Nessuna molestia in ludoteca, assolto un operaio di Cefalù

COMPLETAMENTE SCAGIONATO DAL GIUDICE.

Il caso aveva suscitato a Cefalù enorme impressione. Gianluca Culotta, operaio edile, era stato arrestato con l’accusa di pedofilia: avrebbe rivolto attenzioni morbose a una bambina che tra 21 e 30 mesi di età aveva frequentato l’asilo-ludoteca gestito dalla moglie. Le accuse sono però subito cadute.

Culotta è stato prima scarcerato dal tribunale del riesame e ora è stato assolto dal gup Stefania Galli del tribunale di Termini Imerese. I fatti non sussistono, ha stabilito il giudice, chiudendo senza alcuna ombra una vicenda oltremodo scabrosa.

L’uomo, difeso dall’avocato Vincenzo Lo Re, era stato accusato di avere molestato la piccola tutte le volte che le cambiava il pannolino. A quell’epoca però la bambina non aveva ancora raggiunto un’età che le consentisse di conservare ricordi di questo genere, ha spiegato il consulente professor Marcello Grasso, esperto di psichiatria dell’età evolutiva. Per risolvere il caso sono state però decisive le testimonianze delle maestre della ludoteca che hanno parlato di una persona affabile, disponibile e dal comportamento normale. Nel racconto delle maestre l’uomo avrebbe anzi manifestato verso i bambini una disponibilità a coinvolgerli nei giochi adatti alla loro età. La stessa bambina ha fornito versioni contraddittorie. In una occasione ha affermato che “quella storia avrebbe potuto anche averla sognata e che in ogni caso le piaceva mentire”. Mai, in ogni caso, Gianluca Culotta si sarebbe occupato di cambiare i pannolini ai bambini: compito svolto dalle maestre e dalle collaboratrici dell’asilo.

L’indagine era partita dalla segnalazione dei genitori allarmati dai racconti della piccola. La polizia ha cominciato a seguire i movimenti dell’uomo. Ma l’unico risultato è che dalle immagini risultano visite frequenti di Culotta alla ludoteca della moglie. Nessun altro comportamento improprio.
Qualcosa di sospetto è stato invece rintracciato dagli investigatori nei file dell’hard disk di un computer di Culotta. Ma è risultato che la memoria era stata attaccata dai virus e non c’era alcuna prova che si trattasse di materiale pedopornografico.

Fonte: www.lavoceweb.com

 

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