa in gran parte del territorio siciliano,l’impianto della Yves Rocher lo avrei fatto realizzare tra Pollina e Castelbuono. Il nostro territorio avrebbe ottenuto una garanzia in più per la tutela di tutti quei produttori che negli ultimi anni hanno portato avanti questa coltivazione complessa e affascinante.
Faccio inoltre notare che che se l’articolo di Vanity Fair riporta esattamente ciò che verrà realizzato alla favorita, sembra che verrà effettuato un impianto intensivo di 1000 piante per ha, molto più vicino alle “sensibilità” delle case farmaceutiche che a quelle degli agricoltori custodi delle Madonie