Le Fontanelle: chi si ferma … è perduto

(Riceviamo e pubblichiamo) – L’assemblea pubblica del 23 aprile scorso presso il Centro Sud a Castelbuono ha testimoniato a gran voce che dalla ristrutturazione del cine-teatro “Le Fontanelle” si vuole un teatro che includa i requisiti indispensabili universalmente riconosciuti ed escluda quegli elementi accessori che ne ostacolano la realizzazione.

Probabilmente gli argomenti trattati nell’assemblea devono aver colpito il Sindaco, infatti a soli due giorni di distanza ha chiesto con nota scritta all’ing. Sottile, in qualità di Responsabile del III Settore, di invitare i progettisti a predisporre alcune varianti di progetto per ridurre il foyer a vantaggio della platea, spostare la scala di accesso alla galleria in un luogo diverso dalla platea e prevedere poltroncine confortevoli per platea e galleria.

Un risultato non trascurabile, considerato che da anni il primo cittadino rigetta queste e altre proposte, senza avere dato seguito fino ad oggi ad una delibera approvata dal Consiglio comunale della sua precedente amministrazione, che lo vincolava a valutare alcune varianti.

In realtà il passo è positivo, ma insufficiente a ridare a Castelbuono un vero teatro. Proviamo a capire il perché.

Per ottenere l’abitabilità, una casa deve avere alcuni elementi indispensabili: la cucina, una o più camere da letto, il bagno. Senza uno solo di questi elementi la costruzione non avrebbe i requisiti per essere abitata. 

Allo stesso modo, per un teatro, sono indispensabili un palcoscenico fisso, adeguatamente progettato e costruito, in grado di ospitare gli elementi che la scenotecnica prevede, una platea funzionalmente ed architettonicamente decorosa, camerini per gli artisti. In assenza di uno solo di questi elementi la costruzione non sarebbe un teatro.

Di contro, ci sono elementi accessori di cui si potrebbe fare a meno, quali l’enorme strada verso il foyer, l’intera parete vetrata, i bagni pubblici nel vano sotto il palcoscenico. Elementi non solo inutili ma anche ostativi per il teatro, perché le risorse economiche che richiedono potrebbero essere impiegate per le varianti proposte.

Gentili Assessore ai LLPP e Sindaco, ci rivolgiamo direttamente a voi che avete le leve per agire: la cosa più difficile da digerire, come abbiamo avuto modo di dirvi in privato alla fine dell’assemblea del 23 aprile scorso, è che il vostro diniego a prevedere un palcoscenico fisso, in grado di ospitare gli elementi minimali previsti dalla scenotecnica, e i camerini per gli artisti, e la scarsa lungimiranza nel perseguire obiettivi incoerenti con il teatro come i bagni pubblici, le pareti vetrate, la strada enorme per il foyer, non sono supportati da motivazioni oggettive che ne giustifichino in modo comprensibile l’impossibilità, nel primo caso, e la necessità di realizzazione, nel secondo caso.

Lei, Sindaco, difende la scelta del centro polifunzionale con la narrazione che i teatri del circondario non sono operativi, a parte forse il teatro Cicero, e costano troppo. Non è vero e lei lo sa, a parte che la cultura non può avere un prezzo o almeno non questo prezzo. Con tutto il rispetto per gli altri Comuni, Castelbuono ha una tradizione teatrale molto più radicata e fiorente, anche non avendo avuto un teatro da quasi quarant’anni. La politica, invece, deve sognare e far sognare, dare la fiducia in un domani migliore dell’oggi e lo può fare solo progettando con la capacità di guardare lontano, oltre la punta del proprio naso. Lei si è mai chiesto che tipo di turismo ci sarà fra quaranta, cinquanta anni? Sarà sempre utile un salone per le fiere o sarà sempre preferibile un teatro? Noi siamo per la seconda, ovviamente. Un teatro non passa mai di moda!

Lei, Assessore ai LLPP, per la strada in zona sottoposta a vincolo archeologico e i tanti micro-pali che richiede, si è rimessa soltanto alle indicazioni di geologi e progettisti, mentre il professore Eugenio Magnano di San Lio, tra i relatori dell’incontro del 23 aprile, ha supplicato con evidente emozione il rispetto del vincolo archeologico, che connota storia e peculiarità reali di Castelbuono.

Signor Sindaco, non le sembrano un purgatorio sufficiente quarant’anni senza teatro? E, per favore, non risponda ancora che sono stati altri ad aver commesso gli errori. Certo, gli altri hanno davvero commesso errori, a partire da chi per primo ha autorizzato il progetto di fatto senza platea e galleria, con un foyer triangolare sul versante ovest, snaturando il teatro senza costrutto. Ma lei governa ormai da 16 anni e veleggia verso i 20. Non può ritenersi indenne. Quanto meno ha il dovere morale e civico di fare tutto ciò che è necessario perché Castelbuono abbia di nuovo il suo teatro. E ricordi che avere un teatro non è un limite agli altri scopi da voi previsti per l’edificio, semmai è un valore aggiunto, una risorsa culturale, economica e sociale.

È arrivato il momento in cui Lei, Sindaco Cicero, potrebbe passare alla storia come il Sindaco del centro polifunzionale, di un edificio amorfo, privo di anima ed utilità, oppure, se non si limiterà solo ad alcune “concessioni” che resterebbero inutili se non completate, come il Sindaco che ha ridato un teatro vero ai castelbuonesi dopo decenni e decenni di vuoto.

“Chi si ferma è perduto”, titolo di un vecchio film di Totò e Peppino De Filippo, richiama un motto la cui morale ammonisce chi non è capace di cambiare posizione, quando ne ricorre la necessità, perché si potrebbe impantanare dentro convinzioni e risultati inutili o dannosi. Il 26 aprile, Lei ha capito di dover rivedere la sua posizione e la cosa non è un limite, tutt’altro. Bene, ma non si fermi. Continui con le varianti necessarie, per dare al teatro una vera chance e ai castelbuonesi quel teatro che manca da quarant’anni.

Costituente per la Castelbuono di domani

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